giovedì 23 febbraio 2012

Un appello agli intellettuali europei - Par un collectif d’intellectuels et d’artistes européens

di VICKY SKOUMBI, DIMITRIS VERGETIS, MICHEL SURYA*

Nel momento in cui un giovane greco su due è disoccupato, 25.000 persone
senza tetto vagano per le strade di Atene, il 30 per cento della popolazione
è ormai sotto la soglia della povertà, migliaia di famiglie sono costrette a
dare in affidamento i bambini perché non crepino di fame e di freddo e i
nuovi poveri e i rifugiati si contendono l'immondizia nelle discariche
pubbliche, i "salvatori" della Grecia, col pretesto che i Greci "non fanno
abbastanza sforzi", impongono un nuovo piano di aiuti che raddoppia la dose
letale già somministrata. Un piano che abolisce il diritto del lavoro e
riduce i poveri alla miseria estrema, facendo contemporaneamente scomparire
dal quadro le classi medie.

L'obiettivo non è il "salvataggio"della Grecia: su questo punto tutti gli
economisti degni di questo nome concordano. Si tratta di guadagnare tempo
per salvare i creditori, portando nel frattempo il Paese a un fallimento
differito.Si tratta soprattutto di fare della Grecia il laboratorio di un
cambiamento sociale che in un secondo momento verrà generalizzato a tutta
l'Europa. Il modello sperimentato sulla pelle dei Greci è quello di una
società senza servizi pubblici, in cui le scuole, gli ospedali e i
dispensari cadono in rovina, la salute diventa privilegio dei ricchi e la
parte più vulnerabile della popolazione è destinata a un'eliminazione
programmata, mentre coloro che ancora lavorano sono condannati a forme
estreme di impoverimento e di precarizzazione.

Ma perché questa offensiva neoliberista possa andare a segno, bisogna
instaurare un regime che metta fra parentesi i diritti democratici più
elementari. Su ingiunzione dei salvatori, vediamo quindi insediarsi in
Europa dei governi di tecnocrati in spregio della sovranità popolare. Si
tratta di una svolta nei regimi parlamentari, dove si vedono i
"rappresentanti del popolo" dare carta bianca agli esperti e ai banchieri,
abdicando dal loro supposto potere decisionale. Una sorta di colpo di stato
parlamentare, che fa anche ricorso a un arsenale repressivo amplificato di
fronte alle proteste popolari. Così, dal momento che i parlamentari avranno
ratificato la Convenzione imposta dalla Troika (Ue, Bce, Fmi),
diametralmente opposta al mandato che avevano ricevuto, un potere privo di
legittimità democratica avrà ipotecato l'avvenire del Paese per 30 o 40
anni.

Parallelamente, l'Unione europea si appresta a istituire un conto bloccato
dove verrà direttamente versato l'aiuto alla Grecia, perché venga impiegato
unicamente al servizio del debito. Le entrate del Paese dovranno essere "in
priorità assoluta" devolute al rimborso dei creditori e, se necessario,
versate direttamente su questo conto gestito dalla Ue. La Convenzione
stipula che ogni nuova obbligazione emessa in questo quadro sarà regolata
dal diritto anglosassone, che implica garanzie materiali, mentre le vertenze
verranno giudicate dai tribunali del Lussemburgo, avendo la Grecia
rinunciato anticipatamente a qualsiasi diritto di ricorso contro sequestri e
pignoramenti decisi dai creditori. Per completare il quadro, le
privatizzazioni vengono affidate a una cassa gestita dalla Troika, dove
saranno depositati i titoli di proprietà dei beni pubblici.. In altri
termini, si tratta di un saccheggio generalizzato, caratteristica propria
del capitalismo finanziario che si dà qui una bella consacrazione
istituzionale.

Poiché venditori e compratori siederanno dalla stessa parte del tavolo, non
vi è dubbio alcuno che questa impresa di privatizzazione sarà un vero
festino per chi comprerà.

Ora, tutte le misure prese fino a ora non hanno fatto che accrescere il
debito sovrano greco, che, con il soccorso dei salvatori che fanno prestiti
a tassi di usura, è letteralmente esploso sfiorando il 170% di un Pil in
caduta libera, mentre nel 2009 era ancora al 120%. C'è da scommettere che
questa coorte di piani di salvataggio - ogni volta presentati come 'ultimi'-
non ha altro scopo che indebolire sempre di più la posizione della Grecia,
in modo che, privata di qualsiasi possibilità di proporre da parte sua i
termini di una ristrutturazione, sia costretta a cedere tutto ai creditori,
sotto il ricatto "austerità o catastrofe". L'aggravamento artificiale e
coercitivo del problema del debito è stato utilizzato come un'arma per
prendere d'assalto una società intera. E non è un caso che usiamo qui dei
termini militare: si tratta propriamente di una guerra, condotta con i mezzi
della finanza, della politica e del diritto, una guerra di classe contro
un'intera società. E il bottino che la classe finanziaria conta di strappare
al 'nemico' sono le conquiste sociali e i diritti democratici, ma, alla fine
dei conti, è la stessa possibilità di una vita umana. La vita di coloro che
agli occhi delle strategie di massimizzazione del profitto non producono o
non consumano abbastanza non dev'essere più preservata.

E così la debolezza di un paese preso nella morsa fra speculazione senza
limiti e piani di salvataggio devastanti diviene la porta d'entrata
mascherata attraverso la quale fa irruzione un nuovo modello di società
conforme alle esigenze del fondamentalismo neoliberista. Un modello
destinato all'Europa intera e anche oltre. E' questa la vera questione in
gioco. Ed è per questo che difendere il popolo greco non si riduce solo a un
gesto di solidarietà o di umanità: in gioco ci sono l'avvenire della
democrazia e le sorti del popolo europeo.

Dappertutto la "necessità imperiosa" di un'austerità dolorosa ma salutare ci
viene presentata come il mezzo per sfuggire al destino greco, mentre vi
conduce dritto. Di fronte a questo attacco in piena regola contro la
società, di fronte alla distruzione delle ultime isole di democrazia,
chiediamo ai nostri concittadini, ai nostri amici francesi e europei di
prendere posizione con voce chiara e forte. Non bisogna lasciare il
monopolio della parola agli esperti e ai politici. Il fatto che, su
richiesta dei governanti tedeschi e francesi in particolare, alla Grecia
siano ormai impedite le elezioni può lasciarci indifferenti? La
stigmatizzazione e la denigrazione sistematica di un popolo europeo non
meritano una presa di posizione? E' possibile non alzare la voce contro
l'assassinio istituzionale del popolo greco? Possiamo rimanere in silenzio
di fronte all'instaurazione a tappe forzate di un sistema che mette fuori
legge l'idea stessa di solidarietà sociale?

Siamo a un punto di non ritorno. E' urgente condurre la battaglia di cifre e
la guerra delle parole per contrastare la retorica ultra-liberista della
paura e della disinformazione. E' urgente decostruire le lezioni di morale
che occultano il processo reale in atto nella società. E diviene più che
urgente demistificare l'insistenza razzista sulla "specificità greca" che
pretende di fare del supposto carattere nazionale di un popolo (parassitismo
e ostentazione a volontà) la causa prima di una crisi in realtà mondiale.
Ciò che conta oggi non sono le particolarità, reali o immaginari, ma il
comune: la sorte di un popolo che contagerà tutti gli altri.

Molte soluzioni tecniche sono state proposte per uscire dall'alternativa "o
la distruzione della società o il fallimento" (che vuol dire, lo vediamo
oggi, sia la distruzione sia il fallimento). Tutte vanno prese in
considerazione come elementi di riflessione per la costruzione di un'altra
Europa. Prima di tutto però bisogna denunciare il crimine, portare alla luce
la situazione nella quale si trova il popolo greco a causa dei "piani
d'aiuto" concepiti dagli speculatori e i creditori a proprio vantaggio.
Mentre nel mondo si tesse un movimento di sostegno e Internet ribolle di
iniziative di solidarietà, gli intellettuali saranno gli ultimi ad alzare la
loro voce per la Grecia? Senza attendere ancora, moltiplichiamo gli
articoli, gli interventi, i dibattiti, le petizioni, le manifestazioni. Ogni
iniziativa è la benvenuta, ogni iniziativa è urgente. Da parte nostra ecco
che cosa proponiamo: andare velocemente verso la formazione di un comitato
europeo di intellettuali e di artisti per la solidarietà con il popolo greco
che resiste. Se non lo facciamo noi, chi lo farà? Se non adesso, quando?

*Rispettivamente redattrice e direttore della rivista Aletheia di Atene e
direttore della rivista Lignes, Parigi.

Prime adesioni: Daniel Alvaro, Alain Badiou, Jean-Christophe Bailly, Etienne
Balibar, Fernanda Bernardo, Barbara Cassin, Bruno Clement, Danièle
Cohen-Levinas, Yannick Courtel, Claire Denis, Georges Didi-Hubermann, Ida
Dominijanni, Roberto Esposito, Francesca Isidori, Pierre-Philippe Jandin,
Jérome Lebre, Jean-Clet Martin, Jean-Luc Nancy, Jacques Ranciere, Judith
Revel, Elisabeth Rigal, Jacob Rogozinski, Avital Ronell, Ugo Santiago, Beppe
Sebaste, Michèle Sinapi, Enzo Traverso

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Par un collectif d’intellectuels et d’artistes européens

Au moment où un jeune Grec sur deux est au chômage, où 25 000 SDF errent dans les rues d’Athènes, où 30% de la population est tombée sous le seuil de pauvreté, où des milliers de familles sont obligées de placer leurs enfants pour qu’ils ne crèvent pas de faim et de froid, où nouveaux pauvres et réfugiés se disputent les poubelles dans les décharges publiques, les «sauveurs» de la Grèce, sous prétexte que les Grecs «ne font pas assez d’efforts», imposent un nouveau plan d’aide qui double la dose létale administrée. Un plan qui abolit le droit du travail, et qui réduit les pauvres à l’extrême misère, tout en faisant disparaître du tableau les classes moyennes.

Le but ne saurait être le «sauvetage» de la Grèce : sur ce point, tous les économistes dignes de ce nom sont d’accord. Il s’agit de gagner du temps pour sauver les créanciers tout en menant le pays à une faillite différée. Il s’agit surtout de faire de la Grèce le laboratoire d’un changement social qui, dans un deuxième temps, se généralisera à toute l’Europe. Le modèle expérimenté sur les Grecs est celui d’une société sans services publics, où les écoles, les hôpitaux et les dispensaires tombent en ruine, où la santé devient le privilège des riches, où les populations vulnérables sont vouées à une élimination programmée, tandis que ceux qui travaillent encore sont condamnés aux formes extrêmes de la paupérisation et de la précarisation.

