giovedì 28 agosto 2008

frammento

A forza di svolazzare quest'estate diventerò un pennuto...

Sono rientrata questa notte da 10 giorni in Terra Santa e Domenica riparto per Madrid...

Quest' ultimo viaggio è stato davvero bello sotto moltissimi punti di vista.
Primo tra tutti la gradevolissima compagnia.
L'idea di andare via con un gruppo di sole donne non spaventava solo il sacerdote che ci ha accompagnato (a cui un ebreo ha chiesto se voleva fare come Salomone che ne aveva mille...) ma anche me... Ma vi assicuro che ho dovuto ricredermi...
Vi dico solo che se mi mettessi a raccontarvi tutti gli episodi esilaranti che sono successi non mi basterebbero 2 settimane...
Mi limito a raccontarvi di un incontro modesto nell'apparenza ma ricco come ogni cosa che si presenta col velo della modestia.

Una sera siamo stati invitati a casa di un amico palestinese. Abita a Gerusalemme in un appartamentino in affito all'ultimo piano nella stessa casa in cui abitano i suoi genitori. Ha 25 anni ed è sposato con una bellissima ragazza di 18 anni dagli occhi profondi. Hanno una bambina di 18 mesi. Lui si ritiene fortunato perché lavora.
Ci è venuti a predere, nonostate uno di noi sapesse dove abitava, perché l'ospitalità araba prevede questo.
Abbiamo camminato per le vie della città preoccupati perché non avevamo nulla da portare in dono.
Da bravi italiani abbiamo puntato in direzione di un posto dove vendevano gelati. Ce ne siamo fatti dare una bella vasca piena... poi però ha voluto pagare lui... perché l'ospitalià araba funziona così... e chi di noi era un po' più avezzo degli usi ci ha consigliato di non insistere perché lo avremmo offeso.
Ancora più mortificati perché non solo non avevamo nulla da portare in dono ma gli abbiamo addirittura fatto comprare qualcosa in più abbiamo continuato a seguirlo fino a casa sua.
Ci accoglie una bellissima ragazza con in braccio un piccolissimo fagottino completamente attirato dalla bellezza della madre: tutti noi beneducati italiani abbiamo fatto grandi feste ma la bambina se ne infischiava delle nostre smancerie e continuava a guardare la sua mamma. Nina ha alzato gli occhi a questa mamma e le ha detto molto lentamente sia in italiano che in inglese che avevano una bambina bellissima ma la mamma ha continuato a sorriderci con l'affetto di chi pur non comprendendo una parola di quello che noi blateravamo era felice solo di poter tenere in braccio la sua piccola creatura e mostrarla a questi amici di un amico molto caro al suo sposo.
Ci hanno fatto accomodare in terrazzo. Eravamo una decina e stavamo stretti stretti.
E' iniziato poi un gran viavai dalla cucina al terrazzo. Il tavolino è stato imbandito di bibite, bicchieri, frutta, torta e gelato.
Noi non sapevamo cosa dire: eravamo tutti consapevoli che quanto ci stava offrendo aveva un costo in moneta, costo che forse poteva essere alto per loro, ma che evidentemente era nullo nella gioia con cui lo facevano.
"Vi è più gioia nel dare che nel ricevere" (At 20,35)
Abbiamo passato la serata con loro.
Abbiamo parlato della gravidanza, del parto, della loro bambina, del loro stare insieme ora come è cambiato da quando c'è la piccola, del matrimonio, delle difficoltà sul lavoro... Tutto con una semlicità disarmante.
Ce ne siamo andati consapevoli che i nostri soldi, la nostra buona sanità e i nostri consigli da istruiti occidentali non avrebbero potuto scalfire quella pace e quella generosità con cui siamo stati accolti in quella famiglia.
Io sono uscita di lì con le lacrime agli occhi.
Quando chi non ha niente ti da tutto
e quel tutto non è solo ciò che ti versa nel piatto
ma è una vita spalancata a voler bene
a dare tutto laddove non c'è ninete
le parole e i pensieri si fermano
e si resta soli a leccarsi le proprie lacrime
grati di questo briciolino di paradiso che ci è stato dato di assaporare.
Si vorrebbe tornare... ma non più con la smania e la preoccupazione di dare che si aveva mentre si andava, ma con la sete di prendere e di bere ancora un po' a quella fonte di grazia che sono le persone col cuore grande che pensano solo a dare...