martedì 17 agosto 2010

Israele-Palestina, 31 Luglio

Sveglia 7h30 al Tabor, colazione e, per chi vuole, messa e lodi in basilica (Trasfigurazione).
Discesa a piedi dal monte.

Stavolta non ci era stato consegnato il silenzio... ma... chissà... forse era stato così bello la sera prima salire senza schiamazzi che questo clima si rigenera automaticamente.
Prendiamo la strada per Gerico passando per una serie di villaggi arabi prima di raggiungere il posto di blocco all'entrata della Cisgiordania.


Avendo la targa "giusta", lo superiamo senza neanche un controllo di passaporto. La strada attraversa la zona desertica all'estremità est della Cisgiordania, vicino al fiume Giordano che segna il confine con la Giordania; si tratta quindi della zona di sicurezza posta a difesa dei confini.


Lungo la strada incontriamo infatti un paio di prigioni

e vari insediamenti tutti ben recintati e difesi.
Quelli più ampi, in genere legali,

dispongono al loro interno dei servizi essenziali quali lo spaccio e sono fatti di casette tutte uguali, nuove con una urbanistica ben pensata e funzionale (alcuni hanno carrarmati a difesa del filo spinato di recinzione).

Incontriamo poi anche varie caserme dell'esercito con carriarmati parcheggiati,

nonché gruppi di tende di beduini accampati nel deserto

(queste popolazioni sembra che abbiano aiutato i ricercatori a ricostruire i riti e le abitudini dei tempi della scrittura in qunato mantengono ancora inalterati usi e costumi da più di 2000 anni).
Arrivati a Gerico, la prima fermata è al sicomoro di Zaccheo (?) dove siamo immediatamente preda di un paio di ambulanti che ci vendono delle cartoline (orribili).
La seconda fermata è ai piedi di un monastero rupestre nel deserto delle tentazioni.

L'autista che ci ha accompagnato in questo viaggio è molto gentile. Acconsentiamo quindi a lasciarci portare da lui in un locale a pranzo (è abbastanza comune che centri turistici di lusso facciano amicizia con gli autisti dei bus e, probabilmente per scambi di favori o ritorni economici, questi cerchino di portare i loro trasportati in questi posti). Il locale ha un nome tutto un programma: "centro delle tentazioni". Lo sfarzo è imbarazzante. Venimao accolti da bambini con vassoi di caramelle, altoparlanti che davano il benvenuto agli italiani, belle ragazze ci fanno strada lungo scale attorniate da fontane e lustrini, per poi arrivare in una sala da pranzo stile arabeggiante con self service apposta per noi italiani con il "padrone" che ci incoraggia a sbrigarci.. Tutto molto pacchiano e modellato sulle esigenze estetiche dei turisti occidentali pronti a spendere qualunque cifra pur di autoconvincersi che il luogo che stanno visitando è identico a quello in cui risiedono... eccetto la sovrabbondante ed "assolutamente disinteressata" cortesia.
Il risotorante è al primo piano, al piano terra c'è un centro commerciale che vende prodotti cosmetici del mar Morto e gadgets vari a prezzi decuplicati rispetto per esempio ai negozietti di Gerusalemme.
Il disagio che proviamo è generalizzato e siamo tutti un po' persi in questo lusso. I. intorta F. sulla corruzione dell'amministrazione palestinese e sulla gestione "mafiosa" degli aiuti economici dell'incauta Europa. (L'impressione è che alcune delle spese che vanno sotto il nome di "aiuti umanitari" siano in realtà gestite, anche e in buona fede da parte europea - forse solo per ignoranza - in collaborazione con quei palestinesi che in fin dei conti hanno come unico scopo quello del lucro personale).
Prima di ripartire compriamo alcuni vassoietti di frutta secca nella speranza che di "sgonfiare" le molte pance.
E. e F. ottengono finalmente il loro giro a cammello attorno alla pompa di benzina per la modica cifra di 20 NIS,

sotto gli occhi disinteressati di una pattuglia di soldati israeliani che presidiano la strada in equipaggiamento completo sotto un sole cocente.

La strada per Gerusalemme entra in città dal lato est, dal lato quindi palestinese: ma anziché villaggi, non vediamo praticamente che grossi insediamenti sulla cima delle colline. Gran parte della popolazione di questi insediamenti lavora a Gerusalemme e, più che di convinzione ideologica, fa la vita del colono per motivi economici.
Il pullman ci lascia a porta Erode e raggiungiamo in pochi minuti l'albergo, situato in una zona commerciale di arabi. Arabi mussulmani sono pure i gestori dell'albergo. Tutta questa gente si è ritrovata in Israele dopo la conquista di Gerusalemme est nel '67 e fino ad ora "gode" di diritti civili e politici solo parziali. Per esempio, non votano per il parlamento, ma solo per l'amministrazione locale.
La visita di Gerusalemme inizia dal Monte degli Ulivi. In un insolito gran caldo (ma che fine ha fatto il tanto caro bel clima di Gerusalemme?) ci fermiamo ai sette archi

a parlare un po' della città (il panorama lo permette nonostante l'afa).

Rientriamo in albergo dove dobbiamo lottare con insetti invasori nelle stanze, ma soprattutto col caldo umido (in realtà siamo tutti abbastanza contenti perché le previsioni erano di lotta con le blatte per tutta la stanza e invece, essendo stati messi al terzo piano, veniamo raggiunti solo dalle formiche più snelle). Ad ogni modo finalmente anche noi donne abbiamo una sorta di doccia in camera... il bagno fa quel che può... però almeno scende l'acqua per lavasi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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