Mais pour que cette offensive du néolibéralisme puisse arriver à ses fins, il faut instaurer un régime qui fait l’économie de droits démocratiques les plus élémentaires. Sous l’injonction des sauveurs, on voit donc s’installer en Europe des gouvernements de technocrates qui font fi de la souveraineté populaire. Il s’agit d’un tournant dans les régimes parlementaires où l’on voit les «représentants du peuple» donner carte blanche aux experts et aux banquiers, abdiquant leur pouvoir décisionnel supposé. Un coup d’Etat parlementaire en quelque sorte, qui fait aussi appel à un arsenal répressif amplifié face aux protestations populaires. Ainsi, dès lors que les députés ont ratifié la convention dictée par la troïka (l’Union européenne, la Banque centrale européenne et le Fonds monétaire international), diamétralement opposée au mandat qu’ils avaient reçu, un pouvoir dépourvu de légitimité démocratique aura engagé l’avenir du pays pour trente ou quarante ans.

Parallèlement l’Union européenne s’apprête à constituer un compte bloqué où serait directement versée l’aide à la Grèce afin qu’elle soit employée uniquement au service de la dette. Les recettes du pays devraient être en «priorité absolue» consacrées au remboursement de créanciers, et, si besoin est, directement versées à ce compte géré par l’Union européenne. La convention stipule que toute nouvelle obligation émise dans son cadre sera régie par le droit anglais, qui engage des garanties matérielles, alors que les différends seront jugés par les tribunaux du Luxembourg, la Grèce ayant renoncé d’avance à tout droit de recours contre une saisie décidée par ses créanciers. Pour compléter le tableau, les privatisations sont confiées à une caisse gérée par la troïka, où seront déposés les titres de propriété de biens publics. Bref, c’est le pillage généralisé, trait propre du capitalisme financier qui s’offre ici une belle consécration institutionnelle. Dans la mesure où vendeurs et acheteurs siégeront du même côté de la table, on ne doute guère que cette entreprise de privatisation soit un vrai festin pour les repreneurs.

Or toutes les mesures prises jusqu’à maintenant n’ont fait que creuser la dette souveraine grecque et, avec le secours de sauveurs qui prêtent à des taux usuraires, celle-ci a carrément explosé en approchant des 170% d’un PIB en chute libre, alors qu’en 2009 elle n’en représentait encore que 120%. Il est à parier que cette cohorte de plans de sauvetage - à chaque fois présentés comme «ultimes» - n’a eu d’autre but que d’affaiblir toujours davantage la position de la Grèce de sorte que, privée de toute possibilité de proposer elle-même les termes d’une restructuration, elle soit réduite à tout céder à ses créanciers sous le chantage de «la catastrophe ou l’austérité».

L’aggravation artificielle et coercitive du problème de la dette a été utilisée comme une arme pour prendre d’assaut une société entière. C’est à bon escient que nous employons ici des termes relevant du domaine militaire : il s’agit bel et bien d’une guerre conduite par les moyens de la finance, de la politique et du droit, une guerre de classe contre la société entière. Et le butin que la classe financière compte arracher à «l’ennemi», ce sont les acquis sociaux et les droits démocratiques, mais au bout du compte, c’est la possibilité même d’une vie humaine. La vie de ceux qui ne produisent ou ne consomment pas assez au regard des stratégies de maximisation du profit, ne doit plus être préservée.

Ainsi, la faiblesse d’un pays pris en étau entre la spéculation sans limites et les plans de sauvetage dévastateurs, devient la porte dérobée par où fait irruption un nouveau modèle de société conforme aux exigences du fondamentalisme néolibéral. Modèle destiné à toute l’Europe et plus si affinités. C’est le véritable enjeu et c’est pour cela que défendre le peuple grec ne se réduit pas à un geste de solidarité ou d’humanité abstraite : l’avenir de la démocratie et le sort des peuples européens sont en question. Partout la «nécessité impérieuse» d’une austérité «douloureuse, mais salutaire» va nous être présentée comme le moyen d’échapper au destin grec, alors qu’elle y mène tout droit.

Devant cette attaque en règle contre la société, devant la destruction des derniers îlots de la démocratie, nous appelons nos concitoyens, nos amis français et européens à s’exprimer haut et fort. Il ne faut pas laisser le monopole de la parole aux experts et aux politiciens. Le fait qu’à la demande des dirigeants allemands et français en particulier la Grèce soit désormais interdite d’élections peut-il nous laisser indifférents ? La stigmatisation et le dénigrement systématique d’un peuple européen ne mériteraient-ils pas une riposte ? Est-il possible de ne pas élever sa voix contre l’assassinat institutionnel du peuple grec ? Et pouvons-nous garder le silence devant l’instauration à marche forcée d’un système qui met hors la loi l’idée même de solidarité sociale ?

Nous sommes au point de non-retour. Il est urgent de mener la bataille des chiffres et la guerre des mots pour contrer la rhétorique ultralibérale de la peur et de la désinformation. Il est urgent de déconstruire les leçons de morale qui occultent le processus réel à l’œuvre dans la société. Il devient plus qu’urgent de démystifier l’insistance raciste sur la «spécificité grecque», qui prétend faire du caractère national supposé d’un peuple (paresse et roublardise à volonté) la cause première d’une crise en réalité mondiale. Ce qui compte aujourd’hui ne sont pas les particularités, réelles ou imaginaires, mais les communs : le sort d’un peuple qui affectera tous les autres.

Bien des solutions techniques ont été proposées pour sortir de l’alternative «ou la destruction de la société ou la faillite» (qui veut dire, on le voit aujourd’hui : «et la destruction et la faillite»). Toutes doivent être mises à plat comme éléments de réflexion pour la construction d’une autre Europe. Mais d’abord il faut dénoncer le crime, porter au grand jour la situation dans laquelle se trouve le peuple grec à cause des «plans d’aide» conçus par et pour les spéculateurs et les créanciers. Au moment où un mouvement de soutien se tisse autour du monde, où les réseaux d’Internet bruissent d’initiatives de solidarité, les intellectuels français seraient-ils donc les derniers à élever leur voix pour la Grèce ? Sans attendre davantage, multiplions les articles, les interventions dans les médias, les débats, les pétitions, les manifestations. Car toute initiative est bienvenue, toute initiative est urgente.

Pour nous, voici ce que nous proposons : aller très vite vers la formation d’un comité européen des intellectuels et des artistes pour la solidarité avec le peuple grec qui résiste. Si ce n’est pas nous, ce sera qui ? Si ce n’est pas maintenant, ce sera quand ?

Vicky Skoumbi, rédactrice en chef de la revue «Alètheia», Athènes, Michel Surya, directeur de la revue «Lignes», Paris, Dimitris Vergetis, directeur de la revue «Alètheia», Athènes. Et : Daniel Alvara,Alain Badiou, Jean-Christophe Bailly, Etienne Balibar, Fernanda Bernardo, Barbara Cassin, Bruno Clément, Danielle Cohen-Levinas, Yannick Courtel, Claire Denis, Georges Didi-Huberman, Roberto Esposito, Francesca Isidori, Pierre-Philippe Jandin, Jérôme Lèbre, Jean-Clet Martin, Jean-Luc Nancy, Jacques Rancière, Judith Revel, Elisabeth Rigal, Jacob Rogozinski, Hugo Santiago, Beppe Sebaste, Michèle Sinapi, Enzo Traverso.


Dal blog di Francesco Moretti: sopravvivereingrecia.blogspot.com

martedì 14 febbraio 2012

Modern Money Theory, Summit di Rimini 24, 25, 26 Febbraio, Paolo Barnard

Barnard raconta l'idea del Summit che si farà il 24 25 26 Febbraio a Rimini.
I video che seguono sono di Dicembre quando ancora non sapeva quando e dove sarebbe riuscito ad organizzarlo. Però spiega bene l'idea della Modern Money Theroy.




Il seguente è in inglese.
The following is in english.

lunedì 13 febbraio 2012

Situazione in Grecia (2)

Di
*Francesco Moretti

Salve a tutti, questo è l'aggiornamento che avevo programmato per domenica notte, ma poi non è stato possibile scriverlo.

Come al solito, se lo ritenete interessante potete girarlo ai vostri amici o pubblicarlo a scopo informativo pur che questo venga fatto usando la versione integrale e citandone la fonte.
Grazie.
Francesco Moretti

Aggiornamento sulla situazione Greca
numero due, riguardante la giornata di domenica 12 febbraio 2012

Il "Memorandum due" adesso è legge. Il Parlamento greco l'ha approvato.
Non mi soffermerò più di tanto su questa notizia, mi sembra proprio superfluo. Sicuramente le immagini di Atene che brucia hanno già fatto il giro del mondo, come le percentuali di chi ha votato si, di chi, andando contro le direttive del proprio partito, ha votato no insieme all'opposizione e di quelli che non volendo prendersi una responsabilità verso le generazioni future hanno pensato di restarsene a casa. Sono ben trenta i parlamentari del governo che si sono dichiarati contrari all'approvazione del "memorandum due" ma che hanno preferito essere assenti al momento del voto, facilitando così l'approvazione della legge.
Mentre fuori del Parlamento succedeva il finimondo, alcuni parlamentari invece di seguire il dibattito in aula che precede il voto hanno pensato bene di andare a rilassarsi nel bar del Parlamento dove hanno seguito anche un po' della partita del Panathinaikos. (L'accaduto è documentato da foto che stanno girando su internet).

Le manifestazioni per convincere il governo a non approvare il "Memorandum due" hanno portato in piazza circa un milione di persone esasperate e la polizia ha fatto il possibile per scatenare l'inferno. Una vera e propria guerra chimica è stata messa in atto ad Atene. Una pioggia di lacrimogeni e piccole bombe sfollagente hanno offuscato il cielo. Ma nonostante questo trattamento la polizia non è riuscita a rispedire i manifestanti a casa. A più riprese hanno cercato di riprendere la piazza del Parlamento. Tutte le strade circostanti piazza Sintagma sono rimaste gremite di manifestanti per ore e ore.
Gli scontri durati fino a notte fonda hanno causato centinaia di feriti e questa mattina la città sembrava bombardata. Quarantasette sono gli edifici andati a fuoco.

Ma la vera distruzione è un'altra, e di questa resteranno i segni per anni. Da ieri la Grecia non è più la stessa.

Tutti i soldi che l'Unione Europea e il Fondo Monetario daranno alla Grecia in prestito, in cambio dell'approvazione del "Memorandum due", andranno a risarcire i creditori, a pagare gli interessi sui prestiti ricevuti in precedenza e a tutelare le banche.
Secondo il contratto con la Trojka, non un euro verrà usato per lo sviluppo di questo paese. Questo è un punto fondamentale del Memorandum e già solo questo basterebbe per capire la logica perversa che vi è dietro. Banalizzando la situazione, è come se un tuo amico è nei guai perché non riesce a rendere i soldi di un prestito che ha chiesto, tu che cosa gli consigli? Di prendere un altro prestito per pagare gli interessi di quello precedente?
In realtà quando sentiamo dire: "130 miliardi di euro per aiutare la Grecia" tutti pensano a qualcosa di diverso da quello che invece succede nella realtà. Sono soldi prestati, che la Grecia dovrà rendere con interessi altissimi e che torneranno velocemente nelle tasche di chi li ha dati. Chi pensa che il Fondo Monetario e L'Unione Europea cerchino di far sviluppare la Grecia in modo da stabilizzare la sua economia e farle risalire la china, sbaglia! Tutte le riforme che vengono imposte non mirano a questo.

La lunga tradizione greca di diritti lavorativi è stata cancellata. Meno di duecento parlamentari con il loro voto hanno fatto della Grecia una piccola India in Europa.
Libertà assoluta di licenziamento sia nel settore privato che nel pubblico. Il lavoratore non potrà più fare ricorso contro un abuso da parte di un datore di lavoro, a meno che anche il datore non sia d'accordo a fare ricorso insieme al lavoratore.
Non sono stato chiaro? Vi faccio subito un esempio. Il datore non vuole pagarti le molte ore di straordinario che hai fatto, tu decidi di fare una vertenza contro di lui. Non puoi ! Anche il datore deve essere d'accordo, riconoscere di non essere stato corretto e voler partecipare alla vertenza.
Ogni trattativa sindacale nazionale per il contratto non esiste praticamente più e il datore è libero di fare trattative personali con i propri dipendenti.
Il trattamento di fine lavoro è stato eliminato. Per chi viene licenziato ci saranno solo pochi mesi di sussidio di disoccupazione che è stato ridotto da 461 euro a 358 euro al mese.
Sono stati richiesti dalla Trojka 15.000 licenziamenti nel settore pubblico per quest'anno e 150.000 per i prossimi 2 anni. I licenziati percepiranno per un periodo di 12 mesi uno stipendio pari al 60% del loro ultimo stipendio. Poi niente.
E si andranno ad aggiungere all'attuale milione di disoccupati su una popolazione in età lavorativa di cinque milioni.

Negli ultimi due anni è stato un continuo tagliare gli stipendi. Adesso con l'approvazione del Memorandum due entra in atto un ulteriore taglio del 22%. Questo significa che nel giro di due anni gli stipendi sono stati ridotti del 50%. Con questo ulteriore taglio di stipendio è come se il lavoratore percepisse in un anno tre stipendi in meno.
Da oggi, un tirocinante che viene assunto prenderà 410 euro invece dei 528 euro che prendeva fino ad ora. Il salario di un commesso con esperienza decennale scende da 1037 euro a 809. Un impiegato di banca con esperienza decennale che prendeva 1230 euro fino a ieri adesso prenderà 751 euro. Nel settore del turismo, un impiegato di un albergo scende da 970 euro al mese a 586 euro. Ovviamente si sta parlando di stipendi al lordo, trattenute incluse.
Non esisterà più nessuna agevolazione per quanto riguarda le tassazioni. Fino a due anni fa una persona che incassava fino a 8.000 euro l'anno era considerata sull'orlo della povertà e quindi veniva tassata al superamento di tale cifra. Questa soglia è scesa l'anno scorso a 5000 euro. Da ieri non esiste più, anche queste persone povere verranno tassate dal loro primo euro.

Nel settore della sanità pubblica vedremo una diminuzione spaventosa dei medici, il ricambio tra chi viene assunto e chi va in pensione sarà di 10 a 1 ovvero ogni dieci lavoratori che vanno in pensione solo uno verrà assunto. In questo rapporto di dieci a uno, che vale per tutto il settore pubblico, anche i semplici trasferimenti conteranno come assunzioni.
Il numero dei farmaci mutuabili diminuirà mentre i "ticket" su gli stessi aumenterà. Sempre la Trojka ha imposto una riduzione del 15% delle spese destinate alla sanità. Inutile dire che si tratta dell'ultimo taglio ad un budget già risicato.
Facile prevedere un catastrofico peggioramento del servizio, dell'igiene, delle attrezzature e della loro manutenzione ecc...

Le pensioni verranno ulteriormente ridotte ed è previsto un innalzamento dell'età pensionabile. Vi sarà un cambio di sistema. Il calcolo della pensione verrà fatto in nuovi e svantaggiosi termini per il lavoratore. Penso che questo non faccia nessuna impressione ad un italiano...cose già sentite.

