sabato 4 settembre 2010

Operazione Colomba

Operazione Colomba è un corpo non-violento di pace fondato da don Benzi.
Lavorano in aree di conflitto cercando di schierarsi solo contro le ingiustizie senza prendere posizione per nessuna delle parti in lotta, anzi il lavoro deve coinvolgere entrambe le parti. Attualmente hanno progetti aperti in Israele-Palestina, in Kosovo, in Albania, a Castel Volturno (su problemi di mafia e di immigrazione), in Colombia. Il lavoro è svolto da volontari, sia per periodi brevi (1-3 mesi), sia per periodi lunghi (1-3 anni). Prima di partire sul campo, i volontari ricevono una formazione in Italia.
Ad At-Tuwani sono presenti dal 2004 e la Colomba lavora in collaborazione con una base locale con idee non-violente. Principalmente lavora coi bambini della comunità.
Il villaggio è una comunità agricolo-pastorale nelle vicinanze del deserto, fondamentalmente molto pacifica. Nei dintori del villaggio sorgono 4 grosse colonie israeliane, abitate da religiosi ed ultra-nazionalisti; alcuni di loro neanche riconoscono lo stato di Israele attuale ma ambiscono ad una Israele biblica fino ed oltre al Giordano (vedi le due linee azzurre nella bandiera dello stato di Israele: esse simboleggiano infatti il mare da un lato e il Giordano dall'altro quali confini naturali dello stato di Israele). Molti vestono secondo i dettami religiosi con kippah e treccine e di sabato sono tutti in bianco. Curiosamente però il sabato è proprio il giorno degli attacchi più frequenti al villaggio, quasi che usino il rito del riposo come un alibi dietro cui nascondersi. In genere attaccano le case più esposte del villaggio in gruppi di qualche decina di persone, ben organizzate e spesso provenienti da varie colonie. Sul sito di O.C. sono disponibili video di attacchi. Ne linkiamo qui di seguito uno:
Coloni israeliani mascherati attaccano

E dal momento che At Tuwani sorge nella zona C (sotto controllo militare ed amministrativo di Israele), per sporgere denuncia occurre andare al posto di polizia israeliano di Qiriat Arba.
Nel gennaio 2009 le colombe hanno provato ad andare a Gaza, ma non sono riuscite ad ottenere il permesso di ingresso. Hanno ripiegato su Sderot, con l'idea di condividere comunque le sofferenze della popolazione e dar voce a chi non ha voce. In genere il rapporto coi soldati è più facile che con i coloni: spesso sono di leva o riservisti senza alcun interesse a difendere gli ultra-nazionalisti delle colonie. In vari casi hanno anzi mostrato di apprezzare il lavoro di un'organizzazione che opera super partes in nome dei diritti di tutti.
Il lavoro delle colombe è principalmente di condividere le sofferenze e la vita quotidiana della gente del villaggio. Accompagnano i bambini (da 6 a 13 anni) a scuola cercando di rendere sicuro il loro cammmino verso la scuola proteggemdoli dall'attacco dei coloni. In seguito ad un attacco di coloni che nel 2005 ha causato feriti fra volontari internazionali, i bambini hanno una scorta militare israeliana. I volontari di O.C. monitorano che tutto si svolga secondo le regole. Inoltre accompagnano i pastori con le greggi nei campi a loro abituali (che spesso si trovano nei pressi di colonie o avamposti) e stanno di vedetta per difenderli dai militari che pattugliano e/o che vengono chiamati dai coloni. Queste operazioni sono svolte da O.C. in collaborazione anche con l'analoga organizzazione americana C.P.T. (Christian Peacemaker Teams).
Negli ultimi anni si è assistito ad una "normalizzazione" dell'occupazione israeliana. Tutto è diventato più istituzionale, per esempio i posti di frontiera sono stati organizzati in maniera stabile. Il che non ha assolutamente eliminato gli abusi, per esempio è accaduto che una festa di compleanno di una soldatessa abbia bloccato per 40 minuti un check-point.
Un grave episodio di violenza ebbe luogo ad At Tuwani nel 2003. Un gruppo di coloni attacca dei pastori. C'è una lotta corpo a corpo, un pastore ruba un'arma ad un colono e lo uccide. Il giorno dopo la polizia fa irruzione nel villaggio e compie un'esecuzione sommaria del pastore davanti alla sua famiglia. Il caso è tuttora aperto e degli avvocati israeliani stanno difendendo la causa del pastore ucciso sommariamente per vendetta.
Il capo del villaggio di At-Tuwani spinge fortemente per una resistenza non-violenta, ma non è per niente facile trattenere specie i giovani da compiere atti di vendetta contro le ingiustizie dell'occupazione. Varie associazioni collaborano in questa direzione. La resistenza non-violenta consiste nel non rispondere con la violenza alla violenza ma di cercare fermamente di continuare a vivere come prima e, per esempio, riparare ogni volta i danni causati dagli attacchi. Sono stati organizzati eventi, per esempio incontri di bambini del villaggio con israeliani, in modo da combattere gli stereotipi che tutti gli israeliani sono coloni e tutti i palestinesi sono terroristi. In un'occasione fu fatta una catena umana per difendere i nuovi piloni dell'elettricità. Proprio in questi giorni, l'acqua corrente sta arrivando per la prima volta al villaggio: è un caso unico che sia stato dato il permesso di allacciarsi alla stessa rete delle colonie.
All'inizio degli anni 2000 è stata fondata una cooperativa di donne. La leader è arrivata al villaggio da una città ed ha trovato una situazione di estremo maschilismo. Grazie ad un'associazione pacifista israeliana, ha intrapreso un'attività artigianale di ricamo. Il ricavo va a sostegno dell'economia familiare e per permettere alle ragazze di proseguire con gli studi. Per le donne stesse è pure un'occasione di incontrarsi tra loro indipendentemente dai mariti. Inizialmente era formata da 7 donne soltanto (molti mariti non erano infatti contenti che le loro mogli vi si impegnassero), adesso conta 32 membri da 5 villaggi divesi e vendono i prodotti a delegazioni e gruppi di passaggio. Il fatto di essere in zona C impedisce infatti di accedere al commercio con l'estero, neppure alla rete equo-solidale. Presto ci sarà in programma una gita delle donne al mare.

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