giovedì 17 aprile 2008

solo vinti

Scrivo dopo un lunghissimo silenzio
motivato principalmente dall' impegno nello studio
(non vogliatemene).

Scrivo dal basso,
da questa terra in cui respiro,
in cui mi relaziono.

In due giorni ho già assistito a tre episodi di intolleranza uno più brutto dell'altro.
Episodi che non vi racconto nei dettagli perché sono convinta che non sia utile a niente raccontare le cose brutte.

Non voglio fare retorica
e non voglio accusare o difendere niente e nessuno.

Sono preoccupata.

Sono preoccupata per gli indifesi.
Indifesi perché non aventi diritto ad avere diritti,
Indifesi dall'ignoranza.

Chi è vittima di violenza?
Chi riceve lo sputo sul viso o chi fa partire la saliva?
Chi è umiliato?
Chi si deve asciugare la faccia o chi è stato trattato come un animale senza cervello per una vita e ora si ritrova con mente e cuore oppressi dall'ignoranza e non sa riconoscere il volto dell'uomo dietro il colore, la razza, la bandiera, la fede, il mestiere, i vestiti, la puzza?

Chi è il vinto e chi è il vincitore?

Se avessi un briciolo di quella fede che millanto non sarei preoccupata
perché proprio coloro che chiamo indifesi hanno un difensore più potente di ogni azione
(chi sono gli indifesi?
io a quale livello della scala mi pongo?
ma c'è una scala unidirezionale?).

Forse per la prima volta percepisco l'importanza di un lavoro a livello dell'umano svincolato da ogni forma di potere.
L'uguaglianza,
il rispetto,
la bellezza dell'uomo
non si possono imporre:
non si può imporre quello che già esiste!
Proprio perché sono già a livello del reale
occorre scoprirli
occorre aprire gli occhi a ciò che è vero.
Sembra assurdo ma è così:
proprio quello che è vero rischia di essere talmente nascosto da scomparire.