Tutti i servizi pubblici come le erogazioni di acqua, energia elettrica servizi comunali ecc.. verranno privatizzate e subiranno un'ulteriore aumento dei prezzi. Saranno appannaggio di multinazionali tedesche, francesi ecc..
I prezzi dei caselli autostradali aumenteranno e anche i prezzi dei mezzi pubblici aumenteranno di un ulteriore 25%.

Tutto queste cose che ho scritto fino ad ora non rendono bene l'idea della tragedia giornaliera che andremo a vivere se non consideriamo il contesto in cui sono inserite. I prezzi dei generi alimentari - che già erano più alti che in Italia - sono lievitati nel giro di pochissimo, questo grazie all'aumento dell'Iva dal 19% al 23% e in più risentono degli aumenti giornalieri dei carburanti. Oggi la benzina ha superato 1 euro e 70 centesimi il litro e il diesel è a più di 1 euro e 50 il litro. Questi prezzi valgano per oggi, infatti sono in costante ascesa.
Ieri, in metropolitana, tornando dalla manifestazione ho parlato con una signora impiegata presso il tribunale. Fino a due anni fa prendeva uno stipendio di duemila euro. Per comprare casa aveva contratto un mutuo di 1000 euro al mese con durata di quindici anni. Negli ultimi due anni il suo stipendio mensile è sceso fino a 950 euro. Questo è solo un esempio tra le migliaia che potrei fare.
Lo dico tanto per far capire quanto meschino sia propagandare in tutta Europa che i Greci vivevano al disopra delle proprie possibilità, a me sembra che la signora di cui ho parlato in precedenza vivesse secondo le proprie possibilità e non al disopra. Una cosa è certa: da oggi in poi vivrà al disotto della soglia di povertà pur avendo un lavoro dignitoso.
Il perché la Grecia sia stata presa di mira in questa maniera spietata dalla Trojka non mi è chiaro, ovviamente aveva bisogno di un cambiamento, di alcune correzioni e di una nuova etica dei consumi, di una più equa tassazione. Ma ancora mi chiedo cosa c'entra la distruzione dei diritti e la dignità dei lavoratori con l'evasione fiscale? Probabilmente niente. Probabilmente non c'è nessuno interesse della Trojka in un miglioramento delle cose. La Grecia va bene così, corrotta, povera e disposta a tutto per un pezzo di pane.

Francesco Moretti
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*Francesco Moretti

Situazione in Grecia (1)

Aggiornamento sulla situazione Greca numero uno, riguardante la giornata di sabato 11 febbraio 2012

Vista la rapida evoluzione degli avvenimenti legati alla crisi economica greca ho deciso di spedirvi alcuni aggiornamenti per tenervi informati. Conto di farlo almeno fino a questa notte. Infatti proprio oggi il Parlamento greco voterà il pacchetto di riforme imposto dalla Trojka.

Anche la composizione delle forze politiche che sostiene il governo greco è in rapida evoluzione. Dopo le dimissioni da primo ministro di Giorgos Papandreou a novembre (che con la sua maggioranza assoluta aveva iniziato a passare il primo piano di riforme imposte dalla Trojka detto memorandum") si è arrivati ad un governo tecnico con a capo Lukas Papadimos (anche lui, come Mario Monti proviene dall'ambiente dei banchieri e ha lavorato per anni nelle purtroppo famose agenzie di rating). Il governo di Papadimos poteva contare sul sostegno del Pasok (che sono i socialisti di Papandreou) di Nea Dimokratia (partito conservatore di destra capitanato da Andonis Samaras che in alternanza con il Pasok ha governato la Grecia praticamente da sempre) e del LAOS ( partito a carattere populista, di destra xenofoba con a capo Giorgos Karazzaferis). Karazzaferis e il suo partito - prima di far parte del governo - avevano una percentuale piccola ma in cresita. Lavorando molto e in maniera sporca sulla xenofobia aveva iniziato a fare presa su alcuni settori popolari del popolo greco.

Questa situazione è valsa fino all'altro ieri. Infatti il partito del Laos ha visto negli ultimi giorni cadere in maniera verticale i propri sondaggi, tant' è vero che Karazzaferis, dopo alcuni tentennamenti e modeste insofferenze durante la trattativa con la Trojka, ha deciso di abbandonare il governo e di votare contro a questo ultimo pacchetto di riforme chiamato "memorandum due". Pensate che il Consiglio dei Ministri greco (ministri selezionatissimi edi incofutabile fede liberista) ha avuto grandi difficoltà ad approvarlo, e abbiamo assistito nel giro di poche ore alla defezione di sei componenti tra ministri e vice ministri. Il presidente del consiglio Papadimos ha chiesto a tutti i ministri contrari di dimettersi, in modo da presentare al voto del parlamento un pacchetto di riforme votato all'unanimità.

Ieri, i due partiti rimasti, Pasok e Nea Demokratia hanno imposto ai loro parlamentari di votare in maniera compatta, applicando ciò che viene definita "disciplina di partito" ovvero espulsione immediata dal partito in caso di voto contrario. Ma nonostante questo, da ieri sono circa trenta i parlamentari (distribuiti tra Nea Democratia e PasoK) che hanno esplicitamente dichiarato di non poter votare questo nuovo "memorandum". Alcuni si sono addirittura dimessi e sono immediatamente stati sostituiti con colui che alle elezioni arrivo secondo nella stessa lista elettorale dell'attuale parlamentare dimissionario. In un caso anche il secondo in lista si èrifiutato di andare a sostituire il dimissionario e quindi sono andati a scavare nella lista chiamando il terzo. Numerosi sono i parlamentari che non hanno dichiarato il loro voto contrario ma che comunque sono molto indecisi. Ogni ora tutti sono incollati con l'orecchio alla radio per seguire l'aggiornamento delle defezioni.

Domandatevi cosa può contenere il memorandum e che cosa comporterà se votato dal Parlamento. Immaginate la macelleria sociale che provocherà. Fa impressione vedere così tanti parlamentari rifiutarsi di votarlo, pensate che parliamo di gente opportunista e senza scrupoli, ben allenata a servire gli interessi dei poci a svantaggio dei molti. Le pressioni verso il voto di approvazione del Parlamento sono molte e provengono da più parti, le più forti sono da Germania, Austria, Olanda, Finlandia.Queste figure astratte e senza volto chiamati "i mercati" si dimostrano insaziabili, basta un'indecisione, un ritardo del governo di un paese piccolo e insignificante sul piano internazionale, un paese con una piccolissima produzione, che conta solo 11 milioni di persone come la Grecia, per far vacillare lo "Spread", far scendere le Borse e rimettere in agitazione l'economia di colossi come Stati Uniti, Francia, Italia. Questo dovrebbe farci riflettere su quanto inopportuno sia questo sistema economico basato sul debito e quanto ridicola sia un'economia che non è più basata su fatti reali ma virtuali. In questo contesto scollegato e distante dal mondo reale ogni sacrificio dei popoli si dimostra inutile perchè non porta a nessun miglioramento della vita reale.

La pressione della Trojka non dimostra solo la grande arroganza dei potenti contro i deboli, ma mira a distruggere le psicologie, a umiliare, a troncare ogni spirito di rivalsa sociale. La pressione psicologica aumenta anche perchè bisogna fare presto, molto presto! E quando bisogna fare in fretta si lavora con la motosega e non con il bisturi. Considerate che a ogni parlamentare è stata consegnata una copia tradotta in greco del memorandom che dovranno votare solo ieri pomeriggio. Il disegno di legge peri il memorandun è composto da 450 pagine e da questo voto dipende la catastrofe che il popolo greco vivrà nei prossimi vent'anni.Come è evidente si chiede un voto senza tante riflessioni, senza pensare a ciò che comporterà. Un voto che condizionerà la Grecia indipendentemente da quali governi la governeranno in futuro.

Ieri sono stata all'assemblea generale delle assemblee di quartiere ad Atene. L'incontro si è tenuto all'interno dell'Università del Pandio. Erano rappresentati dai rispettivi portavoce ben 42 assemblee. In maniera orizzontale e autogestita centinaia di persone hanno esposto le proprie attività all'interno dei quartieri. Si va dalle mense autogestite per tutti coloro che già non possono assicurare i pasti alle proprie famiglie ai mercatini solidali dove si barattano le cose usate,vestiti, carrozine per neonati, scarpe, letti, sedie ed ogni cosa che può essere utile e che è oramai difficile da comprare per molti. Si è parlato di grupppi di acquisto solidali e di come fare obiezione alle tasse che ultimamente colpiscano tutti in maniera indiscriminata. Tutti si sono dati appuntamento in piazza Sintagma, davanti al Parlamento per cercare in estremis di non far votare il disegno di legge. La situazione è tesissima, si vive in uno spazio sollevato dalleregole democratiche.

Questa notte spedirò un nuovo aggiornamento riguardante la giornata di domenica 12 febbraio.
Francesco Moretti
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*Francesco Moretti

Situazione in Grecia (0)

Ricevo da un conoscente blogger che vive la situazione greca e diffondo volentieri.

In questa mail vi invio un testo che ho scritto per dare delle informazioni a Controradio. Si tratta di una breve descrizione della situazione in Grecia.
A seguire con la prossima mail, vi spedisco un aggiornamento scritto nella mattinata relativo alla giornata di ieri. Se sara' possibile questa notte vi spediro' anche un aggiornamento relativo alla giornata di oggi domenica 12 febbraio. Oggi sara' un giorno importante per lo sviluppo degli eventi infatti questa sera e' previsto il voto in parlamento relativo al pacchetto di riforme imposto dalla Trojka.
Ciao Francesco Moretti

Situazione in Grecia 1

Qui in Grecia la situazione economica è drammatica ma ascoltando la radio italiana mi sembra che nessuno sia al corrente di come stanno realmente le cose. In Europa c'è da mesi e mesi una forte campagna denigratoria del popolo greco, viene detto che la Grecia fa resistenza e non vuole fare le riforme che gli vengono richieste in cambio degli aiuti economici. Come vedrai di seguito, non si tratta di riforme e tanto meno di aiuti ma di una vera e propria guerra economica mirata a distruggere la società e la dignità di un paese. La Troika non ha nessun interesse a salvare la Grecia, l'unico interesse evidente è quello di affondarla ancora di più per trarne il maggiore profitto. Il maggiore attore di questa spietatezza economica verso la Grecia è la Germania, possiamo dire che come negli anni 90 hanno distrutto i Balcani adesso faranno lo stesso con la Grecia.

