sabato 4 settembre 2010

Tamar (Combattants For Peace)

Appunti di un incontro.

Non si sente di essere un "israeliano medio", nel panorama nazionale è anzi molto estremista. È amica di Rami del parents' circle. È cresciuta in una piccola città di Galilea. Non è religiosa.
In Israele, sionismo ed esercito sono una specie di religione. Prova una certa emozione quando cammina sulla terra di Israele, ma differentemente dal sionista tipico non ha problema ad accettare che non sia esclusivamente sua. Nella mentalità sionista, essere un buon soldato è un ideale molto sentito fin da bambini, ed entrare a far parte di un corpo d'élite dell'esercito è il sogno di molti giovani. Anche negli appuntamenti romantici è argomento tipico di parlare del reparto in cui si è svolto il servizio militare. La celebrazione del "memorial day" è molto sentita in Israele ed ha aspetti molto bellicosi di incitamento a combattere contro tutto il resto del mondo che ce l'ha con Israele.
Uno degli eventi principali organizzati da
"Combattants For Peace"
è un "memorial day" alternativo, cui partecipano sia israeliani che palestinesi e si riflette su come si possano risolvere i conflitti senza combattere. È stato già organizzato per cinque anni a Tel Aviv con grande successo.
Combattants for peace coinvolge persone che hanno combattuto, sia nell'esercito israeliano (IDF, Israeli Defense Forces), sia come "terroristi" o "combattenti per la libertà" (a seconda dei punti di vista). Tutti sono accomunati dall'idea che combattere non serva allo scopo della pace e della sicurezza, anzi.
Inizialmente le due parti si guardavano con grande sospetto reciproco e c'era grande nervosismo. Poi le persone hanno capito che la situazione era simmetrica e si sono rilassati. Svolgono anche azioni non-violente contro l'occupazione, nell'idea che la giustizia sia un prerequisito per la pace. In particolare sono contro la "normalizzazione" del conflitto e dell'occupazione. La soluzione politica intravista è quella dei due stati.
CfP ha organizzato uno spettacolo teatrale che viene presentato davanti a gruppi di soldati, e in cui i soldati vengono rappresentati in maniera molto perturbante. Ci sono pure del palestinesi che recitano il ruolo dei soldati israeliani: è un ottimo modo per entrare nei panni dell'altro e capirne le ragioni. Purtroppo è molto più facile avere visibilità sui grandi giornali internazionali quali il Guardian o il New York Times che sulle testate nazionali israeliane. Addirittura si presentano solo quando succede qualcosa di violento in occasione di qualche evento.
La sua esperienza nell'esercito non è stata di combattente. Lavorava a Sderot come insegnante nelle scuole. Ha comunque ricevuto tutto il training alle armi ed è stata molto imbevuta di ideologia sionista. La conversione al pacifismo non è stata per lei improvvisa, ha iniziato ad interessarsi alla politica quando è venuta a Gerusalemme. Da studentessa universitaria ha visto il muro e come questo taglia i centri abitati a metà (c'è un caso in cui divide il giardino di una scuola a metà). La gente normale in Israele sa molto poco di quanto succede realmente nei territori e delle condizioni di vita dei palestinesi. Ad esempio pensano che i palestinesi godano della piena cittadinanza di Israele, mentre i cittadini di Gerusalemme possono in realtà votare per il comune ma non per il parlamento.
Come associazione, CfP organizzano gite nei territori per far conoscere alla gente la realtà e, p.es., sfatare le leggende sulla pericolosità di andare nei territori. Di prima battuta, la gente trova le opportunità offerte dalle colonie interessanti: terra e case a buon prezzo, aiuti economici dal governo, etc. Sebbene i coloni si vantino sempre di essere idealisti e disinteressati e di sacrificarsi per la causa nazionale, spesso in realtà ne hanno un grande ritorno economico grazie agli aiuti dallo stato: il governo attuale è il più a destra della storia di Israele e sostiene fortemente le colonie. La grossa differenza fra sinistra e destra in Israele è appunto sulla gestione dei territori occupati.
L'esercito offre grandi opportunità ai giovani, p.es. paga gli studi di medicina se poi uno si arruola come medico militare. Servizio militare è fondamentale per avere un buon lavoro: molte offerte di lavoro richiedono esplicitamente di aver già effettuato il servizio militare, il che taglia automaticamente fuori gli arabi. I camerati riservisti sono spesso considerati come i "veri amici" dall'israeliano medio: per questo motivo, CfP cerca di offrire la possibilità di costruirsi un gruppo alternativo di amici. Gli obiettori di coscienza che rifiutano il richiamo annuale sono visti molto male nella società e rischiano anche la galera. In gran parte dei casi non rifiutano il servizio militare in toto, solo si rifiutano di servire nei territori occupati.
I commilitoni spesso non considerano male il fatto di militare in CfP, soprattutto perché hanno un motivo ideologico per la pace. Gli ebrei americani hanno recentemente modificato le loro posizioni politiche: da ferventi nazionalisti, all'idea che la politica attuale sta suicidando lo stato di Israele. Questo spostamento a sinistra è avvenuto negli ultimi anni.
Il servizio militare obbligatorio rende la società israeliana molto violenta, volgare e priva di rispetto per la diversità, anche nel senso di semplice razzismo. Lei ha un cugino pilota di aerei militari F16 che viene spesso richiamato e ha svolto varie missioni di bombardamento in Libano e a Gaza. Praticamente non si parlano. Dopo aver ucciso gente bambardandoli senza vederli, il suo carattere è diventato molto più cinico e spiegato.
A breve termine, la soluzione del conflitto è a due stati (questo è quanto ci risponde Tamar alla nostra domanda "Che soluzione vedi per il conflitto?"). Per lei però l'idea di stato ebraico non ha senso: mentre lo aveva dopo l'Olocausto in seguito al trauma, quasi come compensazione, adesso sarebbe un'idea razzista definire la cittadinanza su base etnica. Sul lungo termine non è quindi un'opzione legittima, ma sul breve termine di qualche generazione è impossibile stare assieme dopo un conflitto così lacerante. Gli stessi palestinesi non accetterebbero infatti di stare in uno stato senza avere la piena indipendenza. Il problema più difficile da risolvere restano le colonie.
Il sionismo sta diventando sempre più nazionalista e fascista e sta facendo passare varie leggi in questa direzione. Specialmente gli ebrei russi (attualmente sono intorno al milione) sono terribilmente spaventati dalle popolazioni mediorientali, viste quasi come diaboliche. Il loro partito ha spinto per varie leggi fasciste, quali l'obbligo del giuramento di fedeltà allo stato ebraico, oppure l'interdizione di parlare della guerra del '48 come della "catastrofe". I pilastri del sionismo quali avere uno stato nazionale ebraico diventano sempre più radicali.
Gli arabi-israeliani spesso non parlano di politica per timore di ripercussioni nella loro professione. P.es. conosce un traduttore che si rifiuta di lavorare per CfP per paura di perdere il lavoro all'università; è infatti capitato che qualcuno fosse licenziato per le proprie opinione. Altri fra gli arabi-israeliani che invece si interessano di politica sono ancora più radicali del palestinesi e rifiutano una soluzione a due stati in quanto li condannerebbe a restare minoranza in Israele. Nella Knesset ci sono meno di dieci parlamentari arabo-israeliani: una maggioranza che necessiti il supporto degli arabi è detta "arab majority" e non è considerata una vera maggioranza.
È opinione diffusa in Israele che imparare dall'Olocausto significhi che debba accadere di nuovo agli ebrei; per questo motivo bisogna essere forti e sapersi difendere. Una famosa storica che lavorava come consigliere per il ministero dell'educazione è stata licenziata per aver sostenuto che si debba spiegare l'Olocausto perchè non capiti di nuovo a nessuno (e non solo agli ebrei).
Il nonno di Tamar è arrