mercoledì 5 dicembre 2012

Ma non si stava parlado di pace?


COMUNICATO STAMPA
L'esercito israeliano demolisce la moschea di al Mufaqarah, nelle colline a sud di Hebron

4 Dicembre, 2012
At-Tuwani
Martedì 4 dicembre alle ore 6.30 del mattino due bulldozer seguiti da un veicolo della Border Police, 4 automobili del District Coordination Office (DCO) e 5 camionette dell'esercito sono giunti nel villaggio palestinese di al Mufaqarah e hanno demolito la moschea.
La moschea era stata demolita dall'esercito israeliano un anno fa, il 24 novembre 2011. Lo scorso ottobre gli abitanti del villaggio avevano appena finito di ricostruirla.
Il villaggio di al Mufaqarah si trova in area C, sotto controllo amministrativo e militare israeliano. All'interno di quest'area ogni costruzione deve essere approvata dall'amministrazione israeliana. Secondo un rapporto dell'ONU, costruire è vietato su circa il 70% della Cisgiordania, con il 30% rimanente in cui vengono applicate tutta una serie di restrizioni che eliminano di fatto la possibilità di ottenere un permesso.
Mentre nei villaggi palestinesi dell'aerea C continua la politica di demolizioni, nel vicino avamposto di Avigayil, illegale secondo la stessa legge israeliana, i coloni costruiscono nuovi edifici. Queste costruzioni abusive vengono tollerate dall'esercito e dalla polizia nonostante le ripetute segnalazioni degli internazionali e attivisti israeliani.

Operazione Colomba mantiene una presenza costante nel villaggio di At-Tuwani e nell'area delle colline a sud di Hebron dal 2004.

Foto dell'incidente: http://snipurl.com/25rxbnq
Video dell'incidente girato da un palestinese: http://youtu.be/coRulIDuXvk
Il video di Operazione Colomba sarà disponibile a breve.

Per informazioni:
Operazione Colomba, +972 54 99 25 773

[Note: secondo la IV Convenzione di Ginevra, la II Convenzione dell'Aja, la Corte Internazionale di Giustizia e numerose risoluzioni ONU, tutti gli insediamenti israeliani nei Territori Palestinesi Occupati sono illegali. Gli avamposti sono considerati illegali anche secondo la legge israeliana.]

lunedì 18 giugno 2012

giovedì 7 giugno 2012

IL 52% DEGLI ITALIANI CONTRO L'EURO E Ballarò li terrorizza

Fonte: http://sollevazione.blogspot.it/2012/06/il-52-degli-italiani-contro-leuro.html#more




Ieri sera c'era, martedì, su Rai3 c'era BallaròButtata lì, in maniera abborracciata, la questione della crisi dell'euro e dell'eventualità che si torni alle valute nazionali. Discorsi seri neanche uno. Già è tanto che se ne discuta, direte voi. Per niente. Guardando la trasmissione si è capito dove il Floris voleva andare a parare.

Ad un certo punto Paglioncelli mostra un sondaggio. Alla domanda è stato un bene o un male passare all'euro? Ebbene, il 52% degli interpellati ha risposto che è stato peggio.
I sondaggi vanno presi con le molle, ma che la maggioranza sia contro l'euro è una notizia enorme, tanto più se consideriamo che la stragrande maggioranza degli italiani accolse al tempo l'euro con ottimismo se non con entusiasmo.
Mi son detto, "questa sera si mette bene, Floris non fa lo zimbello come al solito".

Macché! Il cartello del Pagnoncelli era appena stato commentato che il Floris ne fa sbucare fuori un altro (vedi foto sopra). Che succederebbe se l'Italia tornasse alla lira?
La telecamera si sofferma sul cartello, fermo immmagine. Mentre il telespettatore punta la sua attenzione sul cartello, Floris legge con enfasi e perentorietà.
che succederà se torniamo alla lira.


Quattro risposte secche: (1) Svalutazione moneta dal 25% al 60%: lavoratori più poveri, (2) Esempio: un litro di latte passerebbe a 1,70 euro a 5mila lire, (3) Corsa agli sportelli bancari, fuga dei capitali, (4) Aumento dei tassi d'interesse, aumento del debito pubblico.


Quest'operazione è squallidamente intimidatoria, anziterroristica, tesa a spaventare la maggioranza degli italiani, a minacciarli, come i preti fanno promettendo l''inferno perpetuo ai peccatori. Un giornalismo davvero fetente, sleale, furfantesco!


Anzitutto perché Floris non ha detto chi abbia fatto queste fosche previsioni. Quale istituto? Quale organismo scientifico? Nessuno, ovviamente, solo paccottiglia del peggior giornalismo. Una scorrettezza intollerabile. Una mossa tanto più diabolica perché il cartello è stato mostrato sulla scia a quello del Pagnoncelli, ingannando quindi deliberatamente il telespettatore.


La cosa più grave è che tutte e quattro le asserzioni sono false, prive di ogni base scientifica.


(1) Tutti gli analisti, gli stessi studi delle maggiori banche europee prevedono, in caso di ritorno alla lira, una svalutazione (rispetto all'eventuale euro-marco tedesco) che può al massimo giungere al 20%. Ripetiamo, al massimo! mentre Floris ha posto il 20 come base minima della forchetta con il massimo del tutto strampalato del 60%.


(2) Che poi i lavoratori saranno più poveri, questa è un'altra bufala priva di ogni fondamento. Saranno più poveri ove la svalutazione innescasse un violento processo inflattivo. L'economia insegna che non c' alcun legame automatico tra svalutazione e inflazione. Come la svalutazione della lira dell'autunno 1992 mostrò (Governo Amato) alla svalutazione non corrispose affatto un aumento dei prezzi della stessa portata. Tanto più che, nel caso di inflazione, i lavoratori dipendenti potrebbero pur sempre difendere il potere d'acquisto, ad esempio con la scala mobile o più semplicemente strappando aumenti salariali.


(3) Un litro di latte passerebbe da1,70 a 5mila lire? Che idiozia! Vero è che un litro di latte potrebbe aumentare di prezzo rispetto ad oggi, ma solo ove dovessimo importarlo, ad esempio dalla Germania. Usciti dall'eurozona non dovremmo rispettare le quote latte e visto che il settori lattiero italiano è perfettamente in grado di soddisfare la domanda interna, non solo un litro non ci costerebbe di più, esso potrebbe costarci addirittura di meno (al netto dei costi per eventuali mangimi d'importazione), col vantaggio che rilanceremmo tutto il settore lattiero e caseario nazionale.


(4) Corsa agli sportelli? Fuga dei capitali? Ma un governo serio, un governo popolare d'emergenza, mentre riavvia la zecca per stampare le lire necessarie a sostituire gli euro e necessarie alla circolazione, per decreto, impedirebbe ogni fuga dei capitali impedendo alle banche di far ritirare ingenti somme di denaro, i depositi verrebbero congelati affinché passi la tempesta. Nel caso le banche dovrebbero essere chiuse, per una settimana almeno, e ai risparmiatori verrebbe concessa la facoltà di ritirare soldi agli sportelli automatici (riprogrammabili in remoto) per prelevare somme quotidiane modeste per acquistare beni di prima necessità.


(5) Aumento del debito pubblico e dei tassi d'interesse. Questa è un'altra fandonia. Sarebbe verità ove il ritorno alla lira fosse gestito dai medesimi servi della finanza che ci governano oggi. Decisi a restare nel circuito della finanza speculativa internazionale, a onorare i debiti, essi spremerebbero infatti ancor più il popolo lavoratore per pagarli. E' poi evidente che l'Italia, a lira svalutata, dovrebbe pagare interessi più alti per prendere soldi in prestito. 
Non sarebbe così ove il passaggio alla lira fosse gestito da un governo popolare. Questo ripudierebbe i debiti con la finanza internazionale (default programmato) e ristrutturerebbe la quota di debito che lo Stato ha con banche, enti e cittadini italiani. Nazionalizzando le banche verrebbe di fatto cancellato il debito verso di esse (lo Stato avrebbe un debito con se stesso) e per quanto riguarda i debiti con privati italiani, esso tutelerebbe il risparmio, diciamo sotto la soglia dei 200mila euro, allungando i tempi del rimborso e assicurando un tasso d'interesse fisso garantito. Le rendite in titoli di stato dei grandi redditieri subirebbero la stessa sorte con un significativo aumento delle imposte. Con le ingenti risorse risparmiate grazie a queste misure il tasso d'interesse, che sarebbe cresciuto per il periodo d'emergenza dettato dal passaggio alla sovranità monetaria e dall'inflazione scenderà e se non sarà tenuto troppo basso dalla Banca d'Italia sarà per l'eventuale necessità momentanea di sostenere la domanda di moneta italiana per incoraggiare l'afflusso di valuta straniera (necessaria per le importazioni).


Chissà quanto tempo dovrà passare affinché si possa spiegare, anche in Tv, questi concetti agli italiani. Per adesso la televisione è la principale arma di distruzione in massa di coscienze in mano ai dominanti.

mercoledì 23 maggio 2012

Sulla luna



Sulla Luna, per piacere,
non mandate un generale:
ne farebbe una caserma
con la tromba e il caporale.

Non mandateci un banchiere
sul satellite d’argento,
o lo mette in cassaforte
per mostrarlo a pagamento.

Non mandateci un ministro
col suo seguito di uscieri:
empirebbe di scartoffie
i lunatici crateri.

Ha da essere un poeta
sulla Luna ad allunare:
con la testa nella Luna
lui da un pezzo ci sa stare...

A sognar i più bei sogni
è da un pezzo abituato:
sa sperare l’impossibile
anche quando è disperato.

Or che i sogni e le speranze
si fan veri come fiori,
sulla Luna e sulla Terra
fate largo ai sognatori!

Gianni Rodari

martedì 22 maggio 2012

[ENG] - Summit Modern Money Theory, 24-26 Feb 2012 Rimini

English version of MMT Summit in Rimini February 24-26:

http://www.youtube.com/playlist?list=PL4997EAA9976B55E4












Sopravvivere in Grecia, cronaca di una crisi: Situazione in Grecia. Elezioni politiche. Quest...



Da: http://sopravvivereingrecia.blogspot.fr/


Sopravvivere in Grecia, cronaca di una crisi: Situazione in Grecia. Elezioni politiche.


Questo articolo è rivolto a lettori italiani ed è stato scritto per spiegare le posizioni dei vari partiti politici greci. Si descrivono le posizioni dei partiti storici come Pasok e Nea Dimokratia, la grande riscossa del partito di sinistra Siriza e gli inquietanti nuovi arrivi in parlamento come i nazi-fascisti di Chrisi Avghi. Come potete vedere sono molti e anche soffermandosi pochissimo su ogni partito il testo è abbastanza lungo. Ho descritto questa panoramica sulle forze politiche per mettere tutti in grado di capire e valutare le dinamiche del voto in Grecia. Chi ne fosse già informato passi pure alla parte finale dell’articolo dove si parla del dopo voto e dei tentativi di fare un governo.
Parte prima. Panoramica sui partiti politici greci.
Le elezioni in Grecia sono state indette dal governo guidato da Lukas Papadimos e formato da Pasok e Nea Demokratia, come valvola di sfogo. Era evidente che la data delle elezioni, da molto tempo promesse, è stata calcolata in maniera scientifica in modo da prevedere ed evitare una rivolta sociale. Il governo formato dai due ex-maggiori partiti di destra e di centro, con il compito di portare a compimento il programma di “macelleria sociale” imposto da Unione Europea, Fondo Monetario Internazionale e BCE ha portato la società greca all’esasperazione. 
La quantità dei disoccupati continua a salire, e le cose vanno male anche per chi ancora il lavoro ce l’ha. Gli stipendi nel settore privato sono stati ridotti ad un terzo di quel che erano appena un anno e mezzo fa, mentre i prezzi dei generi di consumo continuano a salire seguendo i rialzi dei carburanti. In più da oggi verrà messo in atto la liberalizzazione dei contratti di lavoro, ovvero i contratto di categoria nazionali non esistono più e il datore di lavoro potrà fare dei contratti personalizzati per ogni lavoratore. Si avranno così varie retribuzioni economiche tra i lavoratori e persone che fanno lo stesso lavoro verranno pagate in maniera diversa, a discrezione e simpatia del datore. Questo non è che l’inizio di ciò che dovrà avvenire, ci sono in programma ben 77 provvedimenti micidiali che il governo tecnico aveva previsto di attuare nei mesi di giugno e luglio. Tutto questo alla faccia delle migliaia di famiglie che già sono sotto la soglia di povertà relativa e sempre più spesso assoluta. Gli effetti di questi tagli al settore pubblico e alla spesa sociale si fanno sentire in maniera evidente ovunque, nella scuola, nei servizi al cittadino, nella sanità. Negli ospedali c’è stato un netto calo di assunzioni, e a mano a mano che scadono i contratti il personale non viene rimpiazzato, iniziano a scarseggiare i farmaci e alle attrezzature ospedaliere non viene più fatta la manutenzione ordinaria. Il risultato di tutto questo si traduce in file interminabili di pazienti, tempi di attesa enormi e la cosa più tragica è il vertiginoso aumento delle morti per infezioni ospedaliere post operatorie. Crisi economica in Grecia vuol dire morire a causa di una infezione batterica contratta in seguito a un banale intervento. Sono aumentati del 22% i suicidi, in forte aumento anche tra i giovani le malattie psicosomatiche e le forme di depressione.
Con questa situazione sociale ed economica l’altra settimana, il 6 maggio, ci sono state le elezioni politiche in Grecia. I risultati sono stati chiari e hanno premiato i partiti che hanno dichiarato di non voler dare continuità al programma imposto dalla Trojka.
Descriverò quanto più brevemente possibile il panorama dei partiti greci, facendo dei riferimenti al programma attuale ma anche alla loro recente storia.

Partendo dai partiti più conosciuti troviamo il Pasok, il partito socialista, andato al potere nelle precedenti elezioni con una percentuale altissima di voti, guadagno il 43% dei consensi facendo leva sul malcontento dell’elettorato greco nei confronti del precedente governo di destra (Governo Karamalis). Il programma del Pasok presentato in prossimità delle precedenti elezioni aveva molti punti positivi e dava speranza di cambiamento, pensate che il motto usato dal suo leader Giorgos Papandreou era: Socialismo o barbarie!  Conteneva promesse di ogni tipo, dalla ripresa economica alla cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Grecia, dai diritti lavorativi alla depenalizzazione per le droghe leggere ecc... Tutto ovviamente disatteso. Per tutte queste cose non ha trovato il tempo, molto efficiente è stato invece nel far passare tutti i provvedimenti anti-sociali richiesti dalla Trojka. In occasione del governo Papadimos ci fu l’uscita di scena del presidente Giorgos Papandreou e la salita alla guida del partito dell’ex ministro dell’economia Evanghelos Venizelos.
In questa campagna elettorale non si sono azzardati a promettere nulla di nuovo, hanno puntato tutto sul pragmatismo, chiedendo agli elettori un voto per portare il lavoro già iniziato. Questo pragmatismo è stato accompagnato da un martellamento assiduo e psicologico a riguardo dei pericoli di un’eventuale cacciata dall’euro. Il loro risultato a queste elezioni è mediocre, intorno al 13%, ben lontano dai tempi d’oro del 43%. A distanza di una settimana dal voto, nuovi sondaggi piazzano il Pasok al 12%.

Nea Demokratia è storicamente il più grande partito di destra in Grecia. Negli ultimi quarant’anni si è alternato con i socialisti del Pasok al governo del paese. L’ultimo suo governo è stato quello di Kostas Karamanlis. Da dopo le precedenti elezioni, vinte dal Pasok, è guidato da Antonis Samaras un politico venuto dalle fila di destra di Nea Dimokratia. 
La strategia di Samaras è stata quella di fare una netta opposizione al governo Papandreou, anche se in realtà la politica neo liberista fatta dal Pasok li andava più che bene, anzi ce l’aveva nel suo programma. Faceva opposizione solo per lasciar fare il lavoro sporco al Pasok. I socialisti forti della loro ampia maggioranza non avevano nessun bisogno dell’appoggio della destra (almeno per quanto riguarda i voti, avrebbero ben gradito un appoggio ideologico) e così sono andati avanti un bel po’ da soli. Fin quando Papandreou dichiarò che avrebbe fatto un referendum popolare per porre la questione se continuare o meno con i sacrifici. Come già sapete il referendum non venne mai fatto, l’idea venne ritirata a seguito di insulti e rappresaglie delle “grandi democrazie europee”. Questa infelice evento è da considerare una delle pagine più nere delle posticce democrazie europee, un evidente caso di ingerenza nella politica interna di un paese da parte di altri governi della Comunità Europea. 
A seguito di questo evento però, Antonis Samaras fu costretto a cambiare atteggiamento. Nea Dimokratia entrò a far parte del governo Papadimos e allo stesso tempo divenne fanatica alleata del Pasok nel far passare la politica di “macelleria sociale” iniziata dai socialisti. 
Prima di questa repentina inversione di marcia fatta da Samaras, la parlamentare Dora Bakogianni venne espulsa dal partito in quanto, come neo-liberista si trovava d’accordo con la politica che la Trojka imponeva al Pasok, dopo l’inversione di marcia si registrano altre espulsioni eccellenti fatte da Samaras, ma questa volta motivate dalla contrarietà di alcuni parlamentari alla politica neo-liberista di svendita del paese. Espulsioni legate al voto nel Parlamento del 12 febbraio 2012 riguardante il secondo Memorandum. 
Da queste espulsioni sono nati altri due partiti di destra, rispettivamente Dimokratiki Simachia di Dora Bakogianni e Anexartiti Ellines di Panos Kamenos. Il primo pro-Memorandum e il secondo anti-Memorandum.
In questa campagna elettorale Nea Dimokratia aveva chiesto il voto ai propri elettori per un governo autonomo, puntavano ad una maggioranza assoluta per proseguire la politica di tagli, privatizzazioni e svendita del paese. Non potendo promettere niente di meglio si erano limitati a dire che avrebbero fatto delle limature su alcuni provvedimenti tragici fatti passare in precedenza con il loro voto. Si erano però impegnati molto a promettere repressioni e provvedimenti drastici contro gli immigrati, additati come problema centrale della Grecia, quindi più poteri alla polizia, galere, espulsioni di massa, rastrellamenti, forti riferimenti all’identità cristiana ortodossa ecc... Tant’è vero che leggendo il programma elettorale di Samaras sembrava di avere in mano il programma di George Bush. 
Alcuni giorni prima del voto affermò di voler cambiare i libri di storia per le scuole, una volta al potere li avrebbe riscritti in maniera che fossero chiari i valori fondamentali della grecità! 
A queste elezioni hanno preso intorno al 19%, ben lontano dal risultato che speravano (le loro aspettative miravano al 35%), sono comunque il primo partito. Grazie al premio di maggioranza avranno un bonus di 50 parlamentari in più.

Tra i nuovi partiti di destra generati da Nea Dimokratia Anexsartiti Ellines con a capo Panos Kammenos  propone un taglio netto con la politica legata al Memorandum, quindi congelamento del pagamento del debito e investimenti rivolti a creare sviluppo nel paese. Ovviamente come si aggrada ad un partito di destra propone sgravi fiscali e poche tasse per le imprese. Propongono di restare nell’ Euro e quindi nell’Unione Europea, ma cancellare il Memorandum. A queste elezioni ha raccolto tra il 10 e 11%.

Ancora più a destra c’è il Laos con a capo Giorgos Karazzaferis. Questo partito è sempre stato un piccolo partito, era arrivato ad avere più o meno il 5-6 %, e aveva il suo posticino in parlamento. Solo in un determinato momento, secondo i sondaggi, sembrava essere aumentato. Poi a suo malgrado venne coinvolto nel governo di Papadimos, preso dalla brama di potere accetto di far parte del governo di unità nazionale insieme a Pasok e Nea Dimokratia. Questa esperienza durò solo pochi giorni, poi vedendo che i sondaggi lo davano in netto calo decise di ritirasi. A queste elezioni non ha superato la soglia di sbarramento del 3% e quindi non entrerà in parlamento. La loro politica è una politica di destra, a favore del liberismo, con riferimenti forti alla religione ortodossa, impuntata al nazionalismo e ovviamente contro gli immigrati. E’ opportuno chiarire che sono per il liberismo ma solo quello “made in greece”, quello imposto dalla Trojka non gli andava bene essendo umiliante per la Grecia.

Ancora più a destra ci sono i nazi-fascisti di Chrisi Avghi con a capo Nikos Michaloliakos. In queste elezioni hanno raccolto il “voto di protesta” e da percentuali irrisorie sono schizzati al 7%, avranno quindi 21 parlamentari. Pochi di quelli che li hanno votati avevano un’idea di chi fossero. Poco presenti in televisione, tutti conoscevano esclusivamente la faccia del loro presidente, un signore di mezza età in giacca e cravatta. Adesso dopo il boom elettorale i media si sono iniziati ad interessare di loro e il loro elettorato si è accorto all’improvviso che il loro presidente è l’unico che non ha la testa rasata e che sa mettere tre parole in fila. La loro campagna elettorale è basata sull’odio razziale, sono particolarmente attivi in alcuni quartieri di Atene dove aggrediscono gli immigrati picchiandoli e accoltellandoli. Secondo l’analisi dei voti relative ai seggi dove i poliziotti votano, un poliziotto su due ha votato per Chrisi Avghi, loro dicono di fare, nei confronti degli immigrati, quel lavoro che la polizia dovrebbe fare e non fa. Si propongono come forza repressiva al servizio del cittadino greco di colore bianco, non omosessuale, non di sinistra, non rom e meglio se ortodosso. Sono contro l’Europa e quindi contro il Memorandum.

A sinistra, in vicinanza del Pasok troviamo il partito Demokratiki Aristerà con a capo Fotis Kuvellis, i quali sono usciti alcuni anni fa dal Siriza. Sono un partito che a queste elezioni ha preso poco più del 6%, anche loro sono contro il Memorandum, vorrebbero un progressivo allontanamento dagli obblighi imposti dalla Trojka. Sostengono la permanenza della Grecia nell’Euro.

Il Siriza è il partito di sinistra che è andato meglio nelle elezioni tenutesi una settimana fa. Ha raccolto quasi il 17% dei voti e si è piazzato al secondo posto per numero di voti. In realtà è il vero vincitore di queste votazioni, ha raccolto svariate migliaia di voti in più provenienti da tutti coloro che vedono il Memorandum e le politiche di chi lo sostiene come la catastrofe della Grecia.  Alexis Tsipras è il suo leader, un giovane sotto i quaranta anni. Il Siriza è stato da sempre contro il memorandum criticando le scelte neo liberiste del Pasok e di Nea Dimokratia. Sostiene i diritti dei lavoratori ed è contro la politica dei tagli a stipendi e pensioni. Vorrebbero che la Grecia rimanesse in area Euro, ma vogliono sganciarsi dagli obblighi imposti dal Memorandum. Riguardo al debito, propongono di pagarlo, ma non in questa maniera assurda e selvaggia che sta stremando la società greca. La proposta è di congelare il debito e per due o tre anni investire gli introiti dello stato per il rilancio dell’economia e per i servizi al cittadino come la sanità e istruzione.
Un’altra cosa che chiedono, che ad esempio il Pasok non ha mai chiesto, è il risarcimento dei danni di guerra da parte della Germania. Per chi non lo sapesse, la Germania ha risarcito tutti gli stati che avevano subito dei danni dovuti all’invasione e ai crimini di guerra fatti durante la seconda guerra mondiale dall’esercito nazista. Tutti tranne la Grecia. Anche l’Italia a suo tempo ha pagato la propria parte di danno. Adesso invece di pretendere in maniera inflessibile sacrifici economici dalla Grecia sarebbe bene che la Germania adempiesse ai propri obblighi.
Una settimana dopo il voto i sondaggi lo danno in crescita, addirittura al 27%.

Il KKE è il partito comunista greco, con a capo Aleka Papariga. E’ da sempre contro il memorandum, per l’uscita dall’Unione Europea, dall’Euro e dalla Nato. Ha conservato la struttura stalinista sia nella prassi che nella teoria, non collabora con nessuno e aspetta che i tempi siano maturi per liberare il popolo greco dal capitalismo. A queste elezioni ha preso più dell’8%, ma già prima del voto la signora Papariga aveva affermato di escludere ogni tipo di collaborazioni per eventuali governi di sinistra, dicendo che “il popolo greco non è ancora maturo per queste cose”.

Antarsya fa parte dei partiti di sinistra, sostiene l’uscita dall’Euro e ovviamente la sospensione unilaterale dal Memorandum. Come gli altri partiti di sinistra sopracitati sostiene che il Memorandum è deleterio ed è una via senza uscita per il popolo greco. Anche loro come gliEcologisti non hanno oltre passato la soglia del 3% e quindi non entreranno in parlamento.

Risultati elettorali 
partito                     percentuale            parlamentari
Nea Dimokratia...........18,85 %......................108
Siriza...........................16,78%........................52
Pasok..........................13,18%........................41
Anerxartiti ellines..........10,60%........................33
KKE..............................8,48%.......................26
Chrisi Avghi...................6,97%........................21
Dimokratiki Aristera.......6,11%.......................19
------------------------------------------------------------------------
Ecologisti.......................2,93%
Laos..............................2,90%
Dim. Simmakia...............2,55%
Dim. Xana......................2,15%
Filo Elefteri.....................1,80%


Parte seconda. Il dopo voto. 

Da un’analisi veloce del voto è facile capire che i partiti che hanno sostenuto il Memorandum imposto dalla Trojka hanno accusato un calo vertiginoso di voti. I due storici partiti Pasok e Nea Dimokrazia sono rimasti ben al di sotto delle loro aspettative, registrando il peggiore risultato nella loro storia. 
Il vero vincitore di queste elezioni è il partito di sinistra Siriza che con il suo risultato sorprendente rappresenta lo spirito di cambiamento e opposizione alla politica portata avanti fino ad ora. Oltre ai voti dell’elettorato di sinistra ha raccolto molti voti in fuga dal Pasok.
Il partito Anexartiti Ellines, con le sue posizioni di rottura con il Memorandum ha attirato un grosso consenso da destra provocando un emorragia di voti da Nea Dimokratia, mentre Dimokratiki Aristerà, facendo parte di una sinistra più riformista e moderata, ha sicuramente raccolto molti voti provenienti dal Pasok. Un leggero calo di voti lo registra anche il KKE, forse proprio a causa delle dichiarazioni della propria leader Aleka Papariga che subito prima delle elezioni ha affermato di non voler collaborare con nessuno. 
L’ingresso in parlamento di Chrisi Avghi è la novità, che in realtà era stata ampiamente annunciata dai sondaggi. Hanno raccolto il voto del malcontento o altrimenti detto di protesta.
Molte persone hanno deciso di votare un partito dichiaratamente antidemocratico nell’intento di punire i grandi partiti che da generazioni si alternano al potere e che in questi ultimi anni hanno dimostrato di essere uguali nella sostanza. 

Anche se in campagna elettorale sia il Pasok che Nea Dimokratia avevano affermato di non voler collaborare l’uno con l’altro, la maggioranza dei greci ha tirato un sospiro di sollievo quando i risultati hanno confermato che i due partiti messi insieme non raggiungevano la maggioranza dei voti, a niente è servito il premio di cinquanta parlamentari in più che viene assegnato al primo partito. 
Se non fosse stato così ci sarebbe stata una continuità di governo tra i vincitori delle elezioni e il precedente governo di Lucas Papadimos e questo sarebbe stato deleterio per la società greca perché avrebbe dato nuovo vigore alle spinte neo-liberiste legate al volere della Trojka. Forti del loro rinnovato consenso avrebbero definitivamente annientato ciò che resta del paese.

In Grecia i governi vengono formati così: se nessun partito prende la maggioranza assoluta dei voti, il Presidente della Democrazia da mandato al primo partito di formare una coalizione di governo. Se il primo partito non trova alleanze, la palla passa al secondo, poi al terzo e così via.
Se alla fine di questa procedura non si è formata nessuna coalizione di governo, allora il Presidente della Democrazia (Carlos Papoulias) chiama a raccolta tutti i partiti e verifica l’eventuale fattibilità di un governo, conduce quindi una mediazione nel tentativo di scongiurare un nuovo voto. 
Tutte le consultazioni fatte dai partiti non hanno portato alla formazione di un governo, Nea Demokratia e Pasok sono isolati nel panorama politico in quanto rappresentanti del Memorandum oltre che palesi perdenti. 
Siriza che dal risultato elettorale esce vincente e incarna il sentimento di rottura del popolo greco, non ha abbastanza parlamentari per formare un governo da solo. Anche alleandosi con il partito Dimokratiki Aristerà rimane sotto la soglia della maggioranza. Il partito comunista KKE aveva già in precedenza dichiarato di non voler collaborare ad un governo di sinistra, ma anche se dovesse cambiare idea, il suo contributo non basterebbe a passare la soglia dei 151 parlamentari utili per formare un governo.
Da alcuni giorni sono iniziate le consultazioni del Presidente della Democrazia, con tutti i partiti e un’ipotesi di governo possibile era emersa. Sarebbe stato possibile fare un governo a tre con Pasok, Nea Dimokratia e Demokratiki Aristerà, ma in realtà ciò sarebbe stato possibile con i numeri è non con i fatti. Questo vorrebbe dire ignorare il segnale emerso in maniera forte dalle elezioni e fare un governo dei perdenti che continua la politica di prima. Questa ipotesi che per alcune ore è stata in piedi ha subito portato il Siriza al 27% nei sondaggi, ben dieci punti sopra il risultato elettorale. Sia Pasok che Nea Dimokratia che Demokratiki Aristerà sanno che un governo di questo genere è rischioso perché porterebbe alla rivoluzione. 
Proprio valutando questo fattore Demokratiki Aristerà si è ritirata dalla coalizione a tre ponendo come punto assolutamente inevitabile una partecipazione del Siriza.
Dovete a questo punto sapere che subito dopo le elezioni abbiamo assistito a tutta una serie di valutazioni elettorali dove sembrava che sia il Pasok che Nea Dimokrazia fossero quasi concordi col Siriza, disposti a smussare le loro posizioni a favore del Memorandum, invitando il Siriza a intraprendere un governo che loro avrebbero appoggiato.
Ma quando il presidente del Siriza Alexis Tsipras a invitato Pasok e Nea Dimokratia a passare dalle parole ai fatti i toni concilianti sono cambiati in maniera repentina. Tsipras aveva infatti invitato i presidenti di partito firmatari del Memorandum a inviare una lettera di disdetta alla Trojka dove si dichiaravano di non adempire alle misure pattuite. 
In più veniva proposta una mediazione su cinque punti proposti dal Siriza come accordo minimo per una alleanza di governo. La proposta era questa:
1. Riconoscere la necessità di annullare i provvedimenti del memorandum e le leggi vergogna che hanno ulteriormente tagliato i salari e le pensioni.
2. L'abrogazione delle leggi che catalizzano i diritti fondamentali del lavoro, come la legge che abolisce la contrattazione collettiva.
3. Promuovere cambiamenti nel sistema politico per approfondire la democrazia, come la modifica della legge elettorale e l'introduzione della rappresentanza proporzionale, e l'abrogazione della legge sulla responsabilità dei ministri.
4. Mettere a controllo pubblico il sistema bancario e rendere pubblica la relazione della Black Rock.
5. Creare una commissione internazionale per monitorare il debito pubblico oneroso e mettere una moratoria sul rimborso.
Ovviamente non è stato possibile conciliare delle posizioni così diverse. 
Adesso sono finite le consultazioni del Presidente della Democrazia per valutare un governo di unità nazionale ed è notizia di pochi minuti fa che un governo di transizione porterà il paese a nuove elezioni che si terranno il 17 giugno. 
Intanto c’è da dire che le pressioni internazionali sulla Grecia sono fortissime, la dose di soldi che sarebbe dovuta essere versata a giugno in cambio dell’attuazione di altri 77 provvedimenti antisociali è in forse. Comunque, questi soldi, come i 130 miliardi di euro che la Grecia ha ricevuto a febbraio saranno destinati per il 92% a pagare gli interessi sui prestiti e i creditori dello stato greco, non andranno certo a rincuorare il morale di chi ha perso il lavoro, di chi il lavoro ce l’ha ma prende un terzo dello stipendio o di chi non ha più soldi per comprare lo stretto necessario per vivere. C’è da considerare che la Trojka ha tirato talmente la corda che adesso il gran parte del popolo greco non ritiene più che l’uscita dall’Euro porterà la Grecia alla povertà in quanto la povertà è già di casa in Grecia. Il terrorismo mediatico che il Pasok e Nea Dimokratia portano avanti dicendo che se il paese esce dall’Euro ci saranno i supermercati con gli scaffali vuoti e non ci sarà benzina per viaggiare e petrolio per scaldarsi fa ormai poco effetto, la gente inizia a capire che gli scaffali dei supermercati pieni di prodotti non hanno senso se non hai i soldi in tasca per comprarli.
Il duetto Merkel e Sarkozy che umiliano il popolo greco con le loro risatine ironiche e costringono Papandreou a ritirare il referendum che aveva proposto nell’autunno 2011 hanno portato il sentimento anti-europeo ai massimi livelli. Adesso è inutile che i signori della Trojka si sbilanciano in dichiarazioni dove affermano di rispettare a pieno il voto democratico espresso dal popolo greco, come minimo queste dichiarazioni appaiano ipocrite.
In più adesso è chiaro che la politica della Merkel è sempre più isolata in Europa, adesso che è rimasta senza il suo fido compare Sarkozy e che valutando la posizione instabile della Spagna, del Portogallo e dell’Italia è forse l’Europa che dovrebbe temere l’uscita della Grecia dall’Euro e non viceversa.  
Adesso che la Grecia va verso le elezioni, non voglio neanche immaginare che sorta di pressione verrà attuata al livello internazionale, che sporcizia dovremo ancora vedere. E’ chiaro che per la Trojka piegare l’orgoglio della Grecia è un punto fermo, vorranno a tutti i costi evitare un precedente, qualcosa che possa innescare un cambiamento in Europa. 
Importantissima sarà la solidarietà internazionale dei popoli contro l’Europa unita dei banchieri.

Francesco Moretti
Le elezioni in Grecia sono state indette dal governo guidato da Lukas Papadimos e formato da Pasok e Nea Demokratia, come valvola di sfogo. Era evidente che la data delle elezioni, da molto tempo promesse, è stata calcolata in maniera scientifica in modo da prevedere ed evitare una rivolta sociale. Il governo formato dai due ex-maggiori partiti di destra e di centro, con il compito di portare a compimento il programma di “macelleria sociale” imposto da Unione Europea, Fondo Monetario Internazionale e BCE ha portato la società greca all’esasperazione. 
La quantità dei disoccupati continua a salire, e le cose vanno male anche per chi ancora il lavoro ce l’ha. Gli stipendi nel settore privato sono stati ridotti ad un terzo di quel che erano appena un anno e mezzo fa, mentre i prezzi dei generi di consumo continuano a salire seguendo i rialzi dei carburanti. In più da oggi verrà messo in atto la liberalizzazione dei contratti di lavoro, ovvero i contratto di categoria nazionali non esistono più e il datore di lavoro potrà fare dei contratti personalizzati per ogni lavoratore. Si avranno così varie retribuzioni economiche tra i lavoratori e persone che fanno lo stesso lavoro verranno pagate in maniera diversa, a discrezione e simpatia del datore. Questo non è che l’inizio di ciò che dovrà avvenire, ci sono in programma ben 77 provvedimenti micidiali che il governo tecnico aveva previsto di attuare nei mesi di giugno e luglio. Tutto questo alla faccia delle migliaia di famiglie che già sono sotto la soglia di povertà relativa e sempre più spesso assoluta. Gli effetti di questi tagli al settore pubblico e alla spesa sociale si fanno sentire in maniera evidente ovunque, nella scuola, nei servizi al cittadino, nella sanità. Negli ospedali c’è stato un netto calo di assunzioni, e a mano a mano che scadono i contratti il personale non viene rimpiazzato, iniziano a scarseggiare i farmaci e alle attrezzature ospedaliere non viene più fatta la manutenzione ordinaria. Il risultato di tutto questo si traduce in file interminabili di pazienti, tempi di attesa enormi e la cosa più tragica è il vertiginoso aumento delle morti per infezioni ospedaliere post operatorie. Crisi economica in Grecia vuol dire morire a causa di una infezione batterica contratta in seguito a un banale intervento. Sono aumentati del 22% i suicidi, in forte aumento anche tra i giovani le malattie psicosomatiche e le forme di depressione.
Con questa situazione sociale ed economica l’altra settimana, il 6 maggio, ci sono state le elezioni politiche in Grecia. I risultati sono stati chiari e hanno premiato i partiti che hanno dichiarato di non voler dare continuità al programma imposto dalla Trojka.
Descriverò quanto più brevemente possibile il panorama dei partiti greci, facendo dei riferimenti al programma attuale ma anche alla loro recente storia.
Partendo dai partiti più conosciuti troviamo il Pasok, il partito socialista, andato al potere nelle precedenti elezioni con una percentuale altissima di voti, guadagno il 43% dei consensi facendo leva sul malcontento dell’elettorato greco nei confronti del precedente governo di destra (Governo Karamalis). Il programma del Pasok presentato in prossimità delle precedenti elezioni aveva molti punti positivi e dava speranza di cambiamento, pensate che il motto usato dal suo leader Giorgos Papandreou era: Socialismo o barbarie!  Conteneva promesse di ogni tipo, dalla ripresa economica alla cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Grecia, dai diritti lavorativi alla depenalizzazione per le droghe leggere ecc... Tutto ovviamente disatteso. Per tutte queste cose non ha trovato il tempo, molto efficiente è stato invece nel far passare tutti i provvedimenti anti-sociali richiesti dalla Trojka. In occasione del governo Papadimos ci fu l’uscita di scena del presidente Giorgos Papandreou e la salita alla guida del partito dell’ex ministro dell’economia Evanghelos Venizelos.
In questa campagna elettorale non si sono azzardati a promettere nulla di nuovo, hanno puntato tutto sul pragmatismo, chiedendo agli elettori un voto per portare il lavoro già iniziato. Questo pragmatismo è stato accompagnato da un martellamento assiduo e psicologico a riguardo dei pericoli di un’eventuale cacciata dall’euro. Il loro risultato a queste elezioni è mediocre, intorno al 13%, ben lontano dai tempi d’oro del 43%. A distanza di una settimana dal voto, nuovi sondaggi piazzano il Pasok al 12%.

Nea Demokratia è storicamente il più grande partito di destra in Grecia. Negli ultimi quarant’anni si è alternato con i socialisti del Pasok al governo del paese. L’ultimo suo governo è stato quello di Kostas Karamanlis. Da dopo le precedenti elezioni, vinte dal Pasok, è guidato da Antonis Samaras un politico venuto dalle fila di destra di Nea Dimokratia. 
La strategia di Samaras è stata quella di fare una netta opposizione al governo Papandreou, anche se in realtà la politica neo liberista fatta dal Pasok li andava più che bene, anzi ce l’aveva nel suo programma. Faceva opposizione solo per lasciar fare il lavoro sporco al Pasok. I socialisti forti della loro ampia maggioranza non avevano nessun bisogno dell’appoggio della destra (almeno per quanto riguarda i voti, avrebbero ben gradito un appoggio ideologico) e così sono andati avanti un bel po’ da soli. Fin quando Papandreou dichiarò che avrebbe fatto un referendum popolare per porre la questione se continuare o meno con i sacrifici. Come già sapete il referendum non venne mai fatto, l’idea venne ritirata a seguito di insulti e rappresaglie delle “grandi democrazie europee”. Questa infelice evento è da considerare una delle pagine più nere delle posticce democrazie europee, un evidente caso di ingerenza nella politica interna di un paese da parte di altri governi della Comunità Europea. 
A seguito di questo evento però, Antonis Samaras fu costretto a cambiare atteggiamento. Nea Dimokratia entrò a far parte del governo Papadimos e allo stesso tempo divenne fanatica alleata del Pasok nel far passare la politica di “macelleria sociale” iniziata dai socialisti. 
Prima di questa repentina inversione di marcia fatta da Samaras, la parlamentare Dora Bakogianni venne espulsa dal partito in quanto, come neo-liberista si trovava d’accordo con la politica che la Trojka imponeva al Pasok, dopo l’inversione di marcia si registrano altre espulsioni eccellenti fatte da Samaras, ma questa volta motivate dalla contrarietà di alcuni parlamentari alla politica neo-liberista di svendita del paese. Espulsioni legate al voto nel Parlamento del 12 febbraio 2012 riguardante il secondo Memorandum. 
Da queste espulsioni sono nati altri due partiti di destra, rispettivamente Dimokratiki Simachia di Dora Bakogianni e Anexartiti Ellines di Panos Kamenos. Il primo pro-Memorandum e il secondo anti-Memorandum.
In questa campagna elettorale Nea Dimokratia aveva chiesto il voto ai propri elettori per un governo autonomo, puntavano ad una maggioranza assoluta per proseguire la politica di tagli, privatizzazioni e svendita del paese. Non potendo promettere niente di meglio si erano limitati a dire che avrebbero fatto delle limature su alcuni provvedimenti tragici fatti passare in precedenza con il loro voto. Si erano però impegnati molto a promettere repressioni e provvedimenti drastici contro gli immigrati, additati come problema centrale della Grecia, quindi più poteri alla polizia, galere, espulsioni di massa, rastrellamenti, forti riferimenti all’identità cristiana ortodossa ecc... Tant’è vero che leggendo il programma elettorale di Samaras sembrava di avere in mano il programma di George Bush. 
Alcuni giorni prima del voto affermò di voler cambiare i libri di storia per le scuole, una volta al potere li avrebbe riscritti in maniera che fossero chiari i valori fondamentali della grecità! 
A queste elezioni hanno preso intorno al 19%, ben lontano dal risultato che speravano (le loro aspettative miravano al 35%), sono comunque il primo partito. Grazie al premio di maggioranza avranno un bonus di 50 parlamentari in più.

Tra i nuovi partiti di destra generati da Nea Dimokratia Anexsartiti Ellines con a capo Panos Kammenos  propone un taglio netto con la politica legata al Memorandum, quindi congelamento del pagamento del debito e investimenti rivolti a creare sviluppo nel paese. Ovviamente come si aggrada ad un partito di destra propone sgravi fiscali e poche tasse per le imprese. Propongono di restare nell’ Euro e quindi nell’Unione Europea, ma cancellare il Memorandum. A queste elezioni ha raccolto tra il 10 e 11%.

Ancora più a destra c’è il Laos con a capo Giorgos Karazzaferis. Questo partito è sempre stato un piccolo partito, era arrivato ad avere più o meno il 5-6 %, e aveva il suo posticino in parlamento. Solo in un determinato momento, secondo i sondaggi, sembrava essere aumentato. Poi a suo malgrado venne coinvolto nel governo di Papadimos, preso dalla brama di potere accetto di far parte del governo di unità nazionale insieme a Pasok e Nea Dimokratia. Questa esperienza durò solo pochi giorni, poi vedendo che i sondaggi lo davano in netto calo decise di ritirasi. A queste elezioni non ha superato la soglia di sbarramento del 3% e quindi non entrerà in parlamento. La loro politica è una politica di destra, a favore del liberismo, con riferimenti forti alla religione ortodossa, impuntata al nazionalismo e ovviamente contro gli immigrati. E’ opportuno chiarire che sono per il liberismo ma solo quello “made in greece”, quello imposto dalla Trojka non gli andava bene essendo umiliante per la Grecia.

Ancora più a destra ci sono i nazi-fascisti di Chrisi Avghi con a capo Nikos Michaloliakos. In queste elezioni hanno raccolto il “voto di protesta” e da percentuali irrisorie sono schizzati al 7%, avranno quindi 21 parlamentari. Pochi di quelli che li hanno votati avevano un’idea di chi fossero. Poco presenti in televisione, tutti conoscevano esclusivamente la faccia del loro presidente, un signore di mezza età in giacca e cravatta. Adesso dopo il boom elettorale i media si sono iniziati ad interessare di loro e il loro elettorato si è accorto all’improvviso che il loro presidente è l’unico che non ha la testa rasata e che sa mettere tre parole in fila. La loro campagna elettorale è basata sull’odio razziale, sono particolarmente attivi in alcuni quartieri di Atene dove aggrediscono gli immigrati picchiandoli e accoltellandoli. Secondo l’analisi dei voti relative ai seggi dove i poliziotti votano, un poliziotto su due ha votato per Chrisi Avghi, loro dicono di fare, nei confronti degli immigrati, quel lavoro che la polizia dovrebbe fare e non fa. Si propongono come forza repressiva al servizio del cittadino greco di colore bianco, non omosessuale, non di sinistra, non rom e meglio se ortodosso. Sono contro l’Europa e quindi contro il Memorandum.

A sinistra, in vicinanza del Pasok troviamo il partito Demokratiki Aristerà con a capo Fotis Kuvellis, i quali sono usciti alcuni anni fa dal Siriza. Sono un partito che a queste elezioni ha preso poco più del 6%, anche loro sono contro il Memorandum, vorrebbero un progressivo allontanamento dagli obblighi imposti dalla Trojka. Sostengono la permanenza della Grecia nell’Euro.

Il Siriza è il partito di sinistra che è andato meglio nelle elezioni tenutesi una settimana fa. Ha raccolto quasi il 17% dei voti e si è piazzato al secondo posto per numero di voti. In realtà è il vero vincitore di queste votazioni, ha raccolto svariate migliaia di voti in più provenienti da tutti coloro che vedono il Memorandum e le politiche di chi lo sostiene come la catastrofe della Grecia.  Alexis Tsipras è il suo leader, un giovane sotto i quaranta anni. Il Siriza è stato da sempre contro il memorandum criticando le scelte neo liberiste del Pasok e di Nea Dimokratia. Sostiene i diritti dei lavoratori ed è contro la politica dei tagli a stipendi e pensioni. Vorrebbero che la Grecia rimanesse in area Euro, ma vogliono sganciarsi dagli obblighi imposti dal Memorandum. Riguardo al debito, propongono di pagarlo, ma non in questa maniera assurda e selvaggia che sta stremando la società greca. La proposta è di congelare il debito e per due o tre anni investire gli introiti dello stato per il rilancio dell’economia e per i servizi al cittadino come la sanità e istruzione.
Un’altra cosa che chiedono, che ad esempio il Pasok non ha mai chiesto, è il risarcimento dei danni di guerra da parte della Germania. Per chi non lo sapesse, la Germania ha risarcito tutti gli stati che avevano subito dei danni dovuti all’invasione e ai crimini di guerra fatti durante la seconda guerra mondiale dall’esercito nazista. Tutti tranne la Grecia. Anche l’Italia a suo tempo ha pagato la propria parte di danno. Adesso invece di pretendere in maniera inflessibile sacrifici economici dalla Grecia sarebbe bene che la Germania adempiesse ai propri obblighi.
Una settimana dopo il voto i sondaggi lo danno in crescita, addirittura al 27%.

Il KKE è il partito comunista greco, con a capo Aleka Papariga. E’ da sempre contro il memorandum, per l’uscita dall’Unione Europea, dall’Euro e dalla Nato. Ha conservato la struttura stalinista sia nella prassi che nella teoria, non collabora con nessuno e aspetta che i tempi siano maturi per liberare il popolo greco dal capitalismo. A queste elezioni ha preso più dell’8%, ma già prima del voto la signora Papariga aveva affermato di escludere ogni tipo di collaborazioni per eventuali governi di sinistra, dicendo che “il popolo greco non è ancora maturo per queste cose”.

Antarsya fa parte dei partiti di sinistra, sostiene l’uscita dall’Euro e ovviamente la sospensione unilaterale dal Memorandum. Come gli altri partiti di sinistra sopracitati sostiene che il Memorandum è deleterio ed è una via senza uscita per il popolo greco. Anche loro come gliEcologisti non hanno oltre passato la soglia del 3% e quindi non entreranno in parlamento.

Risultati elettorali 
partito                     percentuale            parlamentari
Nea Dimokratia...........18,85 %......................108
Siriza...........................16,78%........................52
Pasok..........................13,18%........................41
Anerxartiti ellines..........10,60%........................33
KKE..............................8,48%.......................26
Chrisi Avghi...................6,97%........................21
Dimokratiki Aristera.......6,11%.......................19
------------------------------------------------------------------------
Ecologisti.......................2,93%
Laos..............................2,90%
Dim. Simmakia...............2,55%
Dim. Xana......................2,15%
Filo Elefteri.....................1,80%


Parte seconda. Il dopo voto. 

Da un’analisi veloce del voto è facile capire che i partiti che hanno sostenuto il Memorandum imposto dalla Trojka hanno accusato un calo vertiginoso di voti. I due storici partiti Pasok e Nea Dimokrazia sono rimasti ben al di sotto delle loro aspettative, registrando il peggiore risultato nella loro storia. 
Il vero vincitore di queste elezioni è il partito di sinistra Siriza che con il suo risultato sorprendente rappresenta lo spirito di cambiamento e opposizione alla politica portata avanti fino ad ora. Oltre ai voti dell’elettorato di sinistra ha raccolto molti voti in fuga dal Pasok.
Il partito Anexartiti Ellines, con le sue posizioni di rottura con il Memorandum ha attirato un grosso consenso da destra provocando un emorragia di voti da Nea Dimokratia, mentre Dimokratiki Aristerà, facendo parte di una sinistra più riformista e moderata, ha sicuramente raccolto molti voti provenienti dal Pasok. Un leggero calo di voti lo registra anche il KKE, forse proprio a causa delle dichiarazioni della propria leader Aleka Papariga che subito prima delle elezioni ha affermato di non voler collaborare con nessuno. 
L’ingresso in parlamento di Chrisi Avghi è la novità, che in realtà era stata ampiamente annunciata dai sondaggi. Hanno raccolto il voto del malcontento o altrimenti detto di protesta.
Molte persone hanno deciso di votare un partito dichiaratamente antidemocratico nell’intento di punire i grandi partiti che da generazioni si alternano al potere e che in questi ultimi anni hanno dimostrato di essere uguali nella sostanza. 

Anche se in campagna elettorale sia il Pasok che Nea Dimokratia avevano affermato di non voler collaborare l’uno con l’altro, la maggioranza dei greci ha tirato un sospiro di sollievo quando i risultati hanno confermato che i due partiti messi insieme non raggiungevano la maggioranza dei voti, a niente è servito il premio di cinquanta parlamentari in più che viene assegnato al primo partito. 
Se non fosse stato così ci sarebbe stata una continuità di governo tra i vincitori delle elezioni e il precedente governo di Lucas Papadimos e questo sarebbe stato deleterio per la società greca perché avrebbe dato nuovo vigore alle spinte neo-liberiste legate al volere della Trojka. Forti del loro rinnovato consenso avrebbero definitivamente annientato ciò che resta del paese.

In Grecia i governi vengono formati così: se nessun partito prende la maggioranza assoluta dei voti, il Presidente della Democrazia da mandato al primo partito di formare una coalizione di governo. Se il primo partito non trova alleanze, la palla passa al secondo, poi al terzo e così via.
Se alla fine di questa procedura non si è formata nessuna coalizione di governo, allora il Presidente della Democrazia (Carlos Papoulias) chiama a raccolta tutti i partiti e verifica l’eventuale fattibilità di un governo, conduce quindi una mediazione nel tentativo di scongiurare un nuovo voto. 
Tutte le consultazioni fatte dai partiti non hanno portato alla formazione di un governo, Nea Demokratia e Pasok sono isolati nel panorama politico in quanto rappresentanti del Memorandum oltre che palesi perdenti. 
Siriza che dal risultato elettorale esce vincente e incarna il sentimento di rottura del popolo greco, non ha abbastanza parlamentari per formare un governo da solo. Anche alleandosi con il partito Dimokratiki Aristerà rimane sotto la soglia della maggioranza. Il partito comunista KKE aveva già in precedenza dichiarato di non voler collaborare ad un governo di sinistra, ma anche se dovesse cambiare idea, il suo contributo non basterebbe a passare la soglia dei 151 parlamentari utili per formare un governo.
Da alcuni giorni sono iniziate le consultazioni del Presidente della Democrazia, con tutti i partiti e un’ipotesi di governo possibile era emersa. Sarebbe stato possibile fare un governo a tre con Pasok, Nea Dimokratia e Demokratiki Aristerà, ma in realtà ciò sarebbe stato possibile con i numeri è non con i fatti. Questo vorrebbe dire ignorare il segnale emerso in maniera forte dalle elezioni e fare un governo dei perdenti che continua la politica di prima. Questa ipotesi che per alcune ore è stata in piedi ha subito portato il Siriza al 27% nei sondaggi, ben dieci punti sopra il risultato elettorale. Sia Pasok che Nea Dimokratia che Demokratiki Aristerà sanno che un governo di questo genere è rischioso perché porterebbe alla rivoluzione. 
Proprio valutando questo fattore Demokratiki Aristerà si è ritirata dalla coalizione a tre ponendo come punto assolutamente inevitabile una partecipazione del Siriza.
Dovete a questo punto sapere che subito dopo le elezioni abbiamo assistito a tutta una serie di valutazioni elettorali dove sembrava che sia il Pasok che Nea Dimokrazia fossero quasi concordi col Siriza, disposti a smussare le loro posizioni a favore del Memorandum, invitando il Siriza a intraprendere un governo che loro avrebbero appoggiato.
Ma quando il presidente del Siriza Alexis Tsipras a invitato Pasok e Nea Dimokratia a passare dalle parole ai fatti i toni concilianti sono cambiati in maniera repentina. Tsipras aveva infatti invitato i presidenti di partito firmatari del Memorandum a inviare una lettera di disdetta alla Trojka dove si dichiaravano di non adempire alle misure pattuite. 
In più veniva proposta una mediazione su cinque punti proposti dal Siriza come accordo minimo per una alleanza di governo. La proposta era questa:
1. Riconoscere la necessità di annullare i provvedimenti del memorandum e le leggi vergogna che hanno ulteriormente tagliato i salari e le pensioni.
2. L'abrogazione delle leggi che catalizzano i diritti fondamentali del lavoro, come la legge che abolisce la contrattazione collettiva.
3. Promuovere cambiamenti nel sistema politico per approfondire la democrazia, come la modifica della legge elettorale e l'introduzione della rappresentanza proporzionale, e l'abrogazione della legge sulla responsabilità dei ministri.
4. Mettere a controllo pubblico il sistema bancario e rendere pubblica la relazione della Black Rock.
5. Creare una commissione internazionale per monitorare il debito pubblico oneroso e mettere una moratoria sul rimborso.
Ovviamente non è stato possibile conciliare delle posizioni così diverse. 
Adesso sono finite le consultazioni del Presidente della Democrazia per valutare un governo di unità nazionale ed è notizia di pochi minuti fa che un governo di transizione porterà il paese a nuove elezioni che si terranno il 17 giugno. 
Intanto c’è da dire che le pressioni internazionali sulla Grecia sono fortissime, la dose di soldi che sarebbe dovuta essere versata a giugno in cambio dell’attuazione di altri 77 provvedimenti antisociali è in forse. Comunque, questi soldi, come i 130 miliardi di euro che la Grecia ha ricevuto a febbraio saranno destinati per il 92% a pagare gli interessi sui prestiti e i creditori dello stato greco, non andranno certo a rincuorare il morale di chi ha perso il lavoro, di chi il lavoro ce l’ha ma prende un terzo dello stipendio o di chi non ha più soldi per comprare lo stretto necessario per vivere. C’è da considerare che la Trojka ha tirato talmente la corda che adesso il gran parte del popolo greco non ritiene più che l’uscita dall’Euro porterà la Grecia alla povertà in quanto la povertà è già di casa in Grecia. Il terrorismo mediatico che il Pasok e Nea Dimokratia portano avanti dicendo che se il paese esce dall’Euro ci saranno i supermercati con gli scaffali vuoti e non ci sarà benzina per viaggiare e petrolio per scaldarsi fa ormai poco effetto, la gente inizia a capire che gli scaffali dei supermercati pieni di prodotti non hanno senso se non hai i soldi in tasca per comprarli.
Il duetto Merkel e Sarkozy che umiliano il popolo greco con le loro risatine ironiche e costringono Papandreou a ritirare il referendum che aveva proposto nell’autunno 2011 hanno portato il sentimento anti-europeo ai massimi livelli. Adesso è inutile che i signori della Trojka si sbilanciano in dichiarazioni dove affermano di rispettare a pieno il voto democratico espresso dal popolo greco, come minimo queste dichiarazioni appaiano ipocrite.
In più adesso è chiaro che la politica della Merkel è sempre più isolata in Europa, adesso che è rimasta senza il suo fido compare Sarkozy e che valutando la posizione instabile della Spagna, del Portogallo e dell’Italia è forse l’Europa che dovrebbe temere l’uscita della Grecia dall’Euro e non viceversa.  
Adesso che la Grecia va verso le elezioni, non voglio neanche immaginare che sorta di pressione verrà attuata al livello internazionale, che sporcizia dovremo ancora vedere. E’ chiaro che per la Trojka piegare l’orgoglio della Grecia è un punto fermo, vorranno a tutti i costi evitare un precedente, qualcosa che possa innescare un cambiamento in Europa. 
Importantissima sarà la solidarietà internazionale dei popoli contro l’Europa unita dei banchieri.

Francesco Moretti
Partendo dai partiti più conosciuti troviamo il Pasok, il partito socialista, andato al potere nelle precedenti elezioni con una percentuale altissima di voti, guadagno il 43% dei consensi facendo leva sul malcontento dell’elettorato greco nei confronti del precedente governo di destra (Governo Karamalis). Il programma del Pasok presentato in prossimità delle precedenti elezioni aveva molti punti positivi e dava speranza di cambiamento, pensate che il motto usato dal suo leader Giorgos Papandreou era: Socialismo o barbarie!  Conteneva promesse di ogni tipo, dalla ripresa economica alla cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Grecia, dai diritti lavorativi alla depenalizzazione per le droghe leggere ecc... Tutto ovviamente disatteso. Per tutte queste cose non ha trovato il tempo, molto efficiente è stato invece nel far passare tutti i provvedimenti anti-sociali richiesti dalla Trojka. In occasione del governo Papadimos ci fu l’uscita di scena del presidente Giorgos Papandreou e la salita alla guida del partito dell’ex ministro dell’economia Evanghelos Venizelos.
In questa campagna elettorale non si sono azzardati a promettere nulla di nuovo, hanno puntato tutto sul pragmatismo, chiedendo agli elettori un voto per portare il lavoro già iniziato. Questo pragmatismo è stato accompagnato da un martellamento assiduo e psicologico a riguardo dei pericoli di un’eventuale cacciata dall’euro. Il loro risultato a queste elezioni è mediocre, intorno al 13%, ben lontano dai tempi d’oro del 43%. A distanza di una settimana dal voto, nuovi sondaggi piazzano il Pasok al 12%.
Nea Demokratia è storicamente il più grande partito di destra in Grecia. Negli ultimi quarant’anni si è alternato con i socialisti del Pasok al governo del paese. L’ultimo suo governo è stato quello di Kostas Karamanlis. Da dopo le precedenti elezioni, vinte dal Pasok, è guidato da Antonis Samaras un politico venuto dalle fila di destra di Nea Dimokratia. 
La strategia di Samaras è stata quella di fare una netta opposizione al governo Papandreou, anche se in realtà la politica neo liberista fatta dal Pasok li andava più che bene, anzi ce l’aveva nel suo programma. Faceva opposizione solo per lasciar fare il lavoro sporco al Pasok. I socialisti forti della loro ampia maggioranza non avevano nessun bisogno dell’appoggio della destra (almeno per quanto riguarda i voti, avrebbero ben gradito un appoggio ideologico) e così sono andati avanti un bel po’ da soli. Fin quando Papandreou dichiarò che avrebbe fatto un referendum popolare per porre la questione se continuare o meno con i sacrifici. Come già sapete il referendum non venne mai fatto, l’idea venne ritirata a seguito di insulti e rappresaglie delle “grandi democrazie europee”. Questa infelice evento è da considerare una delle pagine più nere delle posticce democrazie europee, un evidente caso di ingerenza nella politica interna di un paese da parte di altri governi della Comunità Europea. 
A seguito di questo evento però, Antonis Samaras fu costretto a cambiare atteggiamento. Nea Dimokratia entrò a far parte del governo Papadimos e allo stesso tempo divenne fanatica alleata del Pasok nel far passare la politica di “macelleria sociale” iniziata dai socialisti. 
Prima di questa repentina inversione di marcia fatta da Samaras, la parlamentare Dora Bakogianni venne espulsa dal partito in quanto, come neo-liberista si trovava d’accordo con la politica che la Trojka imponeva al Pasok, dopo l’inversione di marcia si registrano altre espulsioni eccellenti fatte da Samaras, ma questa volta motivate dalla contrarietà di alcuni parlamentari alla politica neo-liberista di svendita del paese. Espulsioni legate al voto nel Parlamento del 12 febbraio 2012 riguardante il secondo Memorandum. 
Da queste espulsioni sono nati altri due partiti di destra, rispettivamente Dimokratiki Simachia di Dora Bakogianni e Anexartiti Ellines di Panos Kamenos. Il primo pro-Memorandum e il secondo anti-Memorandum.
In questa campagna elettorale Nea Dimokratia aveva chiesto il voto ai propri elettori per un governo autonomo, puntavano ad una maggioranza assoluta per proseguire la politica di tagli, privatizzazioni e svendita del paese. Non potendo promettere niente di meglio si erano limitati a dire che avrebbero fatto delle limature su alcuni provvedimenti tragici fatti passare in precedenza con il loro voto. Si erano però impegnati molto a promettere repressioni e provvedimenti drastici contro gli immigrati, additati come problema centrale della Grecia, quindi più poteri alla polizia, galere, espulsioni di massa, rastrellamenti, forti riferimenti all’identità cristiana ortodossa ecc... Tant’è vero che leggendo il programma elettorale di Samaras sembrava di avere in mano il programma di George Bush. 
Alcuni giorni prima del voto affermò di voler cambiare i libri di storia per le scuole, una volta al potere li avrebbe riscritti in maniera che fossero chiari i valori fondamentali della grecità! 
A queste elezioni hanno preso intorno al 19%, ben lontano dal risultato che speravano (le loro aspettative miravano al 35%), sono comunque il primo partito. Grazie al premio di maggioranza avranno un bonus di 50 parlamentari in più.

Tra i nuovi partiti di destra generati da Nea Dimokratia Anexsartiti Ellines con a capo Panos Kammenos  propone un taglio netto con la politica legata al Memorandum, quindi congelamento del pagamento del debito e investimenti rivolti a creare sviluppo nel paese. Ovviamente come si aggrada ad un partito di destra propone sgravi fiscali e poche tasse per le imprese. Propongono di restare nell’ Euro e quindi nell’Unione Europea, ma cancellare il Memorandum. A queste elezioni ha raccolto tra il 10 e 11%.

Ancora più a destra c’è il Laos con a capo Giorgos Karazzaferis. Questo partito è sempre stato un piccolo partito, era arrivato ad avere più o meno il 5-6 %, e aveva il suo posticino in parlamento. Solo in un determinato momento, secondo i sondaggi, sembrava essere aumentato. Poi a suo malgrado venne coinvolto nel governo di Papadimos, preso dalla brama di potere accetto di far parte del governo di unità nazionale insieme a Pasok e Nea Dimokratia. Questa esperienza durò solo pochi giorni, poi vedendo che i sondaggi lo davano in netto calo decise di ritirasi. A queste elezioni non ha superato la soglia di sbarramento del 3% e quindi non entrerà in parlamento. La loro politica è una politica di destra, a favore del liberismo, con riferimenti forti alla religione ortodossa, impuntata al nazionalismo e ovviamente contro gli immigrati. E’ opportuno chiarire che sono per il liberismo ma solo quello “made in greece”, quello imposto dalla Trojka non gli andava bene essendo umiliante per la Grecia.

Ancora più a destra ci sono i nazi-fascisti di Chrisi Avghi con a capo Nikos Michaloliakos. In queste elezioni hanno raccolto il “voto di protesta” e da percentuali irrisorie sono schizzati al 7%, avranno quindi 21 parlamentari. Pochi di quelli che li hanno votati avevano un’idea di chi fossero. Poco presenti in televisione, tutti conoscevano esclusivamente la faccia del loro presidente, un signore di mezza età in giacca e cravatta. Adesso dopo il boom elettorale i media si sono iniziati ad interessare di loro e il loro elettorato si è accorto all’improvviso che il loro presidente è l’unico che non ha la testa rasata e che sa mettere tre parole in fila. La loro campagna elettorale è basata sull’odio razziale, sono particolarmente attivi in alcuni quartieri di Atene dove aggrediscono gli immigrati picchiandoli e accoltellandoli. Secondo l’analisi dei voti relative ai seggi dove i poliziotti votano, un poliziotto su due ha votato per Chrisi Avghi, loro dicono di fare, nei confronti degli immigrati, quel lavoro che la polizia dovrebbe fare e non fa. Si propongono come forza repressiva al servizio del cittadino greco di colore bianco, non omosessuale, non di sinistra, non rom e meglio se ortodosso. Sono contro l’Europa e quindi contro il Memorandum.

A sinistra, in vicinanza del Pasok troviamo il partito Demokratiki Aristerà con a capo Fotis Kuvellis, i quali sono usciti alcuni anni fa dal Siriza. Sono un partito che a queste elezioni ha preso poco più del 6%, anche loro sono contro il Memorandum, vorrebbero un progressivo allontanamento dagli obblighi imposti dalla Trojka. Sostengono la permanenza della Grecia nell’Euro.

Il Siriza è il partito di sinistra che è andato meglio nelle elezioni tenutesi una settimana fa. Ha raccolto quasi il 17% dei voti e si è piazzato al secondo posto per numero di voti. In realtà è il vero vincitore di queste votazioni, ha raccolto svariate migliaia di voti in più provenienti da tutti coloro che vedono il Memorandum e le politiche di chi lo sostiene come la catastrofe della Grecia.  Alexis Tsipras è il suo leader, un giovane sotto i quaranta anni. Il Siriza è stato da sempre contro il memorandum criticando le scelte neo liberiste del Pasok e di Nea Dimokratia. Sostiene i diritti dei lavoratori ed è contro la politica dei tagli a stipendi e pensioni. Vorrebbero che la Grecia rimanesse in area Euro, ma vogliono sganciarsi dagli obblighi imposti dal Memorandum. Riguardo al debito, propongono di pagarlo, ma non in questa maniera assurda e selvaggia che sta stremando la società greca. La proposta è di congelare il debito e per due o tre anni investire gli introiti dello stato per il rilancio dell’economia e per i servizi al cittadino come la sanità e istruzione.
Un’altra cosa che chiedono, che ad esempio il Pasok non ha mai chiesto, è il risarcimento dei danni di guerra da parte della Germania. Per chi non lo sapesse, la Germania ha risarcito tutti gli stati che avevano subito dei danni dovuti all’invasione e ai crimini di guerra fatti durante la seconda guerra mondiale dall’esercito nazista. Tutti tranne la Grecia. Anche l’Italia a suo tempo ha pagato la propria parte di danno. Adesso invece di pretendere in maniera inflessibile sacrifici economici dalla Grecia sarebbe bene che la Germania adempiesse ai propri obblighi.
Una settimana dopo il voto i sondaggi lo danno in crescita, addirittura al 27%.

Il KKE è il partito comunista greco, con a capo Aleka Papariga. E’ da sempre contro il memorandum, per l’uscita dall’Unione Europea, dall’Euro e dalla Nato. Ha conservato la struttura stalinista sia nella prassi che nella teoria, non collabora con nessuno e aspetta che i tempi siano maturi per liberare il popolo greco dal capitalismo. A queste elezioni ha preso più dell’8%, ma già prima del voto la signora Papariga aveva affermato di escludere ogni tipo di collaborazioni per eventuali governi di sinistra, dicendo che “il popolo greco non è ancora maturo per queste cose”.

Antarsya fa parte dei partiti di sinistra, sostiene l’uscita dall’Euro e ovviamente la sospensione unilaterale dal Memorandum. Come gli altri partiti di sinistra sopracitati sostiene che il Memorandum è deleterio ed è una via senza uscita per il popolo greco. Anche loro come gliEcologisti non hanno oltre passato la soglia del 3% e quindi non entreranno in parlamento.

Risultati elettorali 
partito                     percentuale            parlamentari
Nea Dimokratia...........18,85 %......................108
Siriza...........................16,78%........................52
Pasok..........................13,18%........................41
Anerxartiti ellines..........10,60%........................33
KKE..............................8,48%.......................26
Chrisi Avghi...................6,97%........................21
Dimokratiki Aristera.......6,11%.......................19
------------------------------------------------------------------------
Ecologisti.......................2,93%
Laos..............................2,90%
Dim. Simmakia...............2,55%
Dim. Xana......................2,15%
Filo Elefteri.....................1,80%


Parte seconda. Il dopo voto. 

Da un’analisi veloce del voto è facile capire che i partiti che hanno sostenuto il Memorandum imposto dalla Trojka hanno accusato un calo vertiginoso di voti. I due storici partiti Pasok e Nea Dimokrazia sono rimasti ben al di sotto delle loro aspettative, registrando il peggiore risultato nella loro storia. 
Il vero vincitore di queste elezioni è il partito di sinistra Siriza che con il suo risultato sorprendente rappresenta lo spirito di cambiamento e opposizione alla politica portata avanti fino ad ora. Oltre ai voti dell’elettorato di sinistra ha raccolto molti voti in fuga dal Pasok.
Il partito Anexartiti Ellines, con le sue posizioni di rottura con il Memorandum ha attirato un grosso consenso da destra provocando un emorragia di voti da Nea Dimokratia, mentre Dimokratiki Aristerà, facendo parte di una sinistra più riformista e moderata, ha sicuramente raccolto molti voti provenienti dal Pasok. Un leggero calo di voti lo registra anche il KKE, forse proprio a causa delle dichiarazioni della propria leader Aleka Papariga che subito prima delle elezioni ha affermato di non voler collaborare con nessuno. 
L’ingresso in parlamento di Chrisi Avghi è la novità, che in realtà era stata ampiamente annunciata dai sondaggi. Hanno raccolto il voto del malcontento o altrimenti detto di protesta.
Molte persone hanno deciso di votare un partito dichiaratamente antidemocratico nell’intento di punire i grandi partiti che da generazioni si alternano al potere e che in questi ultimi anni hanno dimostrato di essere uguali nella sostanza. 

Anche se in campagna elettorale sia il Pasok che Nea Dimokratia avevano affermato di non voler collaborare l’uno con l’altro, la maggioranza dei greci ha tirato un sospiro di sollievo quando i risultati hanno confermato che i due partiti messi insieme non raggiungevano la maggioranza dei voti, a niente è servito il premio di cinquanta parlamentari in più che viene assegnato al primo partito. 
Se non fosse stato così ci sarebbe stata una continuità di governo tra i vincitori delle elezioni e il precedente governo di Lucas Papadimos e questo sarebbe stato deleterio per la società greca perché avrebbe dato nuovo vigore alle spinte neo-liberiste legate al volere della Trojka. Forti del loro rinnovato consenso avrebbero definitivamente annientato ciò che resta del paese.

In Grecia i governi vengono formati così: se nessun partito prende la maggioranza assoluta dei voti, il Presidente della Democrazia da mandato al primo partito di formare una coalizione di governo. Se il primo partito non trova alleanze, la palla passa al secondo, poi al terzo e così via.
Se alla fine di questa procedura non si è formata nessuna coalizione di governo, allora il Presidente della Democrazia (Carlos Papoulias) chiama a raccolta tutti i partiti e verifica l’eventuale fattibilità di un governo, conduce quindi una mediazione nel tentativo di scongiurare un nuovo voto. 
Tutte le consultazioni fatte dai partiti non hanno portato alla formazione di un governo, Nea Demokratia e Pasok sono isolati nel panorama politico in quanto rappresentanti del Memorandum oltre che palesi perdenti. 
Siriza che dal risultato elettorale esce vincente e incarna il sentimento di rottura del popolo greco, non ha abbastanza parlamentari per formare un governo da solo. Anche alleandosi con il partito Dimokratiki Aristerà rimane sotto la soglia della maggioranza. Il partito comunista KKE aveva già in precedenza dichiarato di non voler collaborare ad un governo di sinistra, ma anche se dovesse cambiare idea, il suo contributo non basterebbe a passare la soglia dei 151 parlamentari utili per formare un governo.
Da alcuni giorni sono iniziate le consultazioni del Presidente della Democrazia, con tutti i partiti e un’ipotesi di governo possibile era emersa. Sarebbe stato possibile fare un governo a tre con Pasok, Nea Dimokratia e Demokratiki Aristerà, ma in realtà ciò sarebbe stato possibile con i numeri è non con i fatti. Questo vorrebbe dire ignorare il segnale emerso in maniera forte dalle elezioni e fare un governo dei perdenti che continua la politica di prima. Questa ipotesi che per alcune ore è stata in piedi ha subito portato il Siriza al 27% nei sondaggi, ben dieci punti sopra il risultato elettorale. Sia Pasok che Nea Dimokratia che Demokratiki Aristerà sanno che un governo di questo genere è rischioso perché porterebbe alla rivoluzione. 
Proprio valutando questo fattore Demokratiki Aristerà si è ritirata dalla coalizione a tre ponendo come punto assolutamente inevitabile una partecipazione del Siriza.
Dovete a questo punto sapere che subito dopo le elezioni abbiamo assistito a tutta una serie di valutazioni elettorali dove sembrava che sia il Pasok che Nea Dimokrazia fossero quasi concordi col Siriza, disposti a smussare le loro posizioni a favore del Memorandum, invitando il Siriza a intraprendere un governo che loro avrebbero appoggiato.
Ma quando il presidente del Siriza Alexis Tsipras a invitato Pasok e Nea Dimokratia a passare dalle parole ai fatti i toni concilianti sono cambiati in maniera repentina. Tsipras aveva infatti invitato i presidenti di partito firmatari del Memorandum a inviare una lettera di disdetta alla Trojka dove si dichiaravano di non adempire alle misure pattuite. 
In più veniva proposta una mediazione su cinque punti proposti dal Siriza come accordo minimo per una alleanza di governo. La proposta era questa:
1. Riconoscere la necessità di annullare i provvedimenti del memorandum e le leggi vergogna che hanno ulteriormente tagliato i salari e le pensioni.
2. L'abrogazione delle leggi che catalizzano i diritti fondamentali del lavoro, come la legge che abolisce la contrattazione collettiva.
3. Promuovere cambiamenti nel sistema politico per approfondire la democrazia, come la modifica della legge elettorale e l'introduzione della rappresentanza proporzionale, e l'abrogazione della legge sulla responsabilità dei ministri.
4. Mettere a controllo pubblico il sistema bancario e rendere pubblica la relazione della Black Rock.
5. Creare una commissione internazionale per monitorare il debito pubblico oneroso e mettere una moratoria sul rimborso.
Ovviamente non è stato possibile conciliare delle posizioni così diverse. 
Adesso sono finite le consultazioni del Presidente della Democrazia per valutare un governo di unità nazionale ed è notizia di pochi minuti fa che un governo di transizione porterà il paese a nuove elezioni che si terranno il 17 giugno. 
Intanto c’è da dire che le pressioni internazionali sulla Grecia sono fortissime, la dose di soldi che sarebbe dovuta essere versata a giugno in cambio dell’attuazione di altri 77 provvedimenti antisociali è in forse. Comunque, questi soldi, come i 130 miliardi di euro che la Grecia ha ricevuto a febbraio saranno destinati per il 92% a pagare gli interessi sui prestiti e i creditori dello stato greco, non andranno certo a rincuorare il morale di chi ha perso il lavoro, di chi il lavoro ce l’ha ma prende un terzo dello stipendio o di chi non ha più soldi per comprare lo stretto necessario per vivere. C’è da considerare che la Trojka ha tirato talmente la corda che adesso il gran parte del popolo greco non ritiene più che l’uscita dall’Euro porterà la Grecia alla povertà in quanto la povertà è già di casa in Grecia. Il terrorismo mediatico che il Pasok e Nea Dimokratia portano avanti dicendo che se il paese esce dall’Euro ci saranno i supermercati con gli scaffali vuoti e non ci sarà benzina per viaggiare e petrolio per scaldarsi fa ormai poco effetto, la gente inizia a capire che gli scaffali dei supermercati pieni di prodotti non hanno senso se non hai i soldi in tasca per comprarli.
Il duetto Merkel e Sarkozy che umiliano il popolo greco con le loro risatine ironiche e costringono Papandreou a ritirare il referendum che aveva proposto nell’autunno 2011 hanno portato il sentimento anti-europeo ai massimi livelli. Adesso è inutile che i signori della Trojka si sbilanciano in dichiarazioni dove affermano di rispettare a pieno il voto democratico espresso dal popolo greco, come minimo queste dichiarazioni appaiano ipocrite.
In più adesso è chiaro che la politica della Merkel è sempre più isolata in Europa, adesso che è rimasta senza il suo fido compare Sarkozy e che valutando la posizione instabile della Spagna, del Portogallo e dell’Italia è forse l’Europa che dovrebbe temere l’uscita della Grecia dall’Euro e non viceversa.  
Adesso che la Grecia va verso le elezioni, non voglio neanche immaginare che sorta di pressione verrà attuata al livello internazionale, che sporcizia dovremo ancora vedere. E’ chiaro che per la Trojka piegare l’orgoglio della Grecia è un punto fermo, vorranno a tutti i costi evitare un precedente, qualcosa che possa innescare un cambiamento in Europa. 
Importantissima sarà la solidarietà internazionale dei popoli contro l’Europa unita dei banchieri.

Francesco Moretti
Nea Demokratia è storicamente il più grande partito di destra in Grecia. Negli ultimi quarant’anni si è alternato con i socialisti del Pasok al governo del paese. L’ultimo suo governo è stato quello di Kostas Karamanlis. Da dopo le precedenti elezioni, vinte dal Pasok, è guidato da Antonis Samaras un politico venuto dalle fila di destra di Nea Dimokratia. 
La strategia di Samaras è stata quella di fare una netta opposizione al governo Papandreou, anche se in realtà la politica neo liberista fatta dal Pasok li andava più che bene, anzi ce l’aveva nel suo programma. Faceva opposizione solo per lasciar fare il lavoro sporco al Pasok. I socialisti forti della loro ampia maggioranza non avevano nessun bisogno dell’appoggio della destra (almeno per quanto riguarda i voti, avrebbero ben gradito un appoggio ideologico) e così sono andati avanti un bel po’ da soli. Fin quando Papandreou dichiarò che avrebbe fatto un referendum popolare per porre la questione se continuare o meno con i sacrifici. Come già sapete il referendum non venne mai fatto, l’idea venne ritirata a seguito di insulti e rappresaglie delle “grandi democrazie europee”. Questa infelice evento è da considerare una delle pagine più nere delle posticce democrazie europee, un evidente caso di ingerenza nella politica interna di un paese da parte di altri governi della Comunità Europea. 
A seguito di questo evento però, Antonis Samaras fu costretto a cambiare atteggiamento. Nea Dimokratia entrò a far parte del governo Papadimos e allo stesso tempo divenne fanatica alleata del Pasok nel far passare la politica di “macelleria sociale” iniziata dai socialisti. 
Prima di questa repentina inversione di marcia fatta da Samaras, la parlamentare Dora Bakogianni venne espulsa dal partito in quanto, come neo-liberista si trovava d’accordo con la politica che la Trojka imponeva al Pasok, dopo l’inversione di marcia si registrano altre espulsioni eccellenti fatte da Samaras, ma questa volta motivate dalla contrarietà di alcuni parlamentari alla politica neo-liberista di svendita del paese. Espulsioni legate al voto nel Parlamento del 12 febbraio 2012 riguardante il secondo Memorandum. 
Da queste espulsioni sono nati altri due partiti di destra, rispettivamente Dimokratiki Simachia di Dora Bakogianni e Anexartiti Ellines di Panos Kamenos. Il primo pro-Memorandum e il secondo anti-Memorandum.
In questa campagna elettorale Nea Dimokratia aveva chiesto il voto ai propri elettori per un governo autonomo, puntavano ad una maggioranza assoluta per proseguire la politica di tagli, privatizzazioni e svendita del paese. Non potendo promettere niente di meglio si erano limitati a dire che avrebbero fatto delle limature su alcuni provvedimenti tragici fatti passare in precedenza con il loro voto. Si erano però impegnati molto a promettere repressioni e provvedimenti drastici contro gli immigrati, additati come problema centrale della Grecia, quindi più poteri alla polizia, galere, espulsioni di massa, rastrellamenti, forti riferimenti all’identità cristiana ortodossa ecc... Tant’è vero che leggendo il programma elettorale di Samaras sembrava di avere in mano il programma di George Bush. 
Alcuni giorni prima del voto affermò di voler cambiare i libri di storia per le scuole, una volta al potere li avrebbe riscritti in maniera che fossero chiari i valori fondamentali della grecità! 
A queste elezioni hanno preso intorno al 19%, ben lontano dal risultato che speravano (le loro aspettative miravano al 35%), sono comunque il primo partito. Grazie al premio di maggioranza avranno un bonus di 50 parlamentari in più.
Tra i nuovi partiti di destra generati da Nea Dimokratia Anexsartiti Ellines con a capo Panos Kammenos  propone un taglio netto con la politica legata al Memorandum, quindi congelamento del pagamento del debito e investimenti rivolti a creare sviluppo nel paese. Ovviamente come si aggrada ad un partito di destra propone sgravi fiscali e poche tasse per le imprese. Propongono di restare nell’ Euro e quindi nell’Unione Europea, ma cancellare il Memorandum. A queste elezioni ha raccolto tra il 10 e 11%.

Ancora più a destra c’è il Laos con a capo Giorgos Karazzaferis. Questo partito è sempre stato un piccolo partito, era arrivato ad avere più o meno il 5-6 %, e aveva il suo posticino in parlamento. Solo in un determinato momento, secondo i sondaggi, sembrava essere aumentato. Poi a suo malgrado venne coinvolto nel governo di Papadimos, preso dalla brama di potere accetto di far parte del governo di unità nazionale insieme a Pasok e Nea Dimokratia. Questa esperienza durò solo pochi giorni, poi vedendo che i sondaggi lo davano in netto calo decise di ritirasi. A queste elezioni non ha superato la soglia di sbarramento del 3% e quindi non entrerà in parlamento. La loro politica è una politica di destra, a favore del liberismo, con riferimenti forti alla religione ortodossa, impuntata al nazionalismo e ovviamente contro gli immigrati. E’ opportuno chiarire che sono per il liberismo ma solo quello “made in greece”, quello imposto dalla Trojka non gli andava bene essendo umiliante per la Grecia.

Ancora più a destra ci sono i nazi-fascisti di Chrisi Avghi con a capo Nikos Michaloliakos. In queste elezioni hanno raccolto il “voto di protesta” e da percentuali irrisorie sono schizzati al 7%, avranno quindi 21 parlamentari. Pochi di quelli che li hanno votati avevano un’idea di chi fossero. Poco presenti in televisione, tutti conoscevano esclusivamente la faccia del loro presidente, un signore di mezza età in giacca e cravatta. Adesso dopo il boom elettorale i media si sono iniziati ad interessare di loro e il loro elettorato si è accorto all’improvviso che il loro presidente è l’unico che non ha la testa rasata e che sa mettere tre parole in fila. La loro campagna elettorale è basata sull’odio razziale, sono particolarmente attivi in alcuni quartieri di Atene dove aggrediscono gli immigrati picchiandoli e accoltellandoli. Secondo l’analisi dei voti relative ai seggi dove i poliziotti votano, un poliziotto su due ha votato per Chrisi Avghi, loro dicono di fare, nei confronti degli immigrati, quel lavoro che la polizia dovrebbe fare e non fa. Si propongono come forza repressiva al servizio del cittadino greco di colore bianco, non omosessuale, non di sinistra, non rom e meglio se ortodosso. Sono contro l’Europa e quindi contro il Memorandum.

A sinistra, in vicinanza del Pasok troviamo il partito Demokratiki Aristerà con a capo Fotis Kuvellis, i quali sono usciti alcuni anni fa dal Siriza. Sono un partito che a queste elezioni ha preso poco più del 6%, anche loro sono contro il Memorandum, vorrebbero un progressivo allontanamento dagli obblighi imposti dalla Trojka. Sostengono la permanenza della Grecia nell’Euro.

Il Siriza è il partito di sinistra che è andato meglio nelle elezioni tenutesi una settimana fa. Ha raccolto quasi il 17% dei voti e si è piazzato al secondo posto per numero di voti. In realtà è il vero vincitore di queste votazioni, ha raccolto svariate migliaia di voti in più provenienti da tutti coloro che vedono il Memorandum e le politiche di chi lo sostiene come la catastrofe della Grecia.  Alexis Tsipras è il suo leader, un giovane sotto i quaranta anni. Il Siriza è stato da sempre contro il memorandum criticando le scelte neo liberiste del Pasok e di Nea Dimokratia. Sostiene i diritti dei lavoratori ed è contro la politica dei tagli a stipendi e pensioni. Vorrebbero che la Grecia rimanesse in area Euro, ma vogliono sganciarsi dagli obblighi imposti dal Memorandum. Riguardo al debito, propongono di pagarlo, ma non in questa maniera assurda e selvaggia che sta stremando la società greca. La proposta è di congelare il debito e per due o tre anni investire gli introiti dello stato per il rilancio dell’economia e per i servizi al cittadino come la sanità e istruzione.
Un’altra cosa che chiedono, che ad esempio il Pasok non ha mai chiesto, è il risarcimento dei danni di guerra da parte della Germania. Per chi non lo sapesse, la Germania ha risarcito tutti gli stati che avevano subito dei danni dovuti all’invasione e ai crimini di guerra fatti durante la seconda guerra mondiale dall’esercito nazista. Tutti tranne la Grecia. Anche l’Italia a suo tempo ha pagato la propria parte di danno. Adesso invece di pretendere in maniera inflessibile sacrifici economici dalla Grecia sarebbe bene che la Germania adempiesse ai propri obblighi.
Una settimana dopo il voto i sondaggi lo danno in crescita, addirittura al 27%.

Il KKE è il partito comunista greco, con a capo Aleka Papariga. E’ da sempre contro il memorandum, per l’uscita dall’Unione Europea, dall’Euro e dalla Nato. Ha conservato la struttura stalinista sia nella prassi che nella teoria, non collabora con nessuno e aspetta che i tempi siano maturi per liberare il popolo greco dal capitalismo. A queste elezioni ha preso più dell’8%, ma già prima del voto la signora Papariga aveva affermato di escludere ogni tipo di collaborazioni per eventuali governi di sinistra, dicendo che “il popolo greco non è ancora maturo per queste cose”.

Antarsya fa parte dei partiti di sinistra, sostiene l’uscita dall’Euro e ovviamente la sospensione unilaterale dal Memorandum. Come gli altri partiti di sinistra sopracitati sostiene che il Memorandum è deleterio ed è una via senza uscita per il popolo greco. Anche loro come gliEcologisti non hanno oltre passato la soglia del 3% e quindi non entreranno in parlamento.

Risultati elettorali 
partito                     percentuale            parlamentari
Nea Dimokratia...........18,85 %......................108
Siriza...........................16,78%........................52
Pasok..........................13,18%........................41
Anerxartiti ellines..........10,60%........................33
KKE..............................8,48%.......................26
Chrisi Avghi...................6,97%........................21
Dimokratiki Aristera.......6,11%.......................19
------------------------------------------------------------------------
Ecologisti.......................2,93%
Laos..............................2,90%
Dim. Simmakia...............2,55%
Dim. Xana......................2,15%
Filo Elefteri.....................1,80%


Parte seconda. Il dopo voto. 

Da un’analisi veloce del voto è facile capire che i partiti che hanno sostenuto il Memorandum imposto dalla Trojka hanno accusato un calo vertiginoso di voti. I due storici partiti Pasok e Nea Dimokrazia sono rimasti ben al di sotto delle loro aspettative, registrando il peggiore risultato nella loro storia. 
Il vero vincitore di queste elezioni è il partito di sinistra Siriza che con il suo risultato sorprendente rappresenta lo spirito di cambiamento e opposizione alla politica portata avanti fino ad ora. Oltre ai voti dell’elettorato di sinistra ha raccolto molti voti in fuga dal Pasok.
Il partito Anexartiti Ellines, con le sue posizioni di rottura con il Memorandum ha attirato un grosso consenso da destra provocando un emorragia di voti da Nea Dimokratia, mentre Dimokratiki Aristerà, facendo parte di una sinistra più riformista e moderata, ha sicuramente raccolto molti voti provenienti dal Pasok. Un leggero calo di voti lo registra anche il KKE, forse proprio a causa delle dichiarazioni della propria leader Aleka Papariga che subito prima delle elezioni ha affermato di non voler collaborare con nessuno. 
L’ingresso in parlamento di Chrisi Avghi è la novità, che in realtà era stata ampiamente annunciata dai sondaggi. Hanno raccolto il voto del malcontento o altrimenti detto di protesta.
Molte persone hanno deciso di votare un partito dichiaratamente antidemocratico nell’intento di punire i grandi partiti che da generazioni si alternano al potere e che in questi ultimi anni hanno dimostrato di essere uguali nella sostanza. 

Anche se in campagna elettorale sia il Pasok che Nea Dimokratia avevano affermato di non voler collaborare l’uno con l’altro, la maggioranza dei greci ha tirato un sospiro di sollievo quando i risultati hanno confermato che i due partiti messi insieme non raggiungevano la maggioranza dei voti, a niente è servito il premio di cinquanta parlamentari in più che viene assegnato al primo partito. 
Se non fosse stato così ci sarebbe stata una continuità di governo tra i vincitori delle elezioni e il precedente governo di Lucas Papadimos e questo sarebbe stato deleterio per la società greca perché avrebbe dato nuovo vigore alle spinte neo-liberiste legate al volere della Trojka. Forti del loro rinnovato consenso avrebbero definitivamente annientato ciò che resta del paese.

In Grecia i governi vengono formati così: se nessun partito prende la maggioranza assoluta dei voti, il Presidente della Democrazia da mandato al primo partito di formare una coalizione di governo. Se il primo partito non trova alleanze, la palla passa al secondo, poi al terzo e così via.
Se alla fine di questa procedura non si è formata nessuna coalizione di governo, allora il Presidente della Democrazia (Carlos Papoulias) chiama a raccolta tutti i partiti e verifica l’eventuale fattibilità di un governo, conduce quindi una mediazione nel tentativo di scongiurare un nuovo voto. 
Tutte le consultazioni fatte dai partiti non hanno portato alla formazione di un governo, Nea Demokratia e Pasok sono isolati nel panorama politico in quanto rappresentanti del Memorandum oltre che palesi perdenti. 
Siriza che dal risultato elettorale esce vincente e incarna il sentimento di rottura del popolo greco, non ha abbastanza parlamentari per formare un governo da solo. Anche alleandosi con il partito Dimokratiki Aristerà rimane sotto la soglia della maggioranza. Il partito comunista KKE aveva già in precedenza dichiarato di non voler collaborare ad un governo di sinistra, ma anche se dovesse cambiare idea, il suo contributo non basterebbe a passare la soglia dei 151 parlamentari utili per formare un governo.
Da alcuni giorni sono iniziate le consultazioni del Presidente della Democrazia, con tutti i partiti e un’ipotesi di governo possibile era emersa. Sarebbe stato possibile fare un governo a tre con Pasok, Nea Dimokratia e Demokratiki Aristerà, ma in realtà ciò sarebbe stato possibile con i numeri è non con i fatti. Questo vorrebbe dire ignorare il segnale emerso in maniera forte dalle elezioni e fare un governo dei perdenti che continua la politica di prima. Questa ipotesi che per alcune ore è stata in piedi ha subito portato il Siriza al 27% nei sondaggi, ben dieci punti sopra il risultato elettorale. Sia Pasok che Nea Dimokratia che Demokratiki Aristerà sanno che un governo di questo genere è rischioso perché porterebbe alla rivoluzione. 
Proprio valutando questo fattore Demokratiki Aristerà si è ritirata dalla coalizione a tre ponendo come punto assolutamente inevitabile una partecipazione del Siriza.
Dovete a questo punto sapere che subito dopo le elezioni abbiamo assistito a tutta una serie di valutazioni elettorali dove sembrava che sia il Pasok che Nea Dimokrazia fossero quasi concordi col Siriza, disposti a smussare le loro posizioni a favore del Memorandum, invitando il Siriza a intraprendere un governo che loro avrebbero appoggiato.
Ma quando il presidente del Siriza Alexis Tsipras a invitato Pasok e Nea Dimokratia a passare dalle parole ai fatti i toni concilianti sono cambiati in maniera repentina. Tsipras aveva infatti invitato i presidenti di partito firmatari del Memorandum a inviare una lettera di disdetta alla Trojka dove si dichiaravano di non adempire alle misure pattuite. 
In più veniva proposta una mediazione su cinque punti proposti dal Siriza come accordo minimo per una alleanza di governo. La proposta era questa:
1. Riconoscere la necessità di annullare i provvedimenti del memorandum e le leggi vergogna che hanno ulteriormente tagliato i salari e le pensioni.
2. L'abrogazione delle leggi che catalizzano i diritti fondamentali del lavoro, come la legge che abolisce la contrattazione collettiva.
3. Promuovere cambiamenti nel sistema politico per approfondire la democrazia, come la modifica della legge elettorale e l'introduzione della rappresentanza proporzionale, e l'abrogazione della legge sulla responsabilità dei ministri.
4. Mettere a controllo pubblico il sistema bancario e rendere pubblica la relazione della Black Rock.
5. Creare una commissione internazionale per monitorare il debito pubblico oneroso e mettere una moratoria sul rimborso.
Ovviamente non è stato possibile conciliare delle posizioni così diverse. 
Adesso sono finite le consultazioni del Presidente della Democrazia per valutare un governo di unità nazionale ed è notizia di pochi minuti fa che un governo di transizione porterà il paese a nuove elezioni che si terranno il 17 giugno. 
Intanto c’è da dire che le pressioni internazionali sulla Grecia sono fortissime, la dose di soldi che sarebbe dovuta essere versata a giugno in cambio dell’attuazione di altri 77 provvedimenti antisociali è in forse. Comunque, questi soldi, come i 130 miliardi di euro che la Grecia ha ricevuto a febbraio saranno destinati per il 92% a pagare gli interessi sui prestiti e i creditori dello stato greco, non andranno certo a rincuorare il morale di chi ha perso il lavoro, di chi il lavoro ce l’ha ma prende un terzo dello stipendio o di chi non ha più soldi per comprare lo stretto necessario per vivere. C’è da considerare che la Trojka ha tirato talmente la corda che adesso il gran parte del popolo greco non ritiene più che l’uscita dall’Euro porterà la Grecia alla povertà in quanto la povertà è già di casa in Grecia. Il terrorismo mediatico che il Pasok e Nea Dimokratia portano avanti dicendo che se il paese esce dall’Euro ci saranno i supermercati con gli scaffali vuoti e non ci sarà benzina per viaggiare e petrolio per scaldarsi fa ormai poco effetto, la gente inizia a capire che gli scaffali dei supermercati pieni di prodotti non hanno senso se non hai i soldi in tasca per comprarli.
Il duetto Merkel e Sarkozy che umiliano il popolo greco con le loro risatine ironiche e costringono Papandreou a ritirare il referendum che aveva proposto nell’autunno 2011 hanno portato il sentimento anti-europeo ai massimi livelli. Adesso è inutile che i signori della Trojka si sbilanciano in dichiarazioni dove affermano di rispettare a pieno il voto democratico espresso dal popolo greco, come minimo queste dichiarazioni appaiano ipocrite.
In più adesso è chiaro che la politica della Merkel è sempre più isolata in Europa, adesso che è rimasta senza il suo fido compare Sarkozy e che valutando la posizione instabile della Spagna, del Portogallo e dell’Italia è forse l’Europa che dovrebbe temere l’uscita della Grecia dall’Euro e non viceversa.  
Adesso che la Grecia va verso le elezioni, non voglio neanche immaginare che sorta di pressione verrà attuata al livello internazionale, che sporcizia dovremo ancora vedere. E’ chiaro che per la Trojka piegare l’orgoglio della Grecia è un punto fermo, vorranno a tutti i costi evitare un precedente, qualcosa che possa innescare un cambiamento in Europa. 
Importantissima sarà la solidarietà internazionale dei popoli contro l’Europa unita dei banchieri.

Francesco Moretti
Tra i nuovi partiti di destra generati da Nea Dimokratia Anexsartiti Ellines con a capo Panos Kammenos  propone un taglio netto con la politica legata al Memorandum, quindi congelamento del pagamento del debito e investimenti rivolti a creare sviluppo nel paese. Ovviamente come si aggrada ad un partito di destra propone sgravi fiscali e poche tasse per le imprese. Propongono di restare nell’ Euro e quindi nell’Unione Europea, ma cancellare il Memorandum. A queste elezioni ha raccolto tra il 10 e 11%.
Ancora più a destra c’è il Laos con a capo Giorgos Karazzaferis. Questo partito è sempre stato un piccolo partito, era arrivato ad avere più o meno il 5-6 %, e aveva il suo posticino in parlamento. Solo in un determinato momento, secondo i sondaggi, sembrava essere aumentato. Poi a suo malgrado venne coinvolto nel governo di Papadimos, preso dalla brama di potere accetto di far parte del governo di unità nazionale insieme a Pasok e Nea Dimokratia. Questa esperienza durò solo pochi giorni, poi vedendo che i sondaggi lo davano in netto calo decise di ritirasi. A queste elezioni non ha superato la soglia di sbarramento del 3% e quindi non entrerà in parlamento. La loro politica è una politica di destra, a favore del liberismo, con riferimenti forti alla religione ortodossa, impuntata al nazionalismo e ovviamente contro gli immigrati. E’ opportuno chiarire che sono per il liberismo ma solo quello “made in greece”, quello imposto dalla Trojka non gli andava bene essendo umiliante per la Grecia.

Ancora più a destra ci sono i nazi-fascisti di Chrisi Avghi con a capo Nikos Michaloliakos. In queste elezioni hanno raccolto il “voto di protesta” e da percentuali irrisorie sono schizzati al 7%, avranno quindi 21 parlamentari. Pochi di quelli che li hanno votati avevano un’idea di chi fossero. Poco presenti in televisione, tutti conoscevano esclusivamente la faccia del loro presidente, un signore di mezza età in giacca e cravatta. Adesso dopo il boom elettorale i media si sono iniziati ad interessare di loro e il loro elettorato si è accorto all’improvviso che il loro presidente è l’unico che non ha la testa rasata e che sa mettere tre parole in fila. La loro campagna elettorale è basata sull’odio razziale, sono particolarmente attivi in alcuni quartieri di Atene dove aggrediscono gli immigrati picchiandoli e accoltellandoli. Secondo l’analisi dei voti relative ai seggi dove i poliziotti votano, un poliziotto su due ha votato per Chrisi Avghi, loro dicono di fare, nei confronti degli immigrati, quel lavoro che la polizia dovrebbe fare e non fa. Si propongono come forza repressiva al servizio del cittadino greco di colore bianco, non omosessuale, non di sinistra, non rom e meglio se ortodosso. Sono contro l’Europa e quindi contro il Memorandum.

A sinistra, in vicinanza del Pasok troviamo il partito Demokratiki Aristerà con a capo Fotis Kuvellis, i quali sono usciti alcuni anni fa dal Siriza. Sono un partito che a queste elezioni ha preso poco più del 6%, anche loro sono contro il Memorandum, vorrebbero un progressivo allontanamento dagli obblighi imposti dalla Trojka. Sostengono la permanenza della Grecia nell’Euro.

Il Siriza è il partito di sinistra che è andato meglio nelle elezioni tenutesi una settimana fa. Ha raccolto quasi il 17% dei voti e si è piazzato al secondo posto per numero di voti. In realtà è il vero vincitore di queste votazioni, ha raccolto svariate migliaia di voti in più provenienti da tutti coloro che vedono il Memorandum e le politiche di chi lo sostiene come la catastrofe della Grecia.  Alexis Tsipras è il suo leader, un giovane sotto i quaranta anni. Il Siriza è stato da sempre contro il memorandum criticando le scelte neo liberiste del Pasok e di Nea Dimokratia. Sostiene i diritti dei lavoratori ed è contro la politica dei tagli a stipendi e pensioni. Vorrebbero che la Grecia rimanesse in area Euro, ma vogliono sganciarsi dagli obblighi imposti dal Memorandum. Riguardo al debito, propongono di pagarlo, ma non in questa maniera assurda e selvaggia che sta stremando la società greca. La proposta è di congelare il debito e per due o tre anni investire gli introiti dello stato per il rilancio dell’economia e per i servizi al cittadino come la sanità e istruzione.
Un’altra cosa che chiedono, che ad esempio il Pasok non ha mai chiesto, è il risarcimento dei danni di guerra da parte della Germania. Per chi non lo sapesse, la Germania ha risarcito tutti gli stati che avevano subito dei danni dovuti all’invasione e ai crimini di guerra fatti durante la seconda guerra mondiale dall’esercito nazista. Tutti tranne la Grecia. Anche l’Italia a suo tempo ha pagato la propria parte di danno. Adesso invece di pretendere in maniera inflessibile sacrifici economici dalla Grecia sarebbe bene che la Germania adempiesse ai propri obblighi.
Una settimana dopo il voto i sondaggi lo danno in crescita, addirittura al 27%.

Il KKE è il partito comunista greco, con a capo Aleka Papariga. E’ da sempre contro il memorandum, per l’uscita dall’Unione Europea, dall’Euro e dalla Nato. Ha conservato la struttura stalinista sia nella prassi che nella teoria, non collabora con nessuno e aspetta che i tempi siano maturi per liberare il popolo greco dal capitalismo. A queste elezioni ha preso più dell’8%, ma già prima del voto la signora Papariga aveva affermato di escludere ogni tipo di collaborazioni per eventuali governi di sinistra, dicendo che “il popolo greco non è ancora maturo per queste cose”.

Antarsya fa parte dei partiti di sinistra, sostiene l’uscita dall’Euro e ovviamente la sospensione unilaterale dal Memorandum. Come gli altri partiti di sinistra sopracitati sostiene che il Memorandum è deleterio ed è una via senza uscita per il popolo greco. Anche loro come gliEcologisti non hanno oltre passato la soglia del 3% e quindi non entreranno in parlamento.

Risultati elettorali 
partito                     percentuale            parlamentari
Nea Dimokratia...........18,85 %......................108
Siriza...........................16,78%........................52
Pasok..........................13,18%........................41
Anerxartiti ellines..........10,60%........................33
KKE..............................8,48%.......................26
Chrisi Avghi...................6,97%........................21
Dimokratiki Aristera.......6,11%.......................19
------------------------------------------------------------------------
Ecologisti.......................2,93%
Laos..............................2,90%
Dim. Simmakia...............2,55%
Dim. Xana......................2,15%
Filo Elefteri.....................1,80%


Parte seconda. Il dopo voto. 

Da un’analisi veloce del voto è facile capire che i partiti che hanno sostenuto il Memorandum imposto dalla Trojka hanno accusato un calo vertiginoso di voti. I due storici partiti Pasok e Nea Dimokrazia sono rimasti ben al di sotto delle loro aspettative, registrando il peggiore risultato nella loro storia. 
Il vero vincitore di queste elezioni è il partito di sinistra Siriza che con il suo risultato sorprendente rappresenta lo spirito di cambiamento e opposizione alla politica portata avanti fino ad ora. Oltre ai voti dell’elettorato di sinistra ha raccolto molti voti in fuga dal Pasok.
Il partito Anexartiti Ellines, con le sue posizioni di rottura con il Memorandum ha attirato un grosso consenso da destra provocando un emorragia di voti da Nea Dimokratia, mentre Dimokratiki Aristerà, facendo parte di una sinistra più riformista e moderata, ha sicuramente raccolto molti voti provenienti dal Pasok. Un leggero calo di voti lo registra anche il KKE, forse proprio a causa delle dichiarazioni della propria leader Aleka Papariga che subito prima delle elezioni ha affermato di non voler collaborare con nessuno. 
L’ingresso in parlamento di Chrisi Avghi è la novità, che in realtà era stata ampiamente annunciata dai sondaggi. Hanno raccolto il voto del malcontento o altrimenti detto di protesta.
Molte persone hanno deciso di votare un partito dichiaratamente antidemocratico nell’intento di punire i grandi partiti che da generazioni si alternano al potere e che in questi ultimi anni hanno dimostrato di essere uguali nella sostanza. 

Anche se in campagna elettorale sia il Pasok che Nea Dimokratia avevano affermato di non voler collaborare l’uno con l’altro, la maggioranza dei greci ha tirato un sospiro di sollievo quando i risultati hanno confermato che i due partiti messi insieme non raggiungevano la maggioranza dei voti, a niente è servito il premio di cinquanta parlamentari in più che viene assegnato al primo partito. 
Se non fosse stato così ci sarebbe stata una continuità di governo tra i vincitori delle elezioni e il precedente governo di Lucas Papadimos e questo sarebbe stato deleterio per la società greca perché avrebbe dato nuovo vigore alle spinte neo-liberiste legate al volere della Trojka. Forti del loro rinnovato consenso avrebbero definitivamente annientato ciò che resta del paese.

In Grecia i governi vengono formati così: se nessun partito prende la maggioranza assoluta dei voti, il Presidente della Democrazia da mandato al primo partito di formare una coalizione di governo. Se il primo partito non trova alleanze, la palla passa al secondo, poi al terzo e così via.
Se alla fine di questa procedura non si è formata nessuna coalizione di governo, allora il Presidente della Democrazia (Carlos Papoulias) chiama a raccolta tutti i partiti e verifica l’eventuale fattibilità di un governo, conduce quindi una mediazione nel tentativo di scongiurare un nuovo voto. 
Tutte le consultazioni fatte dai partiti non hanno portato alla formazione di un governo, Nea Demokratia e Pasok sono isolati nel panorama politico in quanto rappresentanti del Memorandum oltre che palesi perdenti. 
Siriza che dal risultato elettorale esce vincente e incarna il sentimento di rottura del popolo greco, non ha abbastanza parlamentari per formare un governo da solo. Anche alleandosi con il partito Dimokratiki Aristerà rimane sotto la soglia della maggioranza. Il partito comunista KKE aveva già in precedenza dichiarato di non voler collaborare ad un governo di sinistra, ma anche se dovesse cambiare idea, il suo contributo non basterebbe a passare la soglia dei 151 parlamentari utili per formare un governo.
Da alcuni giorni sono iniziate le consultazioni del Presidente della Democrazia, con tutti i partiti e un’ipotesi di governo possibile era emersa. Sarebbe stato possibile fare un governo a tre con Pasok, Nea Dimokratia e Demokratiki Aristerà, ma in realtà ciò sarebbe stato possibile con i numeri è non con i fatti. Questo vorrebbe dire ignorare il segnale emerso in maniera forte dalle elezioni e fare un governo dei perdenti che continua la politica di prima. Questa ipotesi che per alcune ore è stata in piedi ha subito portato il Siriza al 27% nei sondaggi, ben dieci punti sopra il risultato elettorale. Sia Pasok che Nea Dimokratia che Demokratiki Aristerà sanno che un governo di questo genere è rischioso perché porterebbe alla rivoluzione. 
Proprio valutando questo fattore Demokratiki Aristerà si è ritirata dalla coalizione a tre ponendo come punto assolutamente inevitabile una partecipazione del Siriza.
Dovete a questo punto sapere che subito dopo le elezioni abbiamo assistito a tutta una serie di valutazioni elettorali dove sembrava che sia il Pasok che Nea Dimokrazia fossero quasi concordi col Siriza, disposti a smussare le loro posizioni a favore del Memorandum, invitando il Siriza a intraprendere un governo che loro avrebbero appoggiato.
Ma quando il presidente del Siriza Alexis Tsipras a invitato Pasok e Nea Dimokratia a passare dalle parole ai fatti i toni concilianti sono cambiati in maniera repentina. Tsipras aveva infatti invitato i presidenti di partito firmatari del Memorandum a inviare una lettera di disdetta alla Trojka dove si dichiaravano di non adempire alle misure pattuite. 
In più veniva proposta una mediazione su cinque punti proposti dal Siriza come accordo minimo per una alleanza di governo. La proposta era questa:
1. Riconoscere la necessità di annullare i provvedimenti del memorandum e le leggi vergogna che hanno ulteriormente tagliato i salari e le pensioni.
2. L'abrogazione delle leggi che catalizzano i diritti fondamentali del lavoro, come la legge che abolisce la contrattazione collettiva.
3. Promuovere cambiamenti nel sistema politico per approfondire la democrazia, come la modifica della legge elettorale e l'introduzione della rappresentanza proporzionale, e l'abrogazione della legge sulla responsabilità dei ministri.
4. Mettere a controllo pubblico il sistema bancario e rendere pubblica la relazione della Black Rock.
5. Creare una commissione internazionale per monitorare il debito pubblico oneroso e mettere una moratoria sul rimborso.
Ovviamente non è stato possibile conciliare delle posizioni così diverse. 
Adesso sono finite le consultazioni del Presidente della Democrazia per valutare un governo di unità nazionale ed è notizia di pochi minuti fa che un governo di transizione porterà il paese a nuove elezioni che si terranno il 17 giugno. 
Intanto c’è da dire che le pressioni internazionali sulla Grecia sono fortissime, la dose di soldi che sarebbe dovuta essere versata a giugno in cambio dell’attuazione di altri 77 provvedimenti antisociali è in forse. Comunque, questi soldi, come i 130 miliardi di euro che la Grecia ha ricevuto a febbraio saranno destinati per il 92% a pagare gli interessi sui prestiti e i creditori dello stato greco, non andranno certo a rincuorare il morale di chi ha perso il lavoro, di chi il lavoro ce l’ha ma prende un terzo dello stipendio o di chi non ha più soldi per comprare lo stretto necessario per vivere. C’è da considerare che la Trojka ha tirato talmente la corda che adesso il gran parte del popolo greco non ritiene più che l’uscita dall’Euro porterà la Grecia alla povertà in quanto la povertà è già di casa in Grecia. Il terrorismo mediatico che il Pasok e Nea Dimokratia portano avanti dicendo che se il paese esce dall’Euro ci saranno i supermercati con gli scaffali vuoti e non ci sarà benzina per viaggiare e petrolio per scaldarsi fa ormai poco effetto, la gente inizia a capire che gli scaffali dei supermercati pieni di prodotti non hanno senso se non hai i soldi in tasca per comprarli.
Il duetto Merkel e Sarkozy che umiliano il popolo greco con le loro risatine ironiche e costringono Papandreou a ritirare il referendum che aveva proposto nell’autunno 2011 hanno portato il sentimento anti-europeo ai massimi livelli. Adesso è inutile che i signori della Trojka si sbilanciano in dichiarazioni dove affermano di rispettare a pieno il voto democratico espresso dal popolo greco, come minimo queste dichiarazioni appaiano ipocrite.
In più adesso è chiaro che la politica della Merkel è sempre più isolata in Europa, adesso che è rimasta senza il suo fido compare Sarkozy e che valutando la posizione instabile della Spagna, del Portogallo e dell’Italia è forse l’Europa che dovrebbe temere l’uscita della Grecia dall’Euro e non viceversa.  
Adesso che la Grecia va verso le elezioni, non voglio neanche immaginare che sorta di pressione verrà attuata al livello internazionale, che sporcizia dovremo ancora vedere. E’ chiaro che per la Trojka piegare l’orgoglio della Grecia è un punto fermo, vorranno a tutti i costi evitare un precedente, qualcosa che possa innescare un cambiamento in Europa. 
Importantissima sarà la solidarietà internazionale dei popoli contro l’Europa unita dei banchieri.

Francesco Moretti
Ancora più a destra c’è il Laos con a capo Giorgos Karazzaferis. Questo partito è sempre stato un piccolo partito, era arrivato ad avere più o meno il 5-6 %, e aveva il suo posticino in parlamento. Solo in un determinato momento, secondo i sondaggi, sembrava essere aumentato. Poi a suo malgrado venne coinvolto nel governo di Papadimos, preso dalla brama di potere accetto di far parte del governo di unità nazionale insieme a Pasok e Nea Dimokratia. Questa esperienza durò solo pochi giorni, poi vedendo che i sondaggi lo davano in netto calo decise di ritirasi. A queste elezioni non ha superato la soglia di sbarramento del 3% e quindi non entrerà in parlamento. La loro politica è una politica di destra, a favore del liberismo, con riferimenti forti alla religione ortodossa, impuntata al nazionalismo e ovviamente contro gli immigrati. E’ opportuno chiarire che sono per il liberismo ma solo quello “made in greece”, quello imposto dalla Trojka non gli andava bene essendo umiliante per la Grecia.
Ancora più a destra ci sono i nazi-fascisti di Chrisi Avghi con a capo Nikos Michaloliakos. In queste elezioni hanno raccolto il “voto di protesta” e da percentuali irrisorie sono schizzati al 7%, avranno quindi 21 parlamentari. Pochi di quelli che li hanno votati avevano un’idea di chi fossero. Poco presenti in televisione, tutti conoscevano esclusivamente la faccia del loro presidente, un signore di mezza età in giacca e cravatta. Adesso dopo il boom elettorale i media si sono iniziati ad interessare di loro e il loro elettorato si è accorto all’improvviso che il loro presidente è l’unico che non ha la testa rasata e che sa mettere tre parole in fila. La loro campagna elettorale è basata sull’odio razziale, sono particolarmente attivi in alcuni quartieri di Atene dove aggrediscono gli immigrati picchiandoli e accoltellandoli. Secondo l’analisi dei voti relative ai seggi dove i poliziotti votano, un poliziotto su due ha votato per Chrisi Avghi, loro dicono di fare, nei confronti degli immigrati, quel lavoro che la polizia dovrebbe fare e non fa. Si propongono come forza repressiva al servizio del cittadino greco di colore bianco, non omosessuale, non di sinistra, non rom e meglio se ortodosso. Sono contro l’Europa e quindi contro il Memorandum.

A sinistra, in vicinanza del Pasok troviamo il partito Demokratiki Aristerà con a capo Fotis Kuvellis, i quali sono usciti alcuni anni fa dal Siriza. Sono un partito che a queste elezioni ha preso poco più del 6%, anche loro sono contro il Memorandum, vorrebbero un progressivo allontanamento dagli obblighi imposti dalla Trojka. Sostengono la permanenza della Grecia nell’Euro.

Il Siriza è il partito di sinistra che è andato meglio nelle elezioni tenutesi una settimana fa. Ha raccolto quasi il 17% dei voti e si è piazzato al secondo posto per numero di voti. In realtà è il vero vincitore di queste votazioni, ha raccolto svariate migliaia di voti in più provenienti da tutti coloro che vedono il Memorandum e le politiche di chi lo sostiene come la catastrofe della Grecia.  Alexis Tsipras è il suo leader, un giovane sotto i quaranta anni. Il Siriza è stato da sempre contro il memorandum criticando le scelte neo liberiste del Pasok e di Nea Dimokratia. Sostiene i diritti dei lavoratori ed è contro la politica dei tagli a stipendi e pensioni. Vorrebbero che la Grecia rimanesse in area Euro, ma vogliono sganciarsi dagli obblighi imposti dal Memorandum. Riguardo al debito, propongono di pagarlo, ma non in questa maniera assurda e selvaggia che sta stremando la società greca. La proposta è di congelare il debito e per due o tre anni investire gli introiti dello stato per il rilancio dell’economia e per i servizi al cittadino come la sanità e istruzione.
Un’altra cosa che chiedono, che ad esempio il Pasok non ha mai chiesto, è il risarcimento dei danni di guerra da parte della Germania. Per chi non lo sapesse, la Germania ha risarcito tutti gli stati che avevano subito dei danni dovuti all’invasione e ai crimini di guerra fatti durante la seconda guerra mondiale dall’esercito nazista. Tutti tranne la Grecia. Anche l’Italia a suo tempo ha pagato la propria parte di danno. Adesso invece di pretendere in maniera inflessibile sacrifici economici dalla Grecia sarebbe bene che la Germania adempiesse ai propri obblighi.
Una settimana dopo il voto i sondaggi lo danno in crescita, addirittura al 27%.

Il KKE è il partito comunista greco, con a capo Aleka Papariga. E’ da sempre contro il memorandum, per l’uscita dall’Unione Europea, dall’Euro e dalla Nato. Ha conservato la struttura stalinista sia nella prassi che nella teoria, non collabora con nessuno e aspetta che i tempi siano maturi per liberare il popolo greco dal capitalismo. A queste elezioni ha preso più dell’8%, ma già prima del voto la signora Papariga aveva affermato di escludere ogni tipo di collaborazioni per eventuali governi di sinistra, dicendo che “il popolo greco non è ancora maturo per queste cose”.

Antarsya fa parte dei partiti di sinistra, sostiene l’uscita dall’Euro e ovviamente la sospensione unilaterale dal Memorandum. Come gli altri partiti di sinistra sopracitati sostiene che il Memorandum è deleterio ed è una via senza uscita per il popolo greco. Anche loro come gliEcologisti non hanno oltre passato la soglia del 3% e quindi non entreranno in parlamento.

Risultati elettorali 
partito                     percentuale            parlamentari
Nea Dimokratia...........18,85 %......................108
Siriza...........................16,78%........................52
Pasok..........................13,18%........................41
Anerxartiti ellines..........10,60%........................33
KKE..............................8,48%.......................26
Chrisi Avghi...................6,97%........................21
Dimokratiki Aristera.......6,11%.......................19
------------------------------------------------------------------------
Ecologisti.......................2,93%
Laos..............................2,90%
Dim. Simmakia...............2,55%
Dim. Xana......................2,15%
Filo Elefteri.....................1,80%


Parte seconda. Il dopo voto. 

Da un’analisi veloce del voto è facile capire che i partiti che hanno sostenuto il Memorandum imposto dalla Trojka hanno accusato un calo vertiginoso di voti. I due storici partiti Pasok e Nea Dimokrazia sono rimasti ben al di sotto delle loro aspettative, registrando il peggiore risultato nella loro storia. 
Il vero vincitore di queste elezioni è il partito di sinistra Siriza che con il suo risultato sorprendente rappresenta lo spirito di cambiamento e opposizione alla politica portata avanti fino ad ora. Oltre ai voti dell’elettorato di sinistra ha raccolto molti voti in fuga dal Pasok.
Il partito Anexartiti Ellines, con le sue posizioni di rottura con il Memorandum ha attirato un grosso consenso da destra provocando un emorragia di voti da Nea Dimokratia, mentre Dimokratiki Aristerà, facendo parte di una sinistra più riformista e moderata, ha sicuramente raccolto molti voti provenienti dal Pasok. Un leggero calo di voti lo registra anche il KKE, forse proprio a causa delle dichiarazioni della propria leader Aleka Papariga che subito prima delle elezioni ha affermato di non voler collaborare con nessuno. 
L’ingresso in parlamento di Chrisi Avghi è la novità, che in realtà era stata ampiamente annunciata dai sondaggi. Hanno raccolto il voto del malcontento o altrimenti detto di protesta.
Molte persone hanno deciso di votare un partito dichiaratamente antidemocratico nell’intento di punire i grandi partiti che da generazioni si alternano al potere e che in questi ultimi anni hanno dimostrato di essere uguali nella sostanza. 

Anche se in campagna elettorale sia il Pasok che Nea Dimokratia avevano affermato di non voler collaborare l’uno con l’altro, la maggioranza dei greci ha tirato un sospiro di sollievo quando i risultati hanno confermato che i due partiti messi insieme non raggiungevano la maggioranza dei voti, a niente è servito il premio di cinquanta parlamentari in più che viene assegnato al primo partito. 
Se non fosse stato così ci sarebbe stata una continuità di governo tra i vincitori delle elezioni e il precedente governo di Lucas Papadimos e questo sarebbe stato deleterio per la società greca perché avrebbe dato nuovo vigore alle spinte neo-liberiste legate al volere della Trojka. Forti del loro rinnovato consenso avrebbero definitivamente annientato ciò che resta del paese.

In Grecia i governi vengono formati così: se nessun partito prende la maggioranza assoluta dei voti, il Presidente della Democrazia da mandato al primo partito di formare una coalizione di governo. Se il primo partito non trova alleanze, la palla passa al secondo, poi al terzo e così via.
Se alla fine di questa procedura non si è formata nessuna coalizione di governo, allora il Presidente della Democrazia (Carlos Papoulias) chiama a raccolta tutti i partiti e verifica l’eventuale fattibilità di un governo, conduce quindi una mediazione nel tentativo di scongiurare un nuovo voto. 
Tutte le consultazioni fatte dai partiti non hanno portato alla formazione di un governo, Nea Demokratia e Pasok sono isolati nel panorama politico in quanto rappresentanti del Memorandum oltre che palesi perdenti. 
Siriza che dal risultato elettorale esce vincente e incarna il sentimento di rottura del popolo greco, non ha abbastanza parlamentari per formare un governo da solo. Anche alleandosi con il partito Dimokratiki Aristerà rimane sotto la soglia della maggioranza. Il partito comunista KKE aveva già in precedenza dichiarato di non voler collaborare ad un governo di sinistra, ma anche se dovesse cambiare idea, il suo contributo non basterebbe a passare la soglia dei 151 parlamentari utili per formare un governo.
Da alcuni giorni sono iniziate le consultazioni del Presidente della Democrazia, con tutti i partiti e un’ipotesi di governo possibile era emersa. Sarebbe stato possibile fare un governo a tre con Pasok, Nea Dimokratia e Demokratiki Aristerà, ma in realtà ciò sarebbe stato possibile con i numeri è non con i fatti. Questo vorrebbe dire ignorare il segnale emerso in maniera forte dalle elezioni e fare un governo dei perdenti che continua la politica di prima. Questa ipotesi che per alcune ore è stata in piedi ha subito portato il Siriza al 27% nei sondaggi, ben dieci punti sopra il risultato elettorale. Sia Pasok che Nea Dimokratia che Demokratiki Aristerà sanno che un governo di questo genere è rischioso perché porterebbe alla rivoluzione. 
Proprio valutando questo fattore Demokratiki Aristerà si è ritirata dalla coalizione a tre ponendo come punto assolutamente inevitabile una partecipazione del Siriza.
Dovete a questo punto sapere che subito dopo le elezioni abbiamo assistito a tutta una serie di valutazioni elettorali dove sembrava che sia il Pasok che Nea Dimokrazia fossero quasi concordi col Siriza, disposti a smussare le loro posizioni a favore del Memorandum, invitando il Siriza a intraprendere un governo che loro avrebbero appoggiato.
Ma quando il presidente del Siriza Alexis Tsipras a invitato Pasok e Nea Dimokratia a passare dalle parole ai fatti i toni concilianti sono cambiati in maniera repentina. Tsipras aveva infatti invitato i presidenti di partito firmatari del Memorandum a inviare una lettera di disdetta alla Trojka dove si dichiaravano di non adempire alle misure pattuite. 
In più veniva proposta una mediazione su cinque punti proposti dal Siriza come accordo minimo per una alleanza di governo. La proposta era questa:
1. Riconoscere la necessità di annullare i provvedimenti del memorandum e le leggi vergogna che hanno ulteriormente tagliato i salari e le pensioni.
2. L'abrogazione delle leggi che catalizzano i diritti fondamentali del lavoro, come la legge che abolisce la contrattazione collettiva.
3. Promuovere cambiamenti nel sistema politico per approfondire la democrazia, come la modifica della legge elettorale e l'introduzione della rappresentanza proporzionale, e l'abrogazione della legge sulla responsabilità dei ministri.
4. Mettere a controllo pubblico il sistema bancario e rendere pubblica la relazione della Black Rock.
5. Creare una commissione internazionale per monitorare il debito pubblico oneroso e mettere una moratoria sul rimborso.
Ovviamente non è stato possibile conciliare delle posizioni così diverse. 
Adesso sono finite le consultazioni del Presidente della Democrazia per valutare un governo di unità nazionale ed è notizia di pochi minuti fa che un governo di transizione porterà il paese a nuove elezioni che si terranno il 17 giugno. 
Intanto c’è da dire che le pressioni internazionali sulla Grecia sono fortissime, la dose di soldi che sarebbe dovuta essere versata a giugno in cambio dell’attuazione di altri 77 provvedimenti antisociali è in forse. Comunque, questi soldi, come i 130 miliardi di euro che la Grecia ha ricevuto a febbraio saranno destinati per il 92% a pagare gli interessi sui prestiti e i creditori dello stato greco, non andranno certo a rincuorare il morale di chi ha perso il lavoro, di chi il lavoro ce l’ha ma prende un terzo dello stipendio o di chi non ha più soldi per comprare lo stretto necessario per vivere. C’è da considerare che la Trojka ha tirato talmente la corda che adesso il gran parte del popolo greco non ritiene più che l’uscita dall’Euro porterà la Grecia alla povertà in quanto la povertà è già di casa in Grecia. Il terrorismo mediatico che il Pasok e Nea Dimokratia portano avanti dicendo che se il paese esce dall’Euro ci saranno i supermercati con gli scaffali vuoti e non ci sarà benzina per viaggiare e petrolio per scaldarsi fa ormai poco effetto, la gente inizia a capire che gli scaffali dei supermercati pieni di prodotti non hanno senso se non hai i soldi in tasca per comprarli.
Il duetto Merkel e Sarkozy che umiliano il popolo greco con le loro risatine ironiche e costringono Papandreou a ritirare il referendum che aveva proposto nell’autunno 2011 hanno portato il sentimento anti-europeo ai massimi livelli. Adesso è inutile che i signori della Trojka si sbilanciano in dichiarazioni dove affermano di rispettare a pieno il voto democratico espresso dal popolo greco, come minimo queste dichiarazioni appaiano ipocrite.
In più adesso è chiaro che la politica della Merkel è sempre più isolata in Europa, adesso che è rimasta senza il suo fido compare Sarkozy e che valutando la posizione instabile della Spagna, del Portogallo e dell’Italia è forse l’Europa che dovrebbe temere l’uscita della Grecia dall’Euro e non viceversa.  
Adesso che la Grecia va verso le elezioni, non voglio neanche immaginare che sorta di pressione verrà attuata al livello internazionale, che sporcizia dovremo ancora vedere. E’ chiaro che per la Trojka piegare l’orgoglio della Grecia è un punto fermo, vorranno a tutti i costi evitare un precedente, qualcosa che possa innescare un cambiamento in Europa. 
Importantissima sarà la solidarietà internazionale dei popoli contro l’Europa unita dei banchieri.

Francesco Moretti
Ancora più a destra ci sono i nazi-fascisti di Chrisi Avghi con a capo Nikos Michaloliakos. In queste elezioni hanno raccolto il “voto di protesta” e da percentuali irrisorie sono schizzati al 7%, avranno quindi 21 parlamentari. Pochi di quelli che li hanno votati avevano un’idea di chi fossero. Poco presenti in televisione, tutti conoscevano esclusivamente la faccia del loro presidente, un signore di mezza età in giacca e cravatta. Adesso dopo il boom elettorale i media si sono iniziati ad interessare di loro e il loro elettorato si è accorto all’improvviso che il loro presidente è l’unico che non ha la testa rasata e che sa mettere tre parole in fila. La loro campagna elettorale è basata sull’odio razziale, sono particolarmente attivi in alcuni quartieri di Atene dove aggrediscono gli immigrati picchiandoli e accoltellandoli. Secondo l’analisi dei voti relative ai seggi dove i poliziotti votano, un poliziotto su due ha votato per Chrisi Avghi, loro dicono di fare, nei confronti degli immigrati, quel lavoro che la polizia dovrebbe fare e non fa. Si propongono come forza repressiva al servizio del cittadino greco di colore bianco, non omosessuale, non di sinistra, non rom e meglio se ortodosso. Sono contro l’Europa e quindi contro il Memorandum.
A sinistra, in vicinanza del Pasok troviamo il partito Demokratiki Aristerà con a capo Fotis Kuvellis, i quali sono usciti alcuni anni fa dal Siriza. Sono un partito che a queste elezioni ha preso poco più del 6%, anche loro sono contro il Memorandum, vorrebbero un progressivo allontanamento dagli obblighi imposti dalla Trojka. Sostengono la permanenza della Grecia nell’Euro.

Il Siriza è il partito di sinistra che è andato meglio nelle elezioni tenutesi una settimana fa. Ha raccolto quasi il 17% dei voti e si è piazzato al secondo posto per numero di voti. In realtà è il vero vincitore di queste votazioni, ha raccolto svariate migliaia di voti in più provenienti da tutti coloro che vedono il Memorandum e le politiche di chi lo sostiene come la catastrofe della Grecia.  Alexis Tsipras è il suo leader, un giovane sotto i quaranta anni. Il Siriza è stato da sempre contro il memorandum criticando le scelte neo liberiste del Pasok e di Nea Dimokratia. Sostiene i diritti dei lavoratori ed è contro la politica dei tagli a stipendi e pensioni. Vorrebbero che la Grecia rimanesse in area Euro, ma vogliono sganciarsi dagli obblighi imposti dal Memorandum. Riguardo al debito, propongono di pagarlo, ma non in questa maniera assurda e selvaggia che sta stremando la società greca. La proposta è di congelare il debito e per due o tre anni investire gli introiti dello stato per il rilancio dell’economia e per i servizi al cittadino come la sanità e istruzione.
Un’altra cosa che chiedono, che ad esempio il Pasok non ha mai chiesto, è il risarcimento dei danni di guerra da parte della Germania. Per chi non lo sapesse, la Germania ha risarcito tutti gli stati che avevano subito dei danni dovuti all’invasione e ai crimini di guerra fatti durante la seconda guerra mondiale dall’esercito nazista. Tutti tranne la Grecia. Anche l’Italia a suo tempo ha pagato la propria parte di danno. Adesso invece di pretendere in maniera inflessibile sacrifici economici dalla Grecia sarebbe bene che la Germania adempiesse ai propri obblighi.
Una settimana dopo il voto i sondaggi lo danno in crescita, addirittura al 27%.

Il KKE è il partito comunista greco, con a capo Aleka Papariga. E’ da sempre contro il memorandum, per l’uscita dall’Unione Europea, dall’Euro e dalla Nato. Ha conservato la struttura stalinista sia nella prassi che nella teoria, non collabora con nessuno e aspetta che i tempi siano maturi per liberare il popolo greco dal capitalismo. A queste elezioni ha preso più dell’8%, ma già prima del voto la signora Papariga aveva affermato di escludere ogni tipo di collaborazioni per eventuali governi di sinistra, dicendo che “il popolo greco non è ancora maturo per queste cose”.

Antarsya fa parte dei partiti di sinistra, sostiene l’uscita dall’Euro e ovviamente la sospensione unilaterale dal Memorandum. Come gli altri partiti di sinistra sopracitati sostiene che il Memorandum è deleterio ed è una via senza uscita per il popolo greco. Anche loro come gliEcologisti non hanno oltre passato la soglia del 3% e quindi non entreranno in parlamento.

Risultati elettorali 
partito                     percentuale            parlamentari
Nea Dimokratia...........18,85 %......................108
Siriza...........................16,78%........................52
Pasok..........................13,18%........................41
Anerxartiti ellines..........10,60%........................33
KKE..............................8,48%.......................26
Chrisi Avghi...................6,97%........................21
Dimokratiki Aristera.......6,11%.......................19
------------------------------------------------------------------------
Ecologisti.......................2,93%
Laos..............................2,90%
Dim. Simmakia...............2,55%
Dim. Xana......................2,15%
Filo Elefteri.....................1,80%


Parte seconda. Il dopo voto. 

Da un’analisi veloce del voto è facile capire che i partiti che hanno sostenuto il Memorandum imposto dalla Trojka hanno accusato un calo vertiginoso di voti. I due storici partiti Pasok e Nea Dimokrazia sono rimasti ben al di sotto delle loro aspettative, registrando il peggiore risultato nella loro storia. 
Il vero vincitore di queste elezioni è il partito di sinistra Siriza che con il suo risultato sorprendente rappresenta lo spirito di cambiamento e opposizione alla politica portata avanti fino ad ora. Oltre ai voti dell’elettorato di sinistra ha raccolto molti voti in fuga dal Pasok.
Il partito Anexartiti Ellines, con le sue posizioni di rottura con il Memorandum ha attirato un grosso consenso da destra provocando un emorragia di voti da Nea Dimokratia, mentre Dimokratiki Aristerà, facendo parte di una sinistra più riformista e moderata, ha sicuramente raccolto molti voti provenienti dal Pasok. Un leggero calo di voti lo registra anche il KKE, forse proprio a causa delle dichiarazioni della propria leader Aleka Papariga che subito prima delle elezioni ha affermato di non voler collaborare con nessuno. 
L’ingresso in parlamento di Chrisi Avghi è la novità, che in realtà era stata ampiamente annunciata dai sondaggi. Hanno raccolto il voto del malcontento o altrimenti detto di protesta.
Molte persone hanno deciso di votare un partito dichiaratamente antidemocratico nell’intento di punire i grandi partiti che da generazioni si alternano al potere e che in questi ultimi anni hanno dimostrato di essere uguali nella sostanza. 

Anche se in campagna elettorale sia il Pasok che Nea Dimokratia avevano affermato di non voler collaborare l’uno con l’altro, la maggioranza dei greci ha tirato un sospiro di sollievo quando i risultati hanno confermato che i due partiti messi insieme non raggiungevano la maggioranza dei voti, a niente è servito il premio di cinquanta parlamentari in più che viene assegnato al primo partito. 
Se non fosse stato così ci sarebbe stata una continuità di governo tra i vincitori delle elezioni e il precedente governo di Lucas Papadimos e questo sarebbe stato deleterio per la società greca perché avrebbe dato nuovo vigore alle spinte neo-liberiste legate al volere della Trojka. Forti del loro rinnovato consenso avrebbero definitivamente annientato ciò che resta del paese.

In Grecia i governi vengono formati così: se nessun partito prende la maggioranza assoluta dei voti, il Presidente della Democrazia da mandato al primo partito di formare una coalizione di governo. Se il primo partito non trova alleanze, la palla passa al secondo, poi al terzo e così via.
Se alla fine di questa procedura non si è formata nessuna coalizione di governo, allora il Presidente della Democrazia (Carlos Papoulias) chiama a raccolta tutti i partiti e verifica l’eventuale fattibilità di un governo, conduce quindi una mediazione nel tentativo di scongiurare un nuovo voto. 
Tutte le consultazioni fatte dai partiti non hanno portato alla formazione di un governo, Nea Demokratia e Pasok sono isolati nel panorama politico in quanto rappresentanti del Memorandum oltre che palesi perdenti. 
Siriza che dal risultato elettorale esce vincente e incarna il sentimento di rottura del popolo greco, non ha abbastanza parlamentari per formare un governo da solo. Anche alleandosi con il partito Dimokratiki Aristerà rimane sotto la soglia della maggioranza. Il partito comunista KKE aveva già in precedenza dichiarato di non voler collaborare ad un governo di sinistra, ma anche se dovesse cambiare idea, il suo contributo non basterebbe a passare la soglia dei 151 parlamentari utili per formare un governo.
Da alcuni giorni sono iniziate le consultazioni del Presidente della Democrazia, con tutti i partiti e un’ipotesi di governo possibile era emersa. Sarebbe stato possibile fare un governo a tre con Pasok, Nea Dimokratia e Demokratiki Aristerà, ma in realtà ciò sarebbe stato possibile con i numeri è non con i fatti. Questo vorrebbe dire ignorare il segnale emerso in maniera forte dalle elezioni e fare un governo dei perdenti che continua la politica di prima. Questa ipotesi che per alcune ore è stata in piedi ha subito portato il Siriza al 27% nei sondaggi, ben dieci punti sopra il risultato elettorale. Sia Pasok che Nea Dimokratia che Demokratiki Aristerà sanno che un governo di questo genere è rischioso perché porterebbe alla rivoluzione. 
Proprio valutando questo fattore Demokratiki Aristerà si è ritirata dalla coalizione a tre ponendo come punto assolutamente inevitabile una partecipazione del Siriza.
Dovete a questo punto sapere che subito dopo le elezioni abbiamo assistito a tutta una serie di valutazioni elettorali dove sembrava che sia il Pasok che Nea Dimokrazia fossero quasi concordi col Siriza, disposti a smussare le loro posizioni a favore del Memorandum, invitando il Siriza a intraprendere un governo che loro avrebbero appoggiato.
Ma quando il presidente del Siriza Alexis Tsipras a invitato Pasok e Nea Dimokratia a passare dalle parole ai fatti i toni concilianti sono cambiati in maniera repentina. Tsipras aveva infatti invitato i presidenti di partito firmatari del Memorandum a inviare una lettera di disdetta alla Trojka dove si dichiaravano di non adempire alle misure pattuite. 
In più veniva proposta una mediazione su cinque punti proposti dal Siriza come accordo minimo per una alleanza di governo. La proposta era questa:
1. Riconoscere la necessità di annullare i provvedimenti del memorandum e le leggi vergogna che hanno ulteriormente tagliato i salari e le pensioni.
2. L'abrogazione delle leggi che catalizzano i diritti fondamentali del lavoro, come la legge che abolisce la contrattazione collettiva.
3. Promuovere cambiamenti nel sistema politico per approfondire la democrazia, come la modifica della legge elettorale e l'introduzione della rappresentanza proporzionale, e l'abrogazione della legge sulla responsabilità dei ministri.
4. Mettere a controllo pubblico il sistema bancario e rendere pubblica la relazione della Black Rock.
5. Creare una commissione internazionale per monitorare il debito pubblico oneroso e mettere una moratoria sul rimborso.
Ovviamente non è stato possibile conciliare delle posizioni così diverse. 
Adesso sono finite le consultazioni del Presidente della Democrazia per valutare un governo di unità nazionale ed è notizia di pochi minuti fa che un governo di transizione porterà il paese a nuove elezioni che si terranno il 17 giugno. 
Intanto c’è da dire che le pressioni internazionali sulla Grecia sono fortissime, la dose di soldi che sarebbe dovuta essere versata a giugno in cambio dell’attuazione di altri 77 provvedimenti antisociali è in forse. Comunque, questi soldi, come i 130 miliardi di euro che la Grecia ha ricevuto a febbraio saranno destinati per il 92% a pagare gli interessi sui prestiti e i creditori dello stato greco, non andranno certo a rincuorare il morale di chi ha perso il lavoro, di chi il lavoro ce l’ha ma prende un terzo dello stipendio o di chi non ha più soldi per comprare lo stretto necessario per vivere. C’è da considerare che la Trojka ha tirato talmente la corda che adesso il gran parte del popolo greco non ritiene più che l’uscita dall’Euro porterà la Grecia alla povertà in quanto la povertà è già di casa in Grecia. Il terrorismo mediatico che il Pasok e Nea Dimokratia portano avanti dicendo che se il paese esce dall’Euro ci saranno i supermercati con gli scaffali vuoti e non ci sarà benzina per viaggiare e petrolio per scaldarsi fa ormai poco effetto, la gente inizia a capire che gli scaffali dei supermercati pieni di prodotti non hanno senso se non hai i soldi in tasca per comprarli.
Il duetto Merkel e Sarkozy che umiliano il popolo greco con le loro risatine ironiche e costringono Papandreou a ritirare il referendum che aveva proposto nell’autunno 2011 hanno portato il sentimento anti-europeo ai massimi livelli. Adesso è inutile che i signori della Trojka si sbilanciano in dichiarazioni dove affermano di rispettare a pieno il voto democratico espresso dal popolo greco, come minimo queste dichiarazioni appaiano ipocrite.
In più adesso è chiaro che la politica della Merkel è sempre più isolata in Europa, adesso che è rimasta senza il suo fido compare Sarkozy e che valutando la posizione instabile della Spagna, del Portogallo e dell’Italia è forse l’Europa che dovrebbe temere l’uscita della Grecia dall’Euro e non viceversa.  
Adesso che la Grecia va verso le elezioni, non voglio neanche immaginare che sorta di pressione verrà attuata al livello internazionale, che sporcizia dovremo ancora vedere. E’ chiaro che per la Trojka piegare l’orgoglio della Grecia è un punto fermo, vorranno a tutti i costi evitare un precedente, qualcosa che possa innescare un cambiamento in Europa. 
Importantissima sarà la solidarietà internazionale dei popoli contro l’Europa unita dei banchieri.

Francesco Moretti
A sinistra, in vicinanza del Pasok troviamo il partito Demokratiki Aristerà con a capo Fotis Kuvellis, i quali sono usciti alcuni anni fa dal Siriza. Sono un partito che a queste elezioni ha preso poco più del 6%, anche loro sono contro il Memorandum, vorrebbero un progressivo allontanamento dagli obblighi imposti dalla Trojka. Sostengono la permanenza della Grecia nell’Euro.
Il Siriza è il partito di sinistra che è andato meglio nelle elezioni tenutesi una settimana fa. Ha raccolto quasi il 17% dei voti e si è piazzato al secondo posto per numero di voti. In realtà è il vero vincitore di queste votazioni, ha raccolto svariate migliaia di voti in più provenienti da tutti coloro che vedono il Memorandum e le politiche di chi lo sostiene come la catastrofe della Grecia.  Alexis Tsipras è il suo leader, un giovane sotto i quaranta anni. Il Siriza è stato da sempre contro il memorandum criticando le scelte neo liberiste del Pasok e di Nea Dimokratia. Sostiene i diritti dei lavoratori ed è contro la politica dei tagli a stipendi e pensioni. Vorrebbero che la Grecia rimanesse in area Euro, ma vogliono sganciarsi dagli obblighi imposti dal Memorandum. Riguardo al debito, propongono di pagarlo, ma non in questa maniera assurda e selvaggia che sta stremando la società greca. La proposta è di congelare il debito e per due o tre anni investire gli introiti dello stato per il rilancio dell’economia e per i servizi al cittadino come la sanità e istruzione.
Un’altra cosa che chiedono, che ad esempio il Pasok non ha mai chiesto, è il risarcimento dei danni di guerra da parte della Germania. Per chi non lo sapesse, la Germania ha risarcito tutti gli stati che avevano subito dei danni dovuti all’invasione e ai crimini di guerra fatti durante la seconda guerra mondiale dall’esercito nazista. Tutti tranne la Grecia. Anche l’Italia a suo tempo ha pagato la propria parte di danno. Adesso invece di pretendere in maniera inflessibile sacrifici economici dalla Grecia sarebbe bene che la Germania adempiesse ai propri obblighi.
Una settimana dopo il voto i sondaggi lo danno in crescita, addirittura al 27%.

Il KKE è il partito comunista greco, con a capo Aleka Papariga. E’ da sempre contro il memorandum, per l’uscita dall’Unione Europea, dall’Euro e dalla Nato. Ha conservato la struttura stalinista sia nella prassi che nella teoria, non collabora con nessuno e aspetta che i tempi siano maturi per liberare il popolo greco dal capitalismo. A queste elezioni ha preso più dell’8%, ma già prima del voto la signora Papariga aveva affermato di escludere ogni tipo di collaborazioni per eventuali governi di sinistra, dicendo che “il popolo greco non è ancora maturo per queste cose”.

Antarsya fa parte dei partiti di sinistra, sostiene l’uscita dall’Euro e ovviamente la sospensione unilaterale dal Memorandum. Come gli altri partiti di sinistra sopracitati sostiene che il Memorandum è deleterio ed è una via senza uscita per il popolo greco. Anche loro come gliEcologisti non hanno oltre passato la soglia del 3% e quindi non entreranno in parlamento.

Risultati elettorali 
partito                     percentuale            parlamentari
Nea Dimokratia...........18,85 %......................108
Siriza...........................16,78%........................52
Pasok..........................13,18%........................41
Anerxartiti ellines..........10,60%........................33
KKE..............................8,48%.......................26
Chrisi Avghi...................6,97%........................21
Dimokratiki Aristera.......6,11%.......................19
------------------------------------------------------------------------
Ecologisti.......................2,93%
Laos..............................2,90%
Dim. Simmakia...............2,55%
Dim. Xana......................2,15%
Filo Elefteri.....................1,80%


Parte seconda. Il dopo voto. 

Da un’analisi veloce del voto è facile capire che i partiti che hanno sostenuto il Memorandum imposto dalla Trojka hanno accusato un calo vertiginoso di voti. I due storici partiti Pasok e Nea Dimokrazia sono rimasti ben al di sotto delle loro aspettative, registrando il peggiore risultato nella loro storia. 
Il vero vincitore di queste elezioni è il partito di sinistra Siriza che con il suo risultato sorprendente rappresenta lo spirito di cambiamento e opposizione alla politica portata avanti fino ad ora. Oltre ai voti dell’elettorato di sinistra ha raccolto molti voti in fuga dal Pasok.
Il partito Anexartiti Ellines, con le sue posizioni di rottura con il Memorandum ha attirato un grosso consenso da destra provocando un emorragia di voti da Nea Dimokratia, mentre Dimokratiki Aristerà, facendo parte di una sinistra più riformista e moderata, ha sicuramente raccolto molti voti provenienti dal Pasok. Un leggero calo di voti lo registra anche il KKE, forse proprio a causa delle dichiarazioni della propria leader Aleka Papariga che subito prima delle elezioni ha affermato di non voler collaborare con nessuno. 
L’ingresso in parlamento di Chrisi Avghi è la novità, che in realtà era stata ampiamente annunciata dai sondaggi. Hanno raccolto il voto del malcontento o altrimenti detto di protesta.
Molte persone hanno deciso di votare un partito dichiaratamente antidemocratico nell’intento di punire i grandi partiti che da generazioni si alternano al potere e che in questi ultimi anni hanno dimostrato di essere uguali nella sostanza. 

Anche se in campagna elettorale sia il Pasok che Nea Dimokratia avevano affermato di non voler collaborare l’uno con l’altro, la maggioranza dei greci ha tirato un sospiro di sollievo quando i risultati hanno confermato che i due partiti messi insieme non raggiungevano la maggioranza dei voti, a niente è servito il premio di cinquanta parlamentari in più che viene assegnato al primo partito. 
Se non fosse stato così ci sarebbe stata una continuità di governo tra i vincitori delle elezioni e il precedente governo di Lucas Papadimos e questo sarebbe stato deleterio per la società greca perché avrebbe dato nuovo vigore alle spinte neo-liberiste legate al volere della Trojka. Forti del loro rinnovato consenso avrebbero definitivamente annientato ciò che resta del paese.

In Grecia i governi vengono formati così: se nessun partito prende la maggioranza assoluta dei voti, il Presidente della Democrazia da mandato al primo partito di formare una coalizione di governo. Se il primo partito non trova alleanze, la palla passa al secondo, poi al terzo e così via.
Se alla fine di questa procedura non si è formata nessuna coalizione di governo, allora il Presidente della Democrazia (Carlos Papoulias) chiama a raccolta tutti i partiti e verifica l’eventuale fattibilità di un governo, conduce quindi una mediazione nel tentativo di scongiurare un nuovo voto. 
Tutte le consultazioni fatte dai partiti non hanno portato alla formazione di un governo, Nea Demokratia e Pasok sono isolati nel panorama politico in quanto rappresentanti del Memorandum oltre che palesi perdenti. 
Siriza che dal risultato elettorale esce vincente e incarna il sentimento di rottura del popolo greco, non ha abbastanza parlamentari per formare un governo da solo. Anche alleandosi con il partito Dimokratiki Aristerà rimane sotto la soglia della maggioranza. Il partito comunista KKE aveva già in precedenza dichiarato di non voler collaborare ad un governo di sinistra, ma anche se dovesse cambiare idea, il suo contributo non basterebbe a passare la soglia dei 151 parlamentari utili per formare un governo.
Da alcuni giorni sono iniziate le consultazioni del Presidente della Democrazia, con tutti i partiti e un’ipotesi di governo possibile era emersa. Sarebbe stato possibile fare un governo a tre con Pasok, Nea Dimokratia e Demokratiki Aristerà, ma in realtà ciò sarebbe stato possibile con i numeri è non con i fatti. Questo vorrebbe dire ignorare il segnale emerso in maniera forte dalle elezioni e fare un governo dei perdenti che continua la politica di prima. Questa ipotesi che per alcune ore è stata in piedi ha subito portato il Siriza al 27% nei sondaggi, ben dieci punti sopra il risultato elettorale. Sia Pasok che Nea Dimokratia che Demokratiki Aristerà sanno che un governo di questo genere è rischioso perché porterebbe alla rivoluzione. 
Proprio valutando questo fattore Demokratiki Aristerà si è ritirata dalla coalizione a tre ponendo come punto assolutamente inevitabile una partecipazione del Siriza.
Dovete a questo punto sapere che subito dopo le elezioni abbiamo assistito a tutta una serie di valutazioni elettorali dove sembrava che sia il Pasok che Nea Dimokrazia fossero quasi concordi col Siriza, disposti a smussare le loro posizioni a favore del Memorandum, invitando il Siriza a intraprendere un governo che loro avrebbero appoggiato.
Ma quando il presidente del Siriza Alexis Tsipras a invitato Pasok e Nea Dimokratia a passare dalle parole ai fatti i toni concilianti sono cambiati in maniera repentina. Tsipras aveva infatti invitato i presidenti di partito firmatari del Memorandum a inviare una lettera di disdetta alla Trojka dove si dichiaravano di non adempire alle misure pattuite. 
In più veniva proposta una mediazione su cinque punti proposti dal Siriza come accordo minimo per una alleanza di governo. La proposta era questa:
1. Riconoscere la necessità di annullare i provvedimenti del memorandum e le leggi vergogna che hanno ulteriormente tagliato i salari e le pensioni.
2. L'abrogazione delle leggi che catalizzano i diritti fondamentali del lavoro, come la legge che abolisce la contrattazione collettiva.
3. Promuovere cambiamenti nel sistema politico per approfondire la democrazia, come la modifica della legge elettorale e l'introduzione della rappresentanza proporzionale, e l'abrogazione della legge sulla responsabilità dei ministri.
4. Mettere a controllo pubblico il sistema bancario e rendere pubblica la relazione della Black Rock.
5. Creare una commissione internazionale per monitorare il debito pubblico oneroso e mettere una moratoria sul rimborso.
Ovviamente non è stato possibile conciliare delle posizioni così diverse. 
Adesso sono finite le consultazioni del Presidente della Democrazia per valutare un governo di unità nazionale ed è notizia di pochi minuti fa che un governo di transizione porterà il paese a nuove elezioni che si terranno il 17 giugno. 
Intanto c’è da dire che le pressioni internazionali sulla Grecia sono fortissime, la dose di soldi che sarebbe dovuta essere versata a giugno in cambio dell’attuazione di altri 77 provvedimenti antisociali è in forse. Comunque, questi soldi, come i 130 miliardi di euro che la Grecia ha ricevuto a febbraio saranno destinati per il 92% a pagare gli interessi sui prestiti e i creditori dello stato greco, non andranno certo a rincuorare il morale di chi ha perso il lavoro, di chi il lavoro ce l’ha ma prende un terzo dello stipendio o di chi non ha più soldi per comprare lo stretto necessario per vivere. C’è da considerare che la Trojka ha tirato talmente la corda che adesso il gran parte del popolo greco non ritiene più che l’uscita dall’Euro porterà la Grecia alla povertà in quanto la povertà è già di casa in Grecia. Il terrorismo mediatico che il Pasok e Nea Dimokratia portano avanti dicendo che se il paese esce dall’Euro ci saranno i supermercati con gli scaffali vuoti e non ci sarà benzina per viaggiare e petrolio per scaldarsi fa ormai poco effetto, la gente inizia a capire che gli scaffali dei supermercati pieni di prodotti non hanno senso se non hai i soldi in tasca per comprarli.
Il duetto Merkel e Sarkozy che umiliano il popolo greco con le loro risatine ironiche e costringono Papandreou a ritirare il referendum che aveva proposto nell’autunno 2011 hanno portato il sentimento anti-europeo ai massimi livelli. Adesso è inutile che i signori della Trojka si sbilanciano in dichiarazioni dove affermano di rispettare a pieno il voto democratico espresso dal popolo greco, come minimo queste dichiarazioni appaiano ipocrite.
In più adesso è chiaro che la politica della Merkel è sempre più isolata in Europa, adesso che è rimasta senza il suo fido compare Sarkozy e che valutando la posizione instabile della Spagna, del Portogallo e dell’Italia è forse l’Europa che dovrebbe temere l’uscita della Grecia dall’Euro e non viceversa.  
Adesso che la Grecia va verso le elezioni, non voglio neanche immaginare che sorta di pressione verrà attuata al livello internazionale, che sporcizia dovremo ancora vedere. E’ chiaro che per la Trojka piegare l’orgoglio della Grecia è un punto fermo, vorranno a tutti i costi evitare un precedente, qualcosa che possa innescare un cambiamento in Europa. 
Importantissima sarà la solidarietà internazionale dei popoli contro l’Europa unita dei banchieri.

Francesco Moretti
Il Siriza è il partito di sinistra che è andato meglio nelle elezioni tenutesi una settimana fa. Ha raccolto quasi il 17% dei voti e si è piazzato al secondo posto per numero di voti. In realtà è il vero vincitore di queste votazioni, ha raccolto svariate migliaia di voti in più provenienti da tutti coloro che vedono il Memorandum e le politiche di chi lo sostiene come la catastrofe della Grecia.  Alexis Tsipras è il suo leader, un giovane sotto i quaranta anni. Il Siriza è stato da sempre contro il memorandum criticando le scelte neo liberiste del Pasok e di Nea Dimokratia. Sostiene i diritti dei lavoratori ed è contro la politica dei tagli a stipendi e pensioni. Vorrebbero che la Grecia rimanesse in area Euro, ma vogliono sganciarsi dagli obblighi imposti dal Memorandum. Riguardo al debito, propongono di pagarlo, ma non in questa maniera assurda e selvaggia che sta stremando la società greca. La proposta è di congelare il debito e per due o tre anni investire gli introiti dello stato per il rilancio dell’economia e per i servizi al cittadino come la sanità e istruzione.
Un’altra cosa che chiedono, che ad esempio il Pasok non ha mai chiesto, è il risarcimento dei danni di guerra da parte della Germania. Per chi non lo sapesse, la Germania ha risarcito tutti gli stati che avevano subito dei danni dovuti all’invasione e ai crimini di guerra fatti durante la seconda guerra mondiale dall’esercito nazista. Tutti tranne la Grecia. Anche l’Italia a suo tempo ha pagato la propria parte di danno. Adesso invece di pretendere in maniera inflessibile sacrifici economici dalla Grecia sarebbe bene che la Germania adempiesse ai propri obblighi.
Una settimana dopo il voto i sondaggi lo danno in crescita, addirittura al 27%.
Il KKE è il partito comunista greco, con a capo Aleka Papariga. E’ da sempre contro il memorandum, per l’uscita dall’Unione Europea, dall’Euro e dalla Nato. Ha conservato la struttura stalinista sia nella prassi che nella teoria, non collabora con nessuno e aspetta che i tempi siano maturi per liberare il popolo greco dal capitalismo. A queste elezioni ha preso più dell’8%, ma già prima del voto la signora Papariga aveva affermato di escludere ogni tipo di collaborazioni per eventuali governi di sinistra, dicendo che “il popolo greco non è ancora maturo per queste cose”.

Antarsya fa parte dei partiti di sinistra, sostiene l’uscita dall’Euro e ovviamente la sospensione unilaterale dal Memorandum. Come gli altri partiti di sinistra sopracitati sostiene che il Memorandum è deleterio ed è una via senza uscita per il popolo greco. Anche loro come gliEcologisti non hanno oltre passato la soglia del 3% e quindi non entreranno in parlamento.

Risultati elettorali 
partito                     percentuale            parlamentari
Nea Dimokratia...........18,85 %......................108
Siriza...........................16,78%........................52
Pasok..........................13,18%........................41
Anerxartiti ellines..........10,60%........................33
KKE..............................8,48%.......................26
Chrisi Avghi...................6,97%........................21
Dimokratiki Aristera.......6,11%.......................19
------------------------------------------------------------------------
Ecologisti.......................2,93%
Laos..............................2,90%
Dim. Simmakia...............2,55%
Dim. Xana......................2,15%
Filo Elefteri.....................1,80%


Parte seconda. Il dopo voto. 

Da un’analisi veloce del voto è facile capire che i partiti che hanno sostenuto il Memorandum imposto dalla Trojka hanno accusato un calo vertiginoso di voti. I due storici partiti Pasok e Nea Dimokrazia sono rimasti ben al di sotto delle loro aspettative, registrando il peggiore risultato nella loro storia. 
Il vero vincitore di queste elezioni è il partito di sinistra Siriza che con il suo risultato sorprendente rappresenta lo spirito di cambiamento e opposizione alla politica portata avanti fino ad ora. Oltre ai voti dell’elettorato di sinistra ha raccolto molti voti in fuga dal Pasok.
Il partito Anexartiti Ellines, con le sue posizioni di rottura con il Memorandum ha attirato un grosso consenso da destra provocando un emorragia di voti da Nea Dimokratia, mentre Dimokratiki Aristerà, facendo parte di una sinistra più riformista e moderata, ha sicuramente raccolto molti voti provenienti dal Pasok. Un leggero calo di voti lo registra anche il KKE, forse proprio a causa delle dichiarazioni della propria leader Aleka Papariga che subito prima delle elezioni ha affermato di non voler collaborare con nessuno. 
L’ingresso in parlamento di Chrisi Avghi è la novità, che in realtà era stata ampiamente annunciata dai sondaggi. Hanno raccolto il voto del malcontento o altrimenti detto di protesta.
Molte persone hanno deciso di votare un partito dichiaratamente antidemocratico nell’intento di punire i grandi partiti che da generazioni si alternano al potere e che in questi ultimi anni hanno dimostrato di essere uguali nella sostanza. 

Anche se in campagna elettorale sia il Pasok che Nea Dimokratia avevano affermato di non voler collaborare l’uno con l’altro, la maggioranza dei greci ha tirato un sospiro di sollievo quando i risultati hanno confermato che i due partiti messi insieme non raggiungevano la maggioranza dei voti, a niente è servito il premio di cinquanta parlamentari in più che viene assegnato al primo partito. 
Se non fosse stato così ci sarebbe stata una continuità di governo tra i vincitori delle elezioni e il precedente governo di Lucas Papadimos e questo sarebbe stato deleterio per la società greca perché avrebbe dato nuovo vigore alle spinte neo-liberiste legate al volere della Trojka. Forti del loro rinnovato consenso avrebbero definitivamente annientato ciò che resta del paese.

In Grecia i governi vengono formati così: se nessun partito prende la maggioranza assoluta dei voti, il Presidente della Democrazia da mandato al primo partito di formare una coalizione di governo. Se il primo partito non trova alleanze, la palla passa al secondo, poi al terzo e così via.
Se alla fine di questa procedura non si è formata nessuna coalizione di governo, allora il Presidente della Democrazia (Carlos Papoulias) chiama a raccolta tutti i partiti e verifica l’eventuale fattibilità di un governo, conduce quindi una mediazione nel tentativo di scongiurare un nuovo voto. 
Tutte le consultazioni fatte dai partiti non hanno portato alla formazione di un governo, Nea Demokratia e Pasok sono isolati nel panorama politico in quanto rappresentanti del Memorandum oltre che palesi perdenti. 
Siriza che dal risultato elettorale esce vincente e incarna il sentimento di rottura del popolo greco, non ha abbastanza parlamentari per formare un governo da solo. Anche alleandosi con il partito Dimokratiki Aristerà rimane sotto la soglia della maggioranza. Il partito comunista KKE aveva già in precedenza dichiarato di non voler collaborare ad un governo di sinistra, ma anche se dovesse cambiare idea, il suo contributo non basterebbe a passare la soglia dei 151 parlamentari utili per formare un governo.
Da alcuni giorni sono iniziate le consultazioni del Presidente della Democrazia, con tutti i partiti e un’ipotesi di governo possibile era emersa. Sarebbe stato possibile fare un governo a tre con Pasok, Nea Dimokratia e Demokratiki Aristerà, ma in realtà ciò sarebbe stato possibile con i numeri è non con i fatti. Questo vorrebbe dire ignorare il segnale emerso in maniera forte dalle elezioni e fare un governo dei perdenti che continua la politica di prima. Questa ipotesi che per alcune ore è stata in piedi ha subito portato il Siriza al 27% nei sondaggi, ben dieci punti sopra il risultato elettorale. Sia Pasok che Nea Dimokratia che Demokratiki Aristerà sanno che un governo di questo genere è rischioso perché porterebbe alla rivoluzione. 
Proprio valutando questo fattore Demokratiki Aristerà si è ritirata dalla coalizione a tre ponendo come punto assolutamente inevitabile una partecipazione del Siriza.
Dovete a questo punto sapere che subito dopo le elezioni abbiamo assistito a tutta una serie di valutazioni elettorali dove sembrava che sia il Pasok che Nea Dimokrazia fossero quasi concordi col Siriza, disposti a smussare le loro posizioni a favore del Memorandum, invitando il Siriza a intraprendere un governo che loro avrebbero appoggiato.
Ma quando il presidente del Siriza Alexis Tsipras a invitato Pasok e Nea Dimokratia a passare dalle parole ai fatti i toni concilianti sono cambiati in maniera repentina. Tsipras aveva infatti invitato i presidenti di partito firmatari del Memorandum a inviare una lettera di disdetta alla Trojka dove si dichiaravano di non adempire alle misure pattuite. 
In più veniva proposta una mediazione su cinque punti proposti dal Siriza come accordo minimo per una alleanza di governo. La proposta era questa:
1. Riconoscere la necessità di annullare i provvedimenti del memorandum e le leggi vergogna che hanno ulteriormente tagliato i salari e le pensioni.
2. L'abrogazione delle leggi che catalizzano i diritti fondamentali del lavoro, come la legge che abolisce la contrattazione collettiva.
3. Promuovere cambiamenti nel sistema politico per approfondire la democrazia, come la modifica della legge elettorale e l'introduzione della rappresentanza proporzionale, e l'abrogazione della legge sulla responsabilità dei ministri.
4. Mettere a controllo pubblico il sistema bancario e rendere pubblica la relazione della Black Rock.
5. Creare una commissione internazionale per monitorare il debito pubblico oneroso e mettere una moratoria sul rimborso.
Ovviamente non è stato possibile conciliare delle posizioni così diverse. 
Adesso sono finite le consultazioni del Presidente della Democrazia per valutare un governo di unità nazionale ed è notizia di pochi minuti fa che un governo di transizione porterà il paese a nuove elezioni che si terranno il 17 giugno. 
Intanto c’è da dire che le pressioni internazionali sulla Grecia sono fortissime, la dose di soldi che sarebbe dovuta essere versata a giugno in cambio dell’attuazione di altri 77 provvedimenti antisociali è in forse. Comunque, questi soldi, come i 130 miliardi di euro che la Grecia ha ricevuto a febbraio saranno destinati per il 92% a pagare gli interessi sui prestiti e i creditori dello stato greco, non andranno certo a rincuorare il morale di chi ha perso il lavoro, di chi il lavoro ce l’ha ma prende un terzo dello stipendio o di chi non ha più soldi per comprare lo stretto necessario per vivere. C’è da considerare che la Trojka ha tirato talmente la corda che adesso il gran parte del popolo greco non ritiene più che l’uscita dall’Euro porterà la Grecia alla povertà in quanto la povertà è già di casa in Grecia. Il terrorismo mediatico che il Pasok e Nea Dimokratia portano avanti dicendo che se il paese esce dall’Euro ci saranno i supermercati con gli scaffali vuoti e non ci sarà benzina per viaggiare e petrolio per scaldarsi fa ormai poco effetto, la gente inizia a capire che gli scaffali dei supermercati pieni di prodotti non hanno senso se non hai i soldi in tasca per comprarli.
Il duetto Merkel e Sarkozy che umiliano il popolo greco con le loro risatine ironiche e costringono Papandreou a ritirare il referendum che aveva proposto nell’autunno 2011 hanno portato il sentimento anti-europeo ai massimi livelli. Adesso è inutile che i signori della Trojka si sbilanciano in dichiarazioni dove affermano di rispettare a pieno il voto democratico espresso dal popolo greco, come minimo queste dichiarazioni appaiano ipocrite.
In più adesso è chiaro che la politica della Merkel è sempre più isolata in Europa, adesso che è rimasta senza il suo fido compare Sarkozy e che valutando la posizione instabile della Spagna, del Portogallo e dell’Italia è forse l’Europa che dovrebbe temere l’uscita della Grecia dall’Euro e non viceversa.  
Adesso che la Grecia va verso le elezioni, non voglio neanche immaginare che sorta di pressione verrà attuata al livello internazionale, che sporcizia dovremo ancora vedere. E’ chiaro che per la Trojka piegare l’orgoglio della Grecia è un punto fermo, vorranno a tutti i costi evitare un precedente, qualcosa che possa innescare un cambiamento in Europa. 
Importantissima sarà la solidarietà internazionale dei popoli contro l’Europa unita dei banchieri.

Francesco Moretti
Il KKE è il partito comunista greco, con a capo Aleka Papariga. E’ da sempre contro il memorandum, per l’uscita dall’Unione Europea, dall’Euro e dalla Nato. Ha conservato la struttura stalinista sia nella prassi che nella teoria, non collabora con nessuno e aspetta che i tempi siano maturi per liberare il popolo greco dal capitalismo. A queste elezioni ha preso più dell’8%, ma già prima del voto la signora Papariga aveva affermato di escludere ogni tipo di collaborazioni per eventuali governi di sinistra, dicendo che “il popolo greco non è ancora maturo per queste cose”.
Antarsya fa parte dei partiti di sinistra, sostiene l’uscita dall’Euro e ovviamente la sospensione unilaterale dal Memorandum. Come gli altri partiti di sinistra sopracitati sostiene che il Memorandum è deleterio ed è una via senza uscita per il popolo greco. Anche loro come gliEcologisti non hanno oltre passato la soglia del 3% e quindi non entreranno in parlamento.

Risultati elettorali 
partito                     percentuale            parlamentari
Nea Dimokratia...........18,85 %......................108
Siriza...........................16,78%........................52
Pasok..........................13,18%........................41
Anerxartiti ellines..........10,60%........................33
KKE..............................8,48%.......................26
Chrisi Avghi...................6,97%........................21
Dimokratiki Aristera.......6,11%.......................19
------------------------------------------------------------------------
Ecologisti.......................2,93%
Laos..............................2,90%
Dim. Simmakia...............2,55%
Dim. Xana......................2,15%
Filo Elefteri.....................1,80%


Parte seconda. Il dopo voto. 

Da un’analisi veloce del voto è facile capire che i partiti che hanno sostenuto il Memorandum imposto dalla Trojka hanno accusato un calo vertiginoso di voti. I due storici partiti Pasok e Nea Dimokrazia sono rimasti ben al di sotto delle loro aspettative, registrando il peggiore risultato nella loro storia. 
Il vero vincitore di queste elezioni è il partito di sinistra Siriza che con il suo risultato sorprendente rappresenta lo spirito di cambiamento e opposizione alla politica portata avanti fino ad ora. Oltre ai voti dell’elettorato di sinistra ha raccolto molti voti in fuga dal Pasok.
Il partito Anexartiti Ellines, con le sue posizioni di rottura con il Memorandum ha attirato un grosso consenso da destra provocando un emorragia di voti da Nea Dimokratia, mentre Dimokratiki Aristerà, facendo parte di una sinistra più riformista e moderata, ha sicuramente raccolto molti voti provenienti dal Pasok. Un leggero calo di voti lo registra anche il KKE, forse proprio a causa delle dichiarazioni della propria leader Aleka Papariga che subito prima delle elezioni ha affermato di non voler collaborare con nessuno. 
L’ingresso in parlamento di Chrisi Avghi è la novità, che in realtà era stata ampiamente annunciata dai sondaggi. Hanno raccolto il voto del malcontento o altrimenti detto di protesta.
Molte persone hanno deciso di votare un partito dichiaratamente antidemocratico nell’intento di punire i grandi partiti che da generazioni si alternano al potere e che in questi ultimi anni hanno dimostrato di essere uguali nella sostanza. 

Anche se in campagna elettorale sia il Pasok che Nea Dimokratia avevano affermato di non voler collaborare l’uno con l’altro, la maggioranza dei greci ha tirato un sospiro di sollievo quando i risultati hanno confermato che i due partiti messi insieme non raggiungevano la maggioranza dei voti, a niente è servito il premio di cinquanta parlamentari in più che viene assegnato al primo partito. 
Se non fosse stato così ci sarebbe stata una continuità di governo tra i vincitori delle elezioni e il precedente governo di Lucas Papadimos e questo sarebbe stato deleterio per la società greca perché avrebbe dato nuovo vigore alle spinte neo-liberiste legate al volere della Trojka. Forti del loro rinnovato consenso avrebbero definitivamente annientato ciò che resta del paese.

In Grecia i governi vengono formati così: se nessun partito prende la maggioranza assoluta dei voti, il Presidente della Democrazia da mandato al primo partito di formare una coalizione di governo. Se il primo partito non trova alleanze, la palla passa al secondo, poi al terzo e così via.
Se alla fine di questa procedura non si è formata nessuna coalizione di governo, allora il Presidente della Democrazia (Carlos Papoulias) chiama a raccolta tutti i partiti e verifica l’eventuale fattibilità di un governo, conduce quindi una mediazione nel tentativo di scongiurare un nuovo voto. 
Tutte le consultazioni fatte dai partiti non hanno portato alla formazione di un governo, Nea Demokratia e Pasok sono isolati nel panorama politico in quanto rappresentanti del Memorandum oltre che palesi perdenti. 
Siriza che dal risultato elettorale esce vincente e incarna il sentimento di rottura del popolo greco, non ha abbastanza parlamentari per formare un governo da solo. Anche alleandosi con il partito Dimokratiki Aristerà rimane sotto la soglia della maggioranza. Il partito comunista KKE aveva già in precedenza dichiarato di non voler collaborare ad un governo di sinistra, ma anche se dovesse cambiare idea, il suo contributo non basterebbe a passare la soglia dei 151 parlamentari utili per formare un governo.
Da alcuni giorni sono iniziate le consultazioni del Presidente della Democrazia, con tutti i partiti e un’ipotesi di governo possibile era emersa. Sarebbe stato possibile fare un governo a tre con Pasok, Nea Dimokratia e Demokratiki Aristerà, ma in realtà ciò sarebbe stato possibile con i numeri è non con i fatti. Questo vorrebbe dire ignorare il segnale emerso in maniera forte dalle elezioni e fare un governo dei perdenti che continua la politica di prima. Questa ipotesi che per alcune ore è stata in piedi ha subito portato il Siriza al 27% nei sondaggi, ben dieci punti sopra il risultato elettorale. Sia Pasok che Nea Dimokratia che Demokratiki Aristerà sanno che un governo di questo genere è rischioso perché porterebbe alla rivoluzione. 
Proprio valutando questo fattore Demokratiki Aristerà si è ritirata dalla coalizione a tre ponendo come punto assolutamente inevitabile una partecipazione del Siriza.
Dovete a questo punto sapere che subito dopo le elezioni abbiamo assistito a tutta una serie di valutazioni elettorali dove sembrava che sia il Pasok che Nea Dimokrazia fossero quasi concordi col Siriza, disposti a smussare le loro posizioni a favore del Memorandum, invitando il Siriza a intraprendere un governo che loro avrebbero appoggiato.
Ma quando il presidente del Siriza Alexis Tsipras a invitato Pasok e Nea Dimokratia a passare dalle parole ai fatti i toni concilianti sono cambiati in maniera repentina. Tsipras aveva infatti invitato i presidenti di partito firmatari del Memorandum a inviare una lettera di disdetta alla Trojka dove si dichiaravano di non adempire alle misure pattuite. 
In più veniva proposta una mediazione su cinque punti proposti dal Siriza come accordo minimo per una alleanza di governo. La proposta era questa:
1. Riconoscere la necessità di annullare i provvedimenti del memorandum e le leggi vergogna che hanno ulteriormente tagliato i salari e le pensioni.
2. L'abrogazione delle leggi che catalizzano i diritti fondamentali del lavoro, come la legge che abolisce la contrattazione collettiva.
3. Promuovere cambiamenti nel sistema politico per approfondire la democrazia, come la modifica della legge elettorale e l'introduzione della rappresentanza proporzionale, e l'abrogazione della legge sulla responsabilità dei ministri.
4. Mettere a controllo pubblico il sistema bancario e rendere pubblica la relazione della Black Rock.
5. Creare una commissione internazionale per monitorare il debito pubblico oneroso e mettere una moratoria sul rimborso.
Ovviamente non è stato possibile conciliare delle posizioni così diverse. 
Adesso sono finite le consultazioni del Presidente della Democrazia per valutare un governo di unità nazionale ed è notizia di pochi minuti fa che un governo di transizione porterà il paese a nuove elezioni che si terranno il 17 giugno. 
Intanto c’è da dire che le pressioni internazionali sulla Grecia sono fortissime, la dose di soldi che sarebbe dovuta essere versata a giugno in cambio dell’attuazione di altri 77 provvedimenti antisociali è in forse. Comunque, questi soldi, come i 130 miliardi di euro che la Grecia ha ricevuto a febbraio saranno destinati per il 92% a pagare gli interessi sui prestiti e i creditori dello stato greco, non andranno certo a rincuorare il morale di chi ha perso il lavoro, di chi il lavoro ce l’ha ma prende un terzo dello stipendio o di chi non ha più soldi per comprare lo stretto necessario per vivere. C’è da considerare che la Trojka ha tirato talmente la corda che adesso il gran parte del popolo greco non ritiene più che l’uscita dall’Euro porterà la Grecia alla povertà in quanto la povertà è già di casa in Grecia. Il terrorismo mediatico che il Pasok e Nea Dimokratia portano avanti dicendo che se il paese esce dall’Euro ci saranno i supermercati con gli scaffali vuoti e non ci sarà benzina per viaggiare e petrolio per scaldarsi fa ormai poco effetto, la gente inizia a capire che gli scaffali dei supermercati pieni di prodotti non hanno senso se non hai i soldi in tasca per comprarli.
Il duetto Merkel e Sarkozy che umiliano il popolo greco con le loro risatine ironiche e costringono Papandreou a ritirare il referendum che aveva proposto nell’autunno 2011 hanno portato il sentimento anti-europeo ai massimi livelli. Adesso è inutile che i signori della Trojka si sbilanciano in dichiarazioni dove affermano di rispettare a pieno il voto democratico espresso dal popolo greco, come minimo queste dichiarazioni appaiano ipocrite.
In più adesso è chiaro che la politica della Merkel è sempre più isolata in Europa, adesso che è rimasta senza il suo fido compare Sarkozy e che valutando la posizione instabile della Spagna, del Portogallo e dell’Italia è forse l’Europa che dovrebbe temere l’uscita della Grecia dall’Euro e non viceversa.  
Adesso che la Grecia va verso le elezioni, non voglio neanche immaginare che sorta di pressione verrà attuata al livello internazionale, che sporcizia dovremo ancora vedere. E’ chiaro che per la Trojka piegare l’orgoglio della Grecia è un punto fermo, vorranno a tutti i costi evitare un precedente, qualcosa che possa innescare un cambiamento in Europa. 
Importantissima sarà la solidarietà internazionale dei popoli contro l’Europa unita dei banchieri.

Francesco Moretti
Antarsya fa parte dei partiti di sinistra, sostiene l’uscita dall’Euro e ovviamente la sospensione unilaterale dal Memorandum. Come gli altri partiti di sinistra sopracitati sostiene che il Memorandum è deleterio ed è una via senza uscita per il popolo greco. Anche loro come gliEcologisti non hanno oltre passato la soglia del 3% e quindi non entreranno in parlamento.
Risultati elettorali 
partito                     percentuale            parlamentari
Nea Dimokratia...........18,85 %......................108
Siriza...........................16,78%........................52
Pasok..........................13,18%........................41
Anerxartiti ellines..........10,60%........................33
KKE..............................8,48%.......................26
Chrisi Avghi...................6,97%........................21
Dimokratiki Aristera.......6,11%.......................19
------------------------------------------------------------------------
Ecologisti.......................2,93%
Laos..............................2,90%
Dim. Simmakia...............2,55%
Dim. Xana......................2,15%
Filo Elefteri.....................1,80%


Parte seconda. Il dopo voto. 

Da un’analisi veloce del voto è facile capire che i partiti che hanno sostenuto il Memorandum imposto dalla Trojka hanno accusato un calo vertiginoso di voti. I due storici partiti Pasok e Nea Dimokrazia sono rimasti ben al di sotto delle loro aspettative, registrando il peggiore risultato nella loro storia. 
Il vero vincitore di queste elezioni è il partito di sinistra Siriza che con il suo risultato sorprendente rappresenta lo spirito di cambiamento e opposizione alla politica portata avanti fino ad ora. Oltre ai voti dell’elettorato di sinistra ha raccolto molti voti in fuga dal Pasok.
Il partito Anexartiti Ellines, con le sue posizioni di rottura con il Memorandum ha attirato un grosso consenso da destra provocando un emorragia di voti da Nea Dimokratia, mentre Dimokratiki Aristerà, facendo parte di una sinistra più riformista e moderata, ha sicuramente raccolto molti voti provenienti dal Pasok. Un leggero calo di voti lo registra anche il KKE, forse proprio a causa delle dichiarazioni della propria leader Aleka Papariga che subito prima delle elezioni ha affermato di non voler collaborare con nessuno. 
L’ingresso in parlamento di Chrisi Avghi è la novità, che in realtà era stata ampiamente annunciata dai sondaggi. Hanno raccolto il voto del malcontento o altrimenti detto di protesta.
Molte persone hanno deciso di votare un partito dichiaratamente antidemocratico nell’intento di punire i grandi partiti che da generazioni si alternano al potere e che in questi ultimi anni hanno dimostrato di essere uguali nella sostanza. 

Anche se in campagna elettorale sia il Pasok che Nea Dimokratia avevano affermato di non voler collaborare l’uno con l’altro, la maggioranza dei greci ha tirato un sospiro di sollievo quando i risultati hanno confermato che i due partiti messi insieme non raggiungevano la maggioranza dei voti, a niente è servito il premio di cinquanta parlamentari in più che viene assegnato al primo partito. 
Se non fosse stato così ci sarebbe stata una continuità di governo tra i vincitori delle elezioni e il precedente governo di Lucas Papadimos e questo sarebbe stato deleterio per la società greca perché avrebbe dato nuovo vigore alle spinte neo-liberiste legate al volere della Trojka. Forti del loro rinnovato consenso avrebbero definitivamente annientato ciò che resta del paese.

In Grecia i governi vengono formati così: se nessun partito prende la maggioranza assoluta dei voti, il Presidente della Democrazia da mandato al primo partito di formare una coalizione di governo. Se il primo partito non trova alleanze, la palla passa al secondo, poi al terzo e così via.
Se alla fine di questa procedura non si è formata nessuna coalizione di governo, allora il Presidente della Democrazia (Carlos Papoulias) chiama a raccolta tutti i partiti e verifica l’eventuale fattibilità di un governo, conduce quindi una mediazione nel tentativo di scongiurare un nuovo voto. 
Tutte le consultazioni fatte dai partiti non hanno portato alla formazione di un governo, Nea Demokratia e Pasok sono isolati nel panorama politico in quanto rappresentanti del Memorandum oltre che palesi perdenti. 
Siriza che dal risultato elettorale esce vincente e incarna il sentimento di rottura del popolo greco, non ha abbastanza parlamentari per formare un governo da solo. Anche alleandosi con il partito Dimokratiki Aristerà rimane sotto la soglia della maggioranza. Il partito comunista KKE aveva già in precedenza dichiarato di non voler collaborare ad un governo di sinistra, ma anche se dovesse cambiare idea, il suo contributo non basterebbe a passare la soglia dei 151 parlamentari utili per formare un governo.
Da alcuni giorni sono iniziate le consultazioni del Presidente della Democrazia, con tutti i partiti e un’ipotesi di governo possibile era emersa. Sarebbe stato possibile fare un governo a tre con Pasok, Nea Dimokratia e Demokratiki Aristerà, ma in realtà ciò sarebbe stato possibile con i numeri è non con i fatti. Questo vorrebbe dire ignorare il segnale emerso in maniera forte dalle elezioni e fare un governo dei perdenti che continua la politica di prima. Questa ipotesi che per alcune ore è stata in piedi ha subito portato il Siriza al 27% nei sondaggi, ben dieci punti sopra il risultato elettorale. Sia Pasok che Nea Dimokratia che Demokratiki Aristerà sanno che un governo di questo genere è rischioso perché porterebbe alla rivoluzione. 
Proprio valutando questo fattore Demokratiki Aristerà si è ritirata dalla coalizione a tre ponendo come punto assolutamente inevitabile una partecipazione del Siriza.
Dovete a questo punto sapere che subito dopo le elezioni abbiamo assistito a tutta una serie di valutazioni elettorali dove sembrava che sia il Pasok che Nea Dimokrazia fossero quasi concordi col Siriza, disposti a smussare le loro posizioni a favore del Memorandum, invitando il Siriza a intraprendere un governo che loro avrebbero appoggiato.
Ma quando il presidente del Siriza Alexis Tsipras a invitato Pasok e Nea Dimokratia a passare dalle parole ai fatti i toni concilianti sono cambiati in maniera repentina. Tsipras aveva infatti invitato i presidenti di partito firmatari del Memorandum a inviare una lettera di disdetta alla Trojka dove si dichiaravano di non adempire alle misure pattuite. 
In più veniva proposta una mediazione su cinque punti proposti dal Siriza come accordo minimo per una alleanza di governo. La proposta era questa:
1. Riconoscere la necessità di annullare i provvedimenti del memorandum e le leggi vergogna che hanno ulteriormente tagliato i salari e le pensioni.
2. L'abrogazione delle leggi che catalizzano i diritti fondamentali del lavoro, come la legge che abolisce la contrattazione collettiva.
3. Promuovere cambiamenti nel sistema politico per approfondire la democrazia, come la modifica della legge elettorale e l'introduzione della rappresentanza proporzionale, e l'abrogazione della legge sulla responsabilità dei ministri.
4. Mettere a controllo pubblico il sistema bancario e rendere pubblica la relazione della Black Rock.
5. Creare una commissione internazionale per monitorare il debito pubblico oneroso e mettere una moratoria sul rimborso.
Ovviamente non è stato possibile conciliare delle posizioni così diverse. 
Adesso sono finite le consultazioni del Presidente della Democrazia per valutare un governo di unità nazionale ed è notizia di pochi minuti fa che un governo di transizione porterà il paese a nuove elezioni che si terranno il 17 giugno. 
Intanto c’è da dire che le pressioni internazionali sulla Grecia sono fortissime, la dose di soldi che sarebbe dovuta essere versata a giugno in cambio dell’attuazione di altri 77 provvedimenti antisociali è in forse. Comunque, questi soldi, come i 130 miliardi di euro che la Grecia ha ricevuto a febbraio saranno destinati per il 92% a pagare gli interessi sui prestiti e i creditori dello stato greco, non andranno certo a rincuorare il morale di chi ha perso il lavoro, di chi il lavoro ce l’ha ma prende un terzo dello stipendio o di chi non ha più soldi per comprare lo stretto necessario per vivere. C’è da considerare che la Trojka ha tirato talmente la corda che adesso il gran parte del popolo greco non ritiene più che l’uscita dall’Euro porterà la Grecia alla povertà in quanto la povertà è già di casa in Grecia. Il terrorismo mediatico che il Pasok e Nea Dimokratia portano avanti dicendo che se il paese esce dall’Euro ci saranno i supermercati con gli scaffali vuoti e non ci sarà benzina per viaggiare e petrolio per scaldarsi fa ormai poco effetto, la gente inizia a capire che gli scaffali dei supermercati pieni di prodotti non hanno senso se non hai i soldi in tasca per comprarli.
Il duetto Merkel e Sarkozy che umiliano il popolo greco con le loro risatine ironiche e costringono Papandreou a ritirare il referendum che aveva proposto nell’autunno 2011 hanno portato il sentimento anti-europeo ai massimi livelli. Adesso è inutile che i signori della Trojka si sbilanciano in dichiarazioni dove affermano di rispettare a pieno il voto democratico espresso dal popolo greco, come minimo queste dichiarazioni appaiano ipocrite.
In più adesso è chiaro che la politica della Merkel è sempre più isolata in Europa, adesso che è rimasta senza il suo fido compare Sarkozy e che valutando la posizione instabile della Spagna, del Portogallo e dell’Italia è forse l’Europa che dovrebbe temere l’uscita della Grecia dall’Euro e non viceversa.  
Adesso che la Grecia va verso le elezioni, non voglio neanche immaginare che sorta di pressione verrà attuata al livello internazionale, che sporcizia dovremo ancora vedere. E’ chiaro che per la Trojka piegare l’orgoglio della Grecia è un punto fermo, vorranno a tutti i costi evitare un precedente, qualcosa che possa innescare un cambiamento in Europa. 
Importantissima sarà la solidarietà internazionale dei popoli contro l’Europa unita dei banchieri.

Francesco Moretti
Risultati elettorali 
partito                     percentuale            parlamentari
Nea Dimokratia...........18,85 %......................108
Siriza...........................16,78%........................52
Pasok..........................13,18%........................41
Anerxartiti ellines..........10,60%........................33
KKE..............................8,48%.......................26
Chrisi Avghi...................6,97%........................21
Dimokratiki Aristera.......6,11%.......................19
------------------------------------------------------------------------
Ecologisti.......................2,93%
Laos..............................2,90%
Dim. Simmakia...............2,55%
Dim. Xana......................2,15%
Filo Elefteri.....................1,80%

Parte seconda. Il dopo voto. 

Da un’analisi veloce del voto è facile capire che i partiti che hanno sostenuto il Memorandum imposto dalla Trojka hanno accusato un calo vertiginoso di voti. I due storici partiti Pasok e Nea Dimokrazia sono rimasti ben al di sotto delle loro aspettative, registrando il peggiore risultato nella loro storia. 
Il vero vincitore di queste elezioni è il partito di sinistra Siriza che con il suo risultato sorprendente rappresenta lo spirito di cambiamento e opposizione alla politica portata avanti fino ad ora. Oltre ai voti dell’elettorato di sinistra ha raccolto molti voti in fuga dal Pasok.
Il partito Anexartiti Ellines, con le sue posizioni di rottura con il Memorandum ha attirato un grosso consenso da destra provocando un emorragia di voti da Nea Dimokratia, mentre Dimokratiki Aristerà, facendo parte di una sinistra più riformista e moderata, ha sicuramente raccolto molti voti provenienti dal Pasok. Un leggero calo di voti lo registra anche il KKE, forse proprio a causa delle dichiarazioni della propria leader Aleka Papariga che subito prima delle elezioni ha affermato di non voler collaborare con nessuno. 
L’ingresso in parlamento di Chrisi Avghi è la novità, che in realtà era stata ampiamente annunciata dai sondaggi. Hanno raccolto il voto del malcontento o altrimenti detto di protesta.
Molte persone hanno deciso di votare un partito dichiaratamente antidemocratico nell’intento di punire i grandi partiti che da generazioni si alternano al potere e che in questi ultimi anni hanno dimostrato di essere uguali nella sostanza. 

Anche se in campagna elettorale sia il Pasok che Nea Dimokratia avevano affermato di non voler collaborare l’uno con l’altro, la maggioranza dei greci ha tirato un sospiro di sollievo quando i risultati hanno confermato che i due partiti messi insieme non raggiungevano la maggioranza dei voti, a niente è servito il premio di cinquanta parlamentari in più che viene assegnato al primo partito. 
Se non fosse stato così ci sarebbe stata una continuità di governo tra i vincitori delle elezioni e il precedente governo di Lucas Papadimos e questo sarebbe stato deleterio per la società greca perché avrebbe dato nuovo vigore alle spinte neo-liberiste legate al volere della Trojka. Forti del loro rinnovato consenso avrebbero definitivamente annientato ciò che resta del paese.

In Grecia i governi vengono formati così: se nessun partito prende la maggioranza assoluta dei voti, il Presidente della Democrazia da mandato al primo partito di formare una coalizione di governo. Se il primo partito non trova alleanze, la palla passa al secondo, poi al terzo e così via.
Se alla fine di questa procedura non si è formata nessuna coalizione di governo, allora il Presidente della Democrazia (Carlos Papoulias) chiama a raccolta tutti i partiti e verifica l’eventuale fattibilità di un governo, conduce quindi una mediazione nel tentativo di scongiurare un nuovo voto. 
Tutte le consultazioni fatte dai partiti non hanno portato alla formazione di un governo, Nea Demokratia e Pasok sono isolati nel panorama politico in quanto rappresentanti del Memorandum oltre che palesi perdenti. 
Siriza che dal risultato elettorale esce vincente e incarna il sentimento di rottura del popolo greco, non ha abbastanza parlamentari per formare un governo da solo. Anche alleandosi con il partito Dimokratiki Aristerà rimane sotto la soglia della maggioranza. Il partito comunista KKE aveva già in precedenza dichiarato di non voler collaborare ad un governo di sinistra, ma anche se dovesse cambiare idea, il suo contributo non basterebbe a passare la soglia dei 151 parlamentari utili per formare un governo.
Da alcuni giorni sono iniziate le consultazioni del Presidente della Democrazia, con tutti i partiti e un’ipotesi di governo possibile era emersa. Sarebbe stato possibile fare un governo a tre con Pasok, Nea Dimokratia e Demokratiki Aristerà, ma in realtà ciò sarebbe stato possibile con i numeri è non con i fatti. Questo vorrebbe dire ignorare il segnale emerso in maniera forte dalle elezioni e fare un governo dei perdenti che continua la politica di prima. Questa ipotesi che per alcune ore è stata in piedi ha subito portato il Siriza al 27% nei sondaggi, ben dieci punti sopra il risultato elettorale. Sia Pasok che Nea Dimokratia che Demokratiki Aristerà sanno che un governo di questo genere è rischioso perché porterebbe alla rivoluzione. 
Proprio valutando questo fattore Demokratiki Aristerà si è ritirata dalla coalizione a tre ponendo come punto assolutamente inevitabile una partecipazione del Siriza.
Dovete a questo punto sapere che subito dopo le elezioni abbiamo assistito a tutta una serie di valutazioni elettorali dove sembrava che sia il Pasok che Nea Dimokrazia fossero quasi concordi col Siriza, disposti a smussare le loro posizioni a favore del Memorandum, invitando il Siriza a intraprendere un governo che loro avrebbero appoggiato.
Ma quando il presidente del Siriza Alexis Tsipras a invitato Pasok e Nea Dimokratia a passare dalle parole ai fatti i toni concilianti sono cambiati in maniera repentina. Tsipras aveva infatti invitato i presidenti di partito firmatari del Memorandum a inviare una lettera di disdetta alla Trojka dove si dichiaravano di non adempire alle misure pattuite. 
In più veniva proposta una mediazione su cinque punti proposti dal Siriza come accordo minimo per una alleanza di governo. La proposta era questa:
1. Riconoscere la necessità di annullare i provvedimenti del memorandum e le leggi vergogna che hanno ulteriormente tagliato i salari e le pensioni.
2. L'abrogazione delle leggi che catalizzano i diritti fondamentali del lavoro, come la legge che abolisce la contrattazione collettiva.
3. Promuovere cambiamenti nel sistema politico per approfondire la democrazia, come la modifica della legge elettorale e l'introduzione della rappresentanza proporzionale, e l'abrogazione della legge sulla responsabilità dei ministri.
4. Mettere a controllo pubblico il sistema bancario e rendere pubblica la relazione della Black Rock.
5. Creare una commissione internazionale per monitorare il debito pubblico oneroso e mettere una moratoria sul rimborso.
Ovviamente non è stato possibile conciliare delle posizioni così diverse. 
Adesso sono finite le consultazioni del Presidente della Democrazia per valutare un governo di unità nazionale ed è notizia di pochi minuti fa che un governo di transizione porterà il paese a nuove elezioni che si terranno il 17 giugno. 
Intanto c’è da dire che le pressioni internazionali sulla Grecia sono fortissime, la dose di soldi che sarebbe dovuta essere versata a giugno in cambio dell’attuazione di altri 77 provvedimenti antisociali è in forse. Comunque, questi soldi, come i 130 miliardi di euro che la Grecia ha ricevuto a febbraio saranno destinati per il 92% a pagare gli interessi sui prestiti e i creditori dello stato greco, non andranno certo a rincuorare il morale di chi ha perso il lavoro, di chi il lavoro ce l’ha ma prende un terzo dello stipendio o di chi non ha più soldi per comprare lo stretto necessario per vivere. C’è da considerare che la Trojka ha tirato talmente la corda che adesso il gran parte del popolo greco non ritiene più che l’uscita dall’Euro porterà la Grecia alla povertà in quanto la povertà è già di casa in Grecia. Il terrorismo mediatico che il Pasok e Nea Dimokratia portano avanti dicendo che se il paese esce dall’Euro ci saranno i supermercati con gli scaffali vuoti e non ci sarà benzina per viaggiare e petrolio per scaldarsi fa ormai poco effetto, la gente inizia a capire che gli scaffali dei supermercati pieni di prodotti non hanno senso se non hai i soldi in tasca per comprarli.
Il duetto Merkel e Sarkozy che umiliano il popolo greco con le loro risatine ironiche e costringono Papandreou a ritirare il referendum che aveva proposto nell’autunno 2011 hanno portato il sentimento anti-europeo ai massimi livelli. Adesso è inutile che i signori della Trojka si sbilanciano in dichiarazioni dove affermano di rispettare a pieno il voto democratico espresso dal popolo greco, come minimo queste dichiarazioni appaiano ipocrite.
In più adesso è chiaro che la politica della Merkel è sempre più isolata in Europa, adesso che è rimasta senza il suo fido compare Sarkozy e che valutando la posizione instabile della Spagna, del Portogallo e dell’Italia è forse l’Europa che dovrebbe temere l’uscita della Grecia dall’Euro e non viceversa.  
Adesso che la Grecia va verso le elezioni, non voglio neanche immaginare che sorta di pressione verrà attuata al livello internazionale, che sporcizia dovremo ancora vedere. E’ chiaro che per la Trojka piegare l’orgoglio della Grecia è un punto fermo, vorranno a tutti i costi evitare un precedente, qualcosa che possa innescare un cambiamento in Europa. 
Importantissima sarà la solidarietà internazionale dei popoli contro l’Europa unita dei banchieri.

Francesco Moretti
Parte seconda. Il dopo voto. 

Da un’analisi veloce del voto è facile capire che i partiti che hanno sostenuto il Memorandum imposto dalla Trojka hanno accusato un calo vertiginoso di voti. I due storici partiti Pasok e Nea Dimokrazia sono rimasti ben al di sotto delle loro aspettative, registrando il peggiore risultato nella loro storia. 
Il vero vincitore di queste elezioni è il partito di sinistra Siriza che con il suo risultato sorprendente rappresenta lo spirito di cambiamento e opposizione alla politica portata avanti fino ad ora. Oltre ai voti dell’elettorato di sinistra ha raccolto molti voti in fuga dal Pasok.
Il partito Anexartiti Ellines, con le sue posizioni di rottura con il Memorandum ha attirato un grosso consenso da destra provocando un emorragia di voti da Nea Dimokratia, mentre Dimokratiki Aristerà, facendo parte di una sinistra più riformista e moderata, ha sicuramente raccolto molti voti provenienti dal Pasok. Un leggero calo di voti lo registra anche il KKE, forse proprio a causa delle dichiarazioni della propria leader Aleka Papariga che subito prima delle elezioni ha affermato di non voler collaborare con nessuno. 
L’ingresso in parlamento di Chrisi Avghi è la novità, che in realtà era stata ampiamente annunciata dai sondaggi. Hanno raccolto il voto del malcontento o altrimenti detto di protesta.
Molte persone hanno deciso di votare un partito dichiaratamente antidemocratico nell’intento di punire i grandi partiti che da generazioni si alternano al potere e che in questi ultimi anni hanno dimostrato di essere uguali nella sostanza. 

Anche se in campagna elettorale sia il Pasok che Nea Dimokratia avevano affermato di non voler collaborare l’uno con l’altro, la maggioranza dei greci ha tirato un sospiro di sollievo quando i risultati hanno confermato che i due partiti messi insieme non raggiungevano la maggioranza dei voti, a niente è servito il premio di cinquanta parlamentari in più che viene assegnato al primo partito. 
Se non fosse stato così ci sarebbe stata una continuità di governo tra i vincitori delle elezioni e il precedente governo di Lucas Papadimos e questo sarebbe stato deleterio per la società greca perché avrebbe dato nuovo vigore alle spinte neo-liberiste legate al volere della Trojka. Forti del loro rinnovato consenso avrebbero definitivamente annientato ciò che resta del paese.

In Grecia i governi vengono formati così: se nessun partito prende la maggioranza assoluta dei voti, il Presidente della Democrazia da mandato al primo partito di formare una coalizione di governo. Se il primo partito non trova alleanze, la palla passa al secondo, poi al terzo e così via.
Se alla fine di questa procedura non si è formata nessuna coalizione di governo, allora il Presidente della Democrazia (Carlos Papoulias) chiama a raccolta tutti i partiti e verifica l’eventuale fattibilità di un governo, conduce quindi una mediazione nel tentativo di scongiurare un nuovo voto. 
Tutte le consultazioni fatte dai partiti non hanno portato alla formazione di un governo, Nea Demokratia e Pasok sono isolati nel panorama politico in quanto rappresentanti del Memorandum oltre che palesi perdenti. 
Siriza che dal risultato elettorale esce vincente e incarna il sentimento di rottura del popolo greco, non ha abbastanza parlamentari per formare un governo da solo. Anche alleandosi con il partito Dimokratiki Aristerà rimane sotto la soglia della maggioranza. Il partito comunista KKE aveva già in precedenza dichiarato di non voler collaborare ad un governo di sinistra, ma anche se dovesse cambiare idea, il suo contributo non basterebbe a passare la soglia dei 151 parlamentari utili per formare un governo.
Da alcuni giorni sono iniziate le consultazioni del Presidente della Democrazia, con tutti i partiti e un’ipotesi di governo possibile era emersa. Sarebbe stato possibile fare un governo a tre con Pasok, Nea Dimokratia e Demokratiki Aristerà, ma in realtà ciò sarebbe stato possibile con i numeri è non con i fatti. Questo vorrebbe dire ignorare il segnale emerso in maniera forte dalle elezioni e fare un governo dei perdenti che continua la politica di prima. Questa ipotesi che per alcune ore è stata in piedi ha subito portato il Siriza al 27% nei sondaggi, ben dieci punti sopra il risultato elettorale. Sia Pasok che Nea Dimokratia che Demokratiki Aristerà sanno che un governo di questo genere è rischioso perché porterebbe alla rivoluzione. 
Proprio valutando questo fattore Demokratiki Aristerà si è ritirata dalla coalizione a tre ponendo come punto assolutamente inevitabile una partecipazione del Siriza.
Dovete a questo punto sapere che subito dopo le elezioni abbiamo assistito a tutta una serie di valutazioni elettorali dove sembrava che sia il Pasok che Nea Dimokrazia fossero quasi concordi col Siriza, disposti a smussare le loro posizioni a favore del Memorandum, invitando il Siriza a intraprendere un governo che loro avrebbero appoggiato.
Ma quando il presidente del Siriza Alexis Tsipras a invitato Pasok e Nea Dimokratia a passare dalle parole ai fatti i toni concilianti sono cambiati in maniera repentina. Tsipras aveva infatti invitato i presidenti di partito firmatari del Memorandum a inviare una lettera di disdetta alla Trojka dove si dichiaravano di non adempire alle misure pattuite. 
In più veniva proposta una mediazione su cinque punti proposti dal Siriza come accordo minimo per una alleanza di governo. La proposta era questa:
1. Riconoscere la necessità di annullare i provvedimenti del memorandum e le leggi vergogna che hanno ulteriormente tagliato i salari e le pensioni.
2. L'abrogazione delle leggi che catalizzano i diritti fondamentali del lavoro, come la legge che abolisce la contrattazione collettiva.
3. Promuovere cambiamenti nel sistema politico per approfondire la democrazia, come la modifica della legge elettorale e l'introduzione della rappresentanza proporzionale, e l'abrogazione della legge sulla responsabilità dei ministri.
4. Mettere a controllo pubblico il sistema bancario e rendere pubblica la relazione della Black Rock.
5. Creare una commissione internazionale per monitorare il debito pubblico oneroso e mettere una moratoria sul rimborso.
Ovviamente non è stato possibile conciliare delle posizioni così diverse. 
Adesso sono finite le consultazioni del Presidente della Democrazia per valutare un governo di unità nazionale ed è notizia di pochi minuti fa che un governo di transizione porterà il paese a nuove elezioni che si terranno il 17 giugno. 
Intanto c’è da dire che le pressioni internazionali sulla Grecia sono fortissime, la dose di soldi che sarebbe dovuta essere versata a giugno in cambio dell’attuazione di altri 77 provvedimenti antisociali è in forse. Comunque, questi soldi, come i 130 miliardi di euro che la Grecia ha ricevuto a febbraio saranno destinati per il 92% a pagare gli interessi sui prestiti e i creditori dello stato greco, non andranno certo a rincuorare il morale di chi ha perso il lavoro, di chi il lavoro ce l’ha ma prende un terzo dello stipendio o di chi non ha più soldi per comprare lo stretto necessario per vivere. C’è da considerare che la Trojka ha tirato talmente la corda che adesso il gran parte del popolo greco non ritiene più che l’uscita dall’Euro porterà la Grecia alla povertà in quanto la povertà è già di casa in Grecia. Il terrorismo mediatico che il Pasok e Nea Dimokratia portano avanti dicendo che se il paese esce dall’Euro ci saranno i supermercati con gli scaffali vuoti e non ci sarà benzina per viaggiare e petrolio per scaldarsi fa ormai poco effetto, la gente inizia a capire che gli scaffali dei supermercati pieni di prodotti non hanno senso se non hai i soldi in tasca per comprarli.
Il duetto Merkel e Sarkozy che umiliano il popolo greco con le loro risatine ironiche e costringono Papandreou a ritirare il referendum che aveva proposto nell’autunno 2011 hanno portato il sentimento anti-europeo ai massimi livelli. Adesso è inutile che i signori della Trojka si sbilanciano in dichiarazioni dove affermano di rispettare a pieno il voto democratico espresso dal popolo greco, come minimo queste dichiarazioni appaiano ipocrite.
In più adesso è chiaro che la politica della Merkel è sempre più isolata in Europa, adesso che è rimasta senza il suo fido compare Sarkozy e che valutando la posizione instabile della Spagna, del Portogallo e dell’Italia è forse l’Europa che dovrebbe temere l’uscita della Grecia dall’Euro e non viceversa.  
Adesso che la Grecia va verso le elezioni, non voglio neanche immaginare che sorta di pressione verrà attuata al livello internazionale, che sporcizia dovremo ancora vedere. E’ chiaro che per la Trojka piegare l’orgoglio della Grecia è un punto fermo, vorranno a tutti i costi evitare un precedente, qualcosa che possa innescare un cambiamento in Europa. 
Importantissima sarà la solidarietà internazionale dei popoli contro l’Europa unita dei banchieri.

Francesco Moretti
Parte seconda. Il dopo voto. 
Da un’analisi veloce del voto è facile capire che i partiti che hanno sostenuto il Memorandum imposto dalla Trojka hanno accusato un calo vertiginoso di voti. I due storici partiti Pasok e Nea Dimokrazia sono rimasti ben al di sotto delle loro aspettative, registrando il peggiore risultato nella loro storia. 
Il vero vincitore di queste elezioni è il partito di sinistra Siriza che con il suo risultato sorprendente rappresenta lo spirito di cambiamento e opposizione alla politica portata avanti fino ad ora. Oltre ai voti dell’elettorato di sinistra ha raccolto molti voti in fuga dal Pasok.
Il partito Anexartiti Ellines, con le sue posizioni di rottura con il Memorandum ha attirato un grosso consenso da destra provocando un emorragia di voti da Nea Dimokratia, mentre Dimokratiki Aristerà, facendo parte di una sinistra più riformista e moderata, ha sicuramente raccolto molti voti provenienti dal Pasok. Un leggero calo di voti lo registra anche il KKE, forse proprio a causa delle dichiarazioni della propria leader Aleka Papariga che subito prima delle elezioni ha affermato di non voler collaborare con nessuno. 
L’ingresso in parlamento di Chrisi Avghi è la novità, che in realtà era stata ampiamente annunciata dai sondaggi. Hanno raccolto il voto del malcontento o altrimenti detto di protesta.
Molte persone hanno deciso di votare un partito dichiaratamente antidemocratico nell’intento di punire i grandi partiti che da generazioni si alternano al potere e che in questi ultimi anni hanno dimostrato di essere uguali nella sostanza. 

Anche se in campagna elettorale sia il Pasok che Nea Dimokratia avevano affermato di non voler collaborare l’uno con l’altro, la maggioranza dei greci ha tirato un sospiro di sollievo quando i risultati hanno confermato che i due partiti messi insieme non raggiungevano la maggioranza dei voti, a niente è servito il premio di cinquanta parlamentari in più che viene assegnato al primo partito. 
Se non fosse stato così ci sarebbe stata una continuità di governo tra i vincitori delle elezioni e il precedente governo di Lucas Papadimos e questo sarebbe stato deleterio per la società greca perché avrebbe dato nuovo vigore alle spinte neo-liberiste legate al volere della Trojka. Forti del loro rinnovato consenso avrebbero definitivamente annientato ciò che resta del paese.

In Grecia i governi vengono formati così: se nessun partito prende la maggioranza assoluta dei voti, il Presidente della Democrazia da mandato al primo partito di formare una coalizione di governo. Se il primo partito non trova alleanze, la palla passa al secondo, poi al terzo e così via.
Se alla fine di questa procedura non si è formata nessuna coalizione di governo, allora il Presidente della Democrazia (Carlos Papoulias) chiama a raccolta tutti i partiti e verifica l’eventuale fattibilità di un governo, conduce quindi una mediazione nel tentativo di scongiurare un nuovo voto. 
Tutte le consultazioni fatte dai partiti non hanno portato alla formazione di un governo, Nea Demokratia e Pasok sono isolati nel panorama politico in quanto rappresentanti del Memorandum oltre che palesi perdenti. 
Siriza che dal risultato elettorale esce vincente e incarna il sentimento di rottura del popolo greco, non ha abbastanza parlamentari per formare un governo da solo. Anche alleandosi con il partito Dimokratiki Aristerà rimane sotto la soglia della maggioranza. Il partito comunista KKE aveva già in precedenza dichiarato di non voler collaborare ad un governo di sinistra, ma anche se dovesse cambiare idea, il suo contributo non basterebbe a passare la soglia dei 151 parlamentari utili per formare un governo.
Da alcuni giorni sono iniziate le consultazioni del Presidente della Democrazia, con tutti i partiti e un’ipotesi di governo possibile era emersa. Sarebbe stato possibile fare un governo a tre con Pasok, Nea Dimokratia e Demokratiki Aristerà, ma in realtà ciò sarebbe stato possibile con i numeri è non con i fatti. Questo vorrebbe dire ignorare il segnale emerso in maniera forte dalle elezioni e fare un governo dei perdenti che continua la politica di prima. Questa ipotesi che per alcune ore è stata in piedi ha subito portato il Siriza al 27% nei sondaggi, ben dieci punti sopra il risultato elettorale. Sia Pasok che Nea Dimokratia che Demokratiki Aristerà sanno che un governo di questo genere è rischioso perché porterebbe alla rivoluzione. 
Proprio valutando questo fattore Demokratiki Aristerà si è ritirata dalla coalizione a tre ponendo come punto assolutamente inevitabile una partecipazione del Siriza.
Dovete a questo punto sapere che subito dopo le elezioni abbiamo assistito a tutta una serie di valutazioni elettorali dove sembrava che sia il Pasok che Nea Dimokrazia fossero quasi concordi col Siriza, disposti a smussare le loro posizioni a favore del Memorandum, invitando il Siriza a intraprendere un governo che loro avrebbero appoggiato.
Ma quando il presidente del Siriza Alexis Tsipras a invitato Pasok e Nea Dimokratia a passare dalle parole ai fatti i toni concilianti sono cambiati in maniera repentina. Tsipras aveva infatti invitato i presidenti di partito firmatari del Memorandum a inviare una lettera di disdetta alla Trojka dove si dichiaravano di non adempire alle misure pattuite. 
In più veniva proposta una mediazione su cinque punti proposti dal Siriza come accordo minimo per una alleanza di governo. La proposta era questa:
1. Riconoscere la necessità di annullare i provvedimenti del memorandum e le leggi vergogna che hanno ulteriormente tagliato i salari e le pensioni.
2. L'abrogazione delle leggi che catalizzano i diritti fondamentali del lavoro, come la legge che abolisce la contrattazione collettiva.
3. Promuovere cambiamenti nel sistema politico per approfondire la democrazia, come la modifica della legge elettorale e l'introduzione della rappresentanza proporzionale, e l'abrogazione della legge sulla responsabilità dei ministri.
4. Mettere a controllo pubblico il sistema bancario e rendere pubblica la relazione della Black Rock.
5. Creare una commissione internazionale per monitorare il debito pubblico oneroso e mettere una moratoria sul rimborso.
Ovviamente non è stato possibile conciliare delle posizioni così diverse. 
Adesso sono finite le consultazioni del Presidente della Democrazia per valutare un governo di unità nazionale ed è notizia di pochi minuti fa che un governo di transizione porterà il paese a nuove elezioni che si terranno il 17 giugno. 
Intanto c’è da dire che le pressioni internazionali sulla Grecia sono fortissime, la dose di soldi che sarebbe dovuta essere versata a giugno in cambio dell’attuazione di altri 77 provvedimenti antisociali è in forse. Comunque, questi soldi, come i 130 miliardi di euro che la Grecia ha ricevuto a febbraio saranno destinati per il 92% a pagare gli interessi sui prestiti e i creditori dello stato greco, non andranno certo a rincuorare il morale di chi ha perso il lavoro, di chi il lavoro ce l’ha ma prende un terzo dello stipendio o di chi non ha più soldi per comprare lo stretto necessario per vivere. C’è da considerare che la Trojka ha tirato talmente la corda che adesso il gran parte del popolo greco non ritiene più che l’uscita dall’Euro porterà la Grecia alla povertà in quanto la povertà è già di casa in Grecia. Il terrorismo mediatico che il Pasok e Nea Dimokratia portano avanti dicendo che se il paese esce dall’Euro ci saranno i supermercati con gli scaffali vuoti e non ci sarà benzina per viaggiare e petrolio per scaldarsi fa ormai poco effetto, la gente inizia a capire che gli scaffali dei supermercati pieni di prodotti non hanno senso se non hai i soldi in tasca per comprarli.
Il duetto Merkel e Sarkozy che umiliano il popolo greco con le loro risatine ironiche e costringono Papandreou a ritirare il referendum che aveva proposto nell’autunno 2011 hanno portato il sentimento anti-europeo ai massimi livelli. Adesso è inutile che i signori della Trojka si sbilanciano in dichiarazioni dove affermano di rispettare a pieno il voto democratico espresso dal popolo greco, come minimo queste dichiarazioni appaiano ipocrite.
In più adesso è chiaro che la politica della Merkel è sempre più isolata in Europa, adesso che è rimasta senza il suo fido compare Sarkozy e che valutando la posizione instabile della Spagna, del Portogallo e dell’Italia è forse l’Europa che dovrebbe temere l’uscita della Grecia dall’Euro e non viceversa.  
Adesso che la Grecia va verso le elezioni, non voglio neanche immaginare che sorta di pressione verrà attuata al livello internazionale, che sporcizia dovremo ancora vedere. E’ chiaro che per la Trojka piegare l’orgoglio della Grecia è un punto fermo, vorranno a tutti i costi evitare un precedente, qualcosa che possa innescare un cambiamento in Europa. 
Importantissima sarà la solidarietà internazionale dei popoli contro l’Europa unita dei banchieri.

Francesco Moretti
Da un’analisi veloce del voto è facile capire che i partiti che hanno sostenuto il Memorandum imposto dalla Trojka hanno accusato un calo vertiginoso di voti. I due storici partiti Pasok e Nea Dimokrazia sono rimasti ben al di sotto delle loro aspettative, registrando il peggiore risultato nella loro storia. 
Il vero vincitore di queste elezioni è il partito di sinistra Siriza che con il suo risultato sorprendente rappresenta lo spirito di cambiamento e opposizione alla politica portata avanti fino ad ora. Oltre ai voti dell’elettorato di sinistra ha raccolto molti voti in fuga dal Pasok.
Il partito Anexartiti Ellines, con le sue posizioni di rottura con il Memorandum ha attirato un grosso consenso da destra provocando un emorragia di voti da Nea Dimokratia, mentre Dimokratiki Aristerà, facendo parte di una sinistra più riformista e moderata, ha sicuramente raccolto molti voti provenienti dal Pasok. Un leggero calo di voti lo registra anche il KKE, forse proprio a causa delle dichiarazioni della propria leader Aleka Papariga che subito prima delle elezioni ha affermato di non voler collaborare con nessuno. 
L’ingresso in parlamento di Chrisi Avghi è la novità, che in realtà era stata ampiamente annunciata dai sondaggi. Hanno raccolto il voto del malcontento o altrimenti detto di protesta.
Molte persone hanno deciso di votare un partito dichiaratamente antidemocratico nell’intento di punire i grandi partiti che da generazioni si alternano al potere e che in questi ultimi anni hanno dimostrato di essere uguali nella sostanza. 
Anche se in campagna elettorale sia il Pasok che Nea Dimokratia avevano affermato di non voler collaborare l’uno con l’altro, la maggioranza dei greci ha tirato un sospiro di sollievo quando i risultati hanno confermato che i due partiti messi insieme non raggiungevano la maggioranza dei voti, a niente è servito il premio di cinquanta parlamentari in più che viene assegnato al primo partito. 
Se non fosse stato così ci sarebbe stata una continuità di governo tra i vincitori delle elezioni e il precedente governo di Lucas Papadimos e questo sarebbe stato deleterio per la società greca perché avrebbe dato nuovo vigore alle spinte neo-liberiste legate al volere della Trojka. Forti del loro rinnovato consenso avrebbero definitivamente annientato ciò che resta del paese.

In Grecia i governi vengono formati così: se nessun partito prende la maggioranza assoluta dei voti, il Presidente della Democrazia da mandato al primo partito di formare una coalizione di governo. Se il primo partito non trova alleanze, la palla passa al secondo, poi al terzo e così via.
Se alla fine di questa procedura non si è formata nessuna coalizione di governo, allora il Presidente della Democrazia (Carlos Papoulias) chiama a raccolta tutti i partiti e verifica l’eventuale fattibilità di un governo, conduce quindi una mediazione nel tentativo di scongiurare un nuovo voto. 
Tutte le consultazioni fatte dai partiti non hanno portato alla formazione di un governo, Nea Demokratia e Pasok sono isolati nel panorama politico in quanto rappresentanti del Memorandum oltre che palesi perdenti. 
Siriza che dal risultato elettorale esce vincente e incarna il sentimento di rottura del popolo greco, non ha abbastanza parlamentari per formare un governo da solo. Anche alleandosi con il partito Dimokratiki Aristerà rimane sotto la soglia della maggioranza. Il partito comunista KKE aveva già in precedenza dichiarato di non voler collaborare ad un governo di sinistra, ma anche se dovesse cambiare idea, il suo contributo non basterebbe a passare la soglia dei 151 parlamentari utili per formare un governo.
Da alcuni giorni sono iniziate le consultazioni del Presidente della Democrazia, con tutti i partiti e un’ipotesi di governo possibile era emersa. Sarebbe stato possibile fare un governo a tre con Pasok, Nea Dimokratia e Demokratiki Aristerà, ma in realtà ciò sarebbe stato possibile con i numeri è non con i fatti. Questo vorrebbe dire ignorare il segnale emerso in maniera forte dalle elezioni e fare un governo dei perdenti che continua la politica di prima. Questa ipotesi che per alcune ore è stata in piedi ha subito portato il Siriza al 27% nei sondaggi, ben dieci punti sopra il risultato elettorale. Sia Pasok che Nea Dimokratia che Demokratiki Aristerà sanno che un governo di questo genere è rischioso perché porterebbe alla rivoluzione. 
Proprio valutando questo fattore Demokratiki Aristerà si è ritirata dalla coalizione a tre ponendo come punto assolutamente inevitabile una partecipazione del Siriza.
Dovete a questo punto sapere che subito dopo le elezioni abbiamo assistito a tutta una serie di valutazioni elettorali dove sembrava che sia il Pasok che Nea Dimokrazia fossero quasi concordi col Siriza, disposti a smussare le loro posizioni a favore del Memorandum, invitando il Siriza a intraprendere un governo che loro avrebbero appoggiato.
Ma quando il presidente del Siriza Alexis Tsipras a invitato Pasok e Nea Dimokratia a passare dalle parole ai fatti i toni concilianti sono cambiati in maniera repentina. Tsipras aveva infatti invitato i presidenti di partito firmatari del Memorandum a inviare una lettera di disdetta alla Trojka dove si dichiaravano di non adempire alle misure pattuite. 
In più veniva proposta una mediazione su cinque punti proposti dal Siriza come accordo minimo per una alleanza di governo. La proposta era questa:
1. Riconoscere la necessità di annullare i provvedimenti del memorandum e le leggi vergogna che hanno ulteriormente tagliato i salari e le pensioni.
2. L'abrogazione delle leggi che catalizzano i diritti fondamentali del lavoro, come la legge che abolisce la contrattazione collettiva.
3. Promuovere cambiamenti nel sistema politico per approfondire la democrazia, come la modifica della legge elettorale e l'introduzione della rappresentanza proporzionale, e l'abrogazione della legge sulla responsabilità dei ministri.
4. Mettere a controllo pubblico il sistema bancario e rendere pubblica la relazione della Black Rock.
5. Creare una commissione internazionale per monitorare il debito pubblico oneroso e mettere una moratoria sul rimborso.
Ovviamente non è stato possibile conciliare delle posizioni così diverse. 
Adesso sono finite le consultazioni del Presidente della Democrazia per valutare un governo di unità nazionale ed è notizia di pochi minuti fa che un governo di transizione porterà il paese a nuove elezioni che si terranno il 17 giugno. 
Intanto c’è da dire che le pressioni internazionali sulla Grecia sono fortissime, la dose di soldi che sarebbe dovuta essere versata a giugno in cambio dell’attuazione di altri 77 provvedimenti antisociali è in forse. Comunque, questi soldi, come i 130 miliardi di euro che la Grecia ha ricevuto a febbraio saranno destinati per il 92% a pagare gli interessi sui prestiti e i creditori dello stato greco, non andranno certo a rincuorare il morale di chi ha perso il lavoro, di chi il lavoro ce l’ha ma prende un terzo dello stipendio o di chi non ha più soldi per comprare lo stretto necessario per vivere. C’è da considerare che la Trojka ha tirato talmente la corda che adesso il gran parte del popolo greco non ritiene più che l’uscita dall’Euro porterà la Grecia alla povertà in quanto la povertà è già di casa in Grecia. Il terrorismo mediatico che il Pasok e Nea Dimokratia portano avanti dicendo che se il paese esce dall’Euro ci saranno i supermercati con gli scaffali vuoti e non ci sarà benzina per viaggiare e petrolio per scaldarsi fa ormai poco effetto, la gente inizia a capire che gli scaffali dei supermercati pieni di prodotti non hanno senso se non hai i soldi in tasca per comprarli.
Il duetto Merkel e Sarkozy che umiliano il popolo greco con le loro risatine ironiche e costringono Papandreou a ritirare il referendum che aveva proposto nell’autunno 2011 hanno portato il sentimento anti-europeo ai massimi livelli. Adesso è inutile che i signori della Trojka si sbilanciano in dichiarazioni dove affermano di rispettare a pieno il voto democratico espresso dal popolo greco, come minimo queste dichiarazioni appaiano ipocrite.
In più adesso è chiaro che la politica della Merkel è sempre più isolata in Europa, adesso che è rimasta senza il suo fido compare Sarkozy e che valutando la posizione instabile della Spagna, del Portogallo e dell’Italia è forse l’Europa che dovrebbe temere l’uscita della Grecia dall’Euro e non viceversa.  
Adesso che la Grecia va verso le elezioni, non voglio neanche immaginare che sorta di pressione verrà attuata al livello internazionale, che sporcizia dovremo ancora vedere. E’ chiaro che per la Trojka piegare l’orgoglio della Grecia è un punto fermo, vorranno a tutti i costi evitare un precedente, qualcosa che possa innescare un cambiamento in Europa. 
Importantissima sarà la solidarietà internazionale dei popoli contro l’Europa unita dei banchieri.

Francesco Moretti
Anche se in campagna elettorale sia il Pasok che Nea Dimokratia avevano affermato di non voler collaborare l’uno con l’altro, la maggioranza dei greci ha tirato un sospiro di sollievo quando i risultati hanno confermato che i due partiti messi insieme non raggiungevano la maggioranza dei voti, a niente è servito il premio di cinquanta parlamentari in più che viene assegnato al primo partito. 
Se non fosse stato così ci sarebbe stata una continuità di governo tra i vincitori delle elezioni e il precedente governo di Lucas Papadimos e questo sarebbe stato deleterio per la società greca perché avrebbe dato nuovo vigore alle spinte neo-liberiste legate al volere della Trojka. Forti del loro rinnovato consenso avrebbero definitivamente annientato ciò che resta del paese.
In Grecia i governi vengono formati così: se nessun partito prende la maggioranza assoluta dei voti, il Presidente della Democrazia da mandato al primo partito di formare una coalizione di governo. Se il primo partito non trova alleanze, la palla passa al secondo, poi al terzo e così via.
Se alla fine di questa procedura non si è formata nessuna coalizione di governo, allora il Presidente della Democrazia (Carlos Papoulias) chiama a raccolta tutti i partiti e verifica l’eventuale fattibilità di un governo, conduce quindi una mediazione nel tentativo di scongiurare un nuovo voto. 
Tutte le consultazioni fatte dai partiti non hanno portato alla formazione di un governo, Nea Demokratia e Pasok sono isolati nel panorama politico in quanto rappresentanti del Memorandum oltre che palesi perdenti. 
Siriza che dal risultato elettorale esce vincente e incarna il sentimento di rottura del popolo greco, non ha abbastanza parlamentari per formare un governo da solo. Anche alleandosi con il partito Dimokratiki Aristerà rimane sotto la soglia della maggioranza. Il partito comunista KKE aveva già in precedenza dichiarato di non voler collaborare ad un governo di sinistra, ma anche se dovesse cambiare idea, il suo contributo non basterebbe a passare la soglia dei 151 parlamentari utili per formare un governo.
Da alcuni giorni sono iniziate le consultazioni del Presidente della Democrazia, con tutti i partiti e un’ipotesi di governo possibile era emersa. Sarebbe stato possibile fare un governo a tre con Pasok, Nea Dimokratia e Demokratiki Aristerà, ma in realtà ciò sarebbe stato possibile con i numeri è non con i fatti. Questo vorrebbe dire ignorare il segnale emerso in maniera forte dalle elezioni e fare un governo dei perdenti che continua la politica di prima. Questa ipotesi che per alcune ore è stata in piedi ha subito portato il Siriza al 27% nei sondaggi, ben dieci punti sopra il risultato elettorale. Sia Pasok che Nea Dimokratia che Demokratiki Aristerà sanno che un governo di questo genere è rischioso perché porterebbe alla rivoluzione. 
Proprio valutando questo fattore Demokratiki Aristerà si è ritirata dalla coalizione a tre ponendo come punto assolutamente inevitabile una partecipazione del Siriza.
Dovete a questo punto sapere che subito dopo le elezioni abbiamo assistito a tutta una serie di valutazioni elettorali dove sembrava che sia il Pasok che Nea Dimokrazia fossero quasi concordi col Siriza, disposti a smussare le loro posizioni a favore del Memorandum, invitando il Siriza a intraprendere un governo che loro avrebbero appoggiato.
Ma quando il presidente del Siriza Alexis Tsipras a invitato Pasok e Nea Dimokratia a passare dalle parole ai fatti i toni concilianti sono cambiati in maniera repentina. Tsipras aveva infatti invitato i presidenti di partito firmatari del Memorandum a inviare una lettera di disdetta alla Trojka dove si dichiaravano di non adempire alle misure pattuite. 
In più veniva proposta una mediazione su cinque punti proposti dal Siriza come accordo minimo per una alleanza di governo. La proposta era questa:
1. Riconoscere la necessità di annullare i provvedimenti del memorandum e le leggi vergogna che hanno ulteriormente tagliato i salari e le pensioni.
2. L'abrogazione delle leggi che catalizzano i diritti fondamentali del lavoro, come la legge che abolisce la contrattazione collettiva.
3. Promuovere cambiamenti nel sistema politico per approfondire la democrazia, come la modifica della legge elettorale e l'introduzione della rappresentanza proporzionale, e l'abrogazione della legge sulla responsabilità dei ministri.
4. Mettere a controllo pubblico il sistema bancario e rendere pubblica la relazione della Black Rock.
5. Creare una commissione internazionale per monitorare il debito pubblico oneroso e mettere una moratoria sul rimborso.
Ovviamente non è stato possibile conciliare delle posizioni così diverse. 
Adesso sono finite le consultazioni del Presidente della Democrazia per valutare un governo di unità nazionale ed è notizia di pochi minuti fa che un governo di transizione porterà il paese a nuove elezioni che si terranno il 17 giugno. 
Intanto c’è da dire che le pressioni internazionali sulla Grecia sono fortissime, la dose di soldi che sarebbe dovuta essere versata a giugno in cambio dell’attuazione di altri 77 provvedimenti antisociali è in forse. Comunque, questi soldi, come i 130 miliardi di euro che la Grecia ha ricevuto a febbraio saranno destinati per il 92% a pagare gli interessi sui prestiti e i creditori dello stato greco, non andranno certo a rincuorare il morale di chi ha perso il lavoro, di chi il lavoro ce l’ha ma prende un terzo dello stipendio o di chi non ha più soldi per comprare lo stretto necessario per vivere. C’è da considerare che la Trojka ha tirato talmente la corda che adesso il gran parte del popolo greco non ritiene più che l’uscita dall’Euro porterà la Grecia alla povertà in quanto la povertà è già di casa in Grecia. Il terrorismo mediatico che il Pasok e Nea Dimokratia portano avanti dicendo che se il paese esce dall’Euro ci saranno i supermercati con gli scaffali vuoti e non ci sarà benzina per viaggiare e petrolio per scaldarsi fa ormai poco effetto, la gente inizia a capire che gli scaffali dei supermercati pieni di prodotti non hanno senso se non hai i soldi in tasca per comprarli.
Il duetto Merkel e Sarkozy che umiliano il popolo greco con le loro risatine ironiche e costringono Papandreou a ritirare il referendum che aveva proposto nell’autunno 2011 hanno portato il sentimento anti-europeo ai massimi livelli. Adesso è inutile che i signori della Trojka si sbilanciano in dichiarazioni dove affermano di rispettare a pieno il voto democratico espresso dal popolo greco, come minimo queste dichiarazioni appaiano ipocrite.
In più adesso è chiaro che la politica della Merkel è sempre più isolata in Europa, adesso che è rimasta senza il suo fido compare Sarkozy e che valutando la posizione instabile della Spagna, del Portogallo e dell’Italia è forse l’Europa che dovrebbe temere l’uscita della Grecia dall’Euro e non viceversa.  
Adesso che la Grecia va verso le elezioni, non voglio neanche immaginare che sorta di pressione verrà attuata al livello internazionale, che sporcizia dovremo ancora vedere. E’ chiaro che per la Trojka piegare l’orgoglio della Grecia è un punto fermo, vorranno a tutti i costi evitare un precedente, qualcosa che possa innescare un cambiamento in Europa. 
Importantissima sarà la solidarietà internazionale dei popoli contro l’Europa unita dei banchieri.

Francesco Moretti
In Grecia i governi vengono formati così: se nessun partito prende la maggioranza assoluta dei voti, il Presidente della Democrazia da mandato al primo partito di formare una coalizione di governo. Se il primo partito non trova alleanze, la palla passa al secondo, poi al terzo e così via.
Se alla fine di questa procedura non si è formata nessuna coalizione di governo, allora il Presidente della Democrazia (Carlos Papoulias) chiama a raccolta tutti i partiti e verifica l’eventuale fattibilità di un governo, conduce quindi una mediazione nel tentativo di scongiurare un nuovo voto. 
Tutte le consultazioni fatte dai partiti non hanno portato alla formazione di un governo, Nea Demokratia e Pasok sono isolati nel panorama politico in quanto rappresentanti del Memorandum oltre che palesi perdenti. 
Siriza che dal risultato elettorale esce vincente e incarna il sentimento di rottura del popolo greco, non ha abbastanza parlamentari per formare un governo da solo. Anche alleandosi con il partito Dimokratiki Aristerà rimane sotto la soglia della maggioranza. Il partito comunista KKE aveva già in precedenza dichiarato di non voler collaborare ad un governo di sinistra, ma anche se dovesse cambiare idea, il suo contributo non basterebbe a passare la soglia dei 151 parlamentari utili per formare un governo.
Da alcuni giorni sono iniziate le consultazioni del Presidente della Democrazia, con tutti i partiti e un’ipotesi di governo possibile era emersa. Sarebbe stato possibile fare un governo a tre con Pasok, Nea Dimokratia e Demokratiki Aristerà, ma in realtà ciò sarebbe stato possibile con i numeri è non con i fatti. Questo vorrebbe dire ignorare il segnale emerso in maniera forte dalle elezioni e fare un governo dei perdenti che continua la politica di prima. Questa ipotesi che per alcune ore è stata in piedi ha subito portato il Siriza al 27% nei sondaggi, ben dieci punti sopra il risultato elettorale. Sia Pasok che Nea Dimokratia che Demokratiki Aristerà sanno che un governo di questo genere è rischioso perché porterebbe alla rivoluzione. 
Proprio valutando questo fattore Demokratiki Aristerà si è ritirata dalla coalizione a tre ponendo come punto assolutamente inevitabile una partecipazione del Siriza.
Dovete a questo punto sapere che subito dopo le elezioni abbiamo assistito a tutta una serie di valutazioni elettorali dove sembrava che sia il Pasok che Nea Dimokrazia fossero quasi concordi col Siriza, disposti a smussare le loro posizioni a favore del Memorandum, invitando il Siriza a intraprendere un governo che loro avrebbero appoggiato.
Ma quando il presidente del Siriza Alexis Tsipras a invitato Pasok e Nea Dimokratia a passare dalle parole ai fatti i toni concilianti sono cambiati in maniera repentina. Tsipras aveva infatti invitato i presidenti di partito firmatari del Memorandum a inviare una lettera di disdetta alla Trojka dove si dichiaravano di non adempire alle misure pattuite. 
In più veniva proposta una mediazione su cinque punti proposti dal Siriza come accordo minimo per una alleanza di governo. La proposta era questa:
1. Riconoscere la necessità di annullare i provvedimenti del memorandum e le leggi vergogna che hanno ulteriormente tagliato i salari e le pensioni.
2. L'abrogazione delle leggi che catalizzano i diritti fondamentali del lavoro, come la legge che abolisce la contrattazione collettiva.
3. Promuovere cambiamenti nel sistema politico per approfondire la democrazia, come la modifica della legge elettorale e l'introduzione della rappresentanza proporzionale, e l'abrogazione della legge sulla responsabilità dei ministri.
4. Mettere a controllo pubblico il sistema bancario e rendere pubblica la relazione della Black Rock.
5. Creare una commissione internazionale per monitorare il debito pubblico oneroso e mettere una moratoria sul rimborso.
Ovviamente non è stato possibile conciliare delle posizioni così diverse. 
Adesso sono finite le consultazioni del Presidente della Democrazia per valutare un governo di unità nazionale ed è notizia di pochi minuti fa che un governo di transizione porterà il paese a nuove elezioni che si terranno il 17 giugno. 
Intanto c’è da dire che le pressioni internazionali sulla Grecia sono fortissime, la dose di soldi che sarebbe dovuta essere versata a giugno in cambio dell’attuazione di altri 77 provvedimenti antisociali è in forse. Comunque, questi soldi, come i 130 miliardi di euro che la Grecia ha ricevuto a febbraio saranno destinati per il 92% a pagare gli interessi sui prestiti e i creditori dello stato greco, non andranno certo a rincuorare il morale di chi ha perso il lavoro, di chi il lavoro ce l’ha ma prende un terzo dello stipendio o di chi non ha più soldi per comprare lo stretto necessario per vivere. C’è da considerare che la Trojka ha tirato talmente la corda che adesso il gran parte del popolo greco non ritiene più che l’uscita dall’Euro porterà la Grecia alla povertà in quanto la povertà è già di casa in Grecia. Il terrorismo mediatico che il Pasok e Nea Dimokratia portano avanti dicendo che se il paese esce dall’Euro ci saranno i supermercati con gli scaffali vuoti e non ci sarà benzina per viaggiare e petrolio per scaldarsi fa ormai poco effetto, la gente inizia a capire che gli scaffali dei supermercati pieni di prodotti non hanno senso se non hai i soldi in tasca per comprarli.
Il duetto Merkel e Sarkozy che umiliano il popolo greco con le loro risatine ironiche e costringono Papandreou a ritirare il referendum che aveva proposto nell’autunno 2011 hanno portato il sentimento anti-europeo ai massimi livelli. Adesso è inutile che i signori della Trojka si sbilanciano in dichiarazioni dove affermano di rispettare a pieno il voto democratico espresso dal popolo greco, come minimo queste dichiarazioni appaiano ipocrite.
In più adesso è chiaro che la politica della Merkel è sempre più isolata in Europa, adesso che è rimasta senza il suo fido compare Sarkozy e che valutando la posizione instabile della Spagna, del Portogallo e dell’Italia è forse l’Europa che dovrebbe temere l’uscita della Grecia dall’Euro e non viceversa.  
Adesso che la Grecia va verso le elezioni, non voglio neanche immaginare che sorta di pressione verrà attuata al livello internazionale, che sporcizia dovremo ancora vedere. E’ chiaro che per la Trojka piegare l’orgoglio della Grecia è un punto fermo, vorranno a tutti i costi evitare un precedente, qualcosa che possa innescare un cambiamento in Europa. 
Importantissima sarà la solidarietà internazionale dei popoli contro l’Europa unita dei banchieri.
Francesco Moretti
Francesco Moretti