Oggi l'accordo con la Troika è stato raggiunto ovvero i tre partiti di governo (Pasok, Nea Democratia e Laos) hanno trovato un compromesso sul pacchetto di sacrifici da presentare al popolo greco. La trattativa tra il governo greco e la Troika è stata estenuante e lunga ma alla fine ha portato solo delle inutili limature al pacchetto di provvedimenti. Queste limature non cambiano assolutamente la sostanza di tali provvedimenti che, se applicati porteranno la Grecia alla rovina, non scongiurando per niente la bancarotta. Anzi sembra che proprio mirino alla bancarotta, ma non prima di aver assicurato alle banche e i finanziatori la salvezza economica, aver pianificato la svendita del paese e distrutto ogni diritto e ogni tutela legale per i lavoratori. L'accordo raggiunto oggi tra i capi di partito delle forze di governo e la rappresentanza della Troika dovrà essere votato dal parlamento entro domenica. Molti sono i parlamentari che hanno dichiarato che non voteranno o che hanno grossi problemi di coscienza a votare queste misure, perché evidentemente insostenibili per la società greca già segnata da 2 anni di sacrifici. Il vice ministro del lavoro si è dimesso. Pensate che se oggi si andasse al voto i partiti dell'attuale governo andrebbero incontro ad una catastrofe. Infatti nelle previsioni di voto questi partiti (tutti e tre insieme fino a poco fa avevano circa l' 85% dei consensi) , prenderebbero adesso meno del 45% dei voti).

C'è la reale possibilità che l'accordo non passi la prova del voto in parlamento e che quindi non vengano versati nelle casse greche gli "aiuti economici" previsti. Da oggi a domenica sono previste manifestazioni ogni giorno e sono state proclamate 48 ore di sciopero generale.Questi 130 miliardi di euro che eventualmente saranno dati dalla Comunità Europea e Fondo Monetario alla Grecia verranno INTERAMENTE spesi per pagare i debiti con i creditori. Questo è uno dei punti fermi dell'accordo raggiunto oggi, quindi non un euro destinato allo sviluppo, all'istruzione, la sanità ecc...Sempre per volere della Troika i salari minimi subiranno un ulteriore taglio del 22% (salari già diminuiti fortemente in questi ultimi due anni) con il risultato drammatico di portare alla povertà assoluta una grande fetta della società greca. I nuovi assunti avranno una paga di 489 euro al mese (si intende per otto ore di lavoro al giorno) invece di 690 euro che prendevano fino ad oggi. Tutto questo in assenza di ogni diritto sindacale, infatti sono stati cancellati i contratti nazionali e per ogni datore di lavoro sarà possibile fare una trattativa privata con il lavoratore.Eliminate inoltre ogni possibile vertenza sindacale. I lavoratori saranno quindi soli, senza diritti e senza possibilità di difendersi da ogni possibile ingiustizia.Tagliando gli stipendi verrà diminuita in maniera enorme anche la quantità di soldi che veniva versata dai datori di lavoro per sostenere il sistema pensionistico, questo porterà al collasso delsistema e non sarà più possibile pagare le pensioni. Sono chiusi delle istituzioni storiche come la Casa del Lavoratore (fondata nel 1931) che gestiva le case popolari, i prestiti a bassointeresse per la casa e i sussidi di affitto, verranno inoltre chiuse tantissime scuole, asili, ospedali, università e privatizzati tutti i servizi al cittadino, l'acqua, l'energia elettrica, gli asili nido, la nettezza urbana, strade, porti, aeroporti, ecc.Nel frattempo le tasse sono aumentate vertiginosamente anche per chi ha un reddito molto basso, la benzina e il petrolio da riscaldamento sono raddoppiati degli ultimi 2 anni, l'IVA e' aumentata dal 19% al 23%, ecc.
In poche parole le tasse superano di gran lunga gli introiti di una famiglia media. Per questo ormai non vediamo più differenza tra essere salvati in questo modo o andare in banca rotta !

Francesco Moretti--

mercoledì 1 febbraio 2012

Alberi piegati dal grave peso della neve in Costa Azzurra


Costa Azzurra, 1 Febbraio 2012.

Ieri è nevicato. Giusto giusto una spruzzatina.
Tutto è bloccato.
Prima due giorni consecutivi di pioggia avevano interrotto la circolazione degli autobus ed aumentato a dismisura le auto in circolazione.
Ieri mattina, quando ancora pioveva solo, ci è arrivata una mail dal lavoro dicendo che visto che le previsioni mettevano neve per la mattinata, ci consigliavano di rincasare il prima possibile.
Questo grande sconosciuto della costa azzurra è arrivato.
Tutto è andato in tilt.
Ha nevicato 3 o 4 ore spolverando appena le colline e lasciano un po' di "paciocca" sulla strada.
Durante la notte nulla.
Stamattina sole splendido.
Arriva l'ennesima mail dal lavoro che dice di non mettersi in macchina fino a mezzogiorno causa problemi nella circolazione.
Ho impiegato un'ora a fare 3 km in auto.
Tra auto parcheggiate fuori strada, ambulanze che non riuscivano a passare in mezzo alle macchine e salivano sulle aiuole delle rotonde...
Sembrava il caos più totale...
MA PER TERRA NON C'È NULLA...
mah...