giovedì 12 agosto 2010

Israele-Palestina, 29 Luglio

Di ritorno da un viaggio in Israele-Palestina vi racconto i vari giorni. Come al solito nei miei diari c'è di tutto... a voi spulciare...

Trento. Sveglia alle 2h45, rapido caffè e subito in strada. Io stranamente sveglia come un grillo mi metto al volante. Ovviamente finiamo il gpl a metà autostrada, ma per fortuna questa volta la macchina non protesta troppo.
Alle 4h30 incontriamo in aeroporto a Verona il gruppo dei ragazzi di F... anche loro belli svegli. Ininziamo a seminare un po' di panico cautelare tra i ragazzi sulle varie cose da dire o da non dire, timbri da farsi fare o non fare in dogana. In Italia come al solito tutto liscio.
Alle 7h si parte e io piombo in un sonno profondo.

Arriviamo a Tel Aviv alle 11h30 ora locale. Anche lì nessun problema in dogana.
All'uscita del terminale ci ricongiungiamo con F.
L'idea iniziale è di noleggiare 2 pullmini e guidarceli noi (questa volta mi ero ricordata di prendere con me la patente internazionale) poi però a conti fatti un autista e un pullman a 36 posti per 17 persone veniva a costarci meno ed era sicuramente meno problematico sia per convincere i vari check points che eravamo un gruppo di "turisti religiosi", sia per azzeccare il colore della targa giusta che ci avrebbe permesso di girare più o meno ovunque senza problemi (non con tutte le targhe infatti si può andare in Palestina e non con tutte le targhe si sarebbe potuto tornare in Israele).

Percorriamo la costa verso nord per poi entrare verso Cesarea dove arriviamo verso le 13h30. Il posto è davvero suggestivo e si capisce perché Erode e tutti dopo di lui ne hanno fatto un grande sogno di città simbolo imperiale.

La vista spazia ampia sul mare da un lato con le onde che si frandono sugli scogli e sul deserto dall'altra con le rovine dell'antica città che disegnano i contorni. E' tornata ad essere una delle città simbolo del "sogno sionista" e moltissime famiglie ebree (anche e soprattutto americane) vengono qui in vacanza.
Dopo una passeggiata fra le rovine della città pranziamo sugli scogli.
Per tenere sotto controllo il sonno ci facciamo un caffè al sushi-bar chiccoso sopra gli scogli: il caffè espresso è buono e di origine chiaramente italiana, si chiama infatti "caffè Mauro". Il costo è piuttosto elevato (tutto in stile turista americano).

Nel pomeriggio l'idea è di assistere alla proiezione del filmato storico sulla città. Vado a controllare l'ora: sul pannello c'è scritto 15h15, ma meglio chiedere. Ad esplicita domanda alla bigliettaia, la risposta è:
"Three fifty".
"Are you sure? fifty or fifteen?".
"Fifty: one - five!".
No comment... e simili errori si ripeteranno anche in seguito...
Il primo filmato racconta come Cesarea sia stata fondata dal sogno megalomane di Erode il Grande (lo stesso della strage degli innocenti) e sia stata così battezzata per celebrare la grandezza di Augusto. La città antica viene devastata da un terremoto. Ma continua ad essere abitata da tutte le genti che passano da queste parti, Bizantini, Arabi, Crociati, Mamelucchi di Saladino, Turchi ed infine Ebrei.
L'installazione di questi ultimi è stata fortemente supportata finanziariamente dal barone Edmond de Rotschild che è ampiamente celebrato nel film. Il sogno di Erode si chiude con le immagini di Cesarea moderna, città industriale in cui le famiglie possono vivere e prosperare con tanti bambini e turisti che giocano felici al parco.
Salvo notare che tutti i bambini sono di chiare fattezze europee... (lo stile del filmato mi fa pensare ai vari "filmatini luce"... mi mette abbastanza tristezza...)
Il secondo filmato è più archeologico. Interessante la tecnica con cui il porto fu costruito in epoca romana: dei cassoni di sabbia lavica furono gettati sul fondo del mare a formare l'insenatura artificiale. A contatto dell'acqua salata la sabbia si cementò e andò a formare le fondamenta delle strutture portuali quali le banchine e la diga di protezione.

Verso le 16h riprendiamo il bus in direzione Nazareth.
Crollo nuovamente a dormire.
Arrivati a Nazareth ci accampiamo in una sala messaci a disposizione dai Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld. Il loro monastero è un vero e proprio piccolo paradiso in mezzo a questa città fatiscente.

Vado con M. e B. a fare la spesa: pane e olive per la colazione e il pranzo dell'indomani. I ragazzi premevano per un po' di salumi e formaggio... del cui acquisto poi ci pentiremo a causa della pessima qualità.
Visita alla Basilica dell'Annunciazione completamente deserta: dopo le 18h (sono le 18h15) si può infatti entrare solo per pregare.
Cena con pita e fallafel.
Breve passeggiata per Nazareth vecchia. Senza una mappa precisa rischiamo
ovviamente di perderci, ma ci imbattiamo casualmente in una grazioso cimitero arabo.

La sera incontro con uno dei Piccoli Fratelli al fresco degli ulivi del giardino. Al tempo di Charles de Foucauld il giardino era delle Clarisse, poi passò alle Piccole Sorelle e ora è dei Piccoli Fratelli: questa comunità è attualmente formata da 3 fratelli che vivono a Nazareth e 3 in Italia. A Nazareth si sentono una presenza in terra santa, stanno imparando l'arabo e nel frattempo fanno volontariato in una struttura per ragazzi con problemi familiari gravi.
La comunità cristiana di Nazareth è una significativa minoranza della popolazione. Prima dell'intifada arabi cristiani e arabi mussulmani convivevano senza difficoltà.
Dopo l'intifada però sono iniziate le prime tensioni, specie a proposito dell'idea di costruire una moschea vicino alla Basilica. Nei piani la moschea avrebbe coperto la vista della Basilica. Alla fine il piano è stato ritirato, ma il luogo resta sede di culto, di pranzi e di dormite da parte della comunità musulmana, che l'ha infatti decorato con vari striscioni con versetti del Corano, alcuni pure tradotti in inglese. Una cosa che mi colpisce sempre molto è come la religione sia un carattere identitario fortissimo... prima ancora di chiederti come ti chiami ti chiedono se sei cristiano o mussulmano...

La sera ci aspetta il cielo aperto per la dormita: l'ambiente che i Piccoli Fratelli ci avevano messo a disposizione, pur essendo una bella sala grande, sarebbe risultato troppo piccolo per diciassette nasi respiratori... La maggior parte di noi decide quindi di accamparsi in giardino a cielo aperto... chi sulle stuoie, chi sulle seggiole... in un modo o nell'altro riusciamo a dormire... io impiego parecchio a prendere sonno... ma una volta fatta è rimasta fatta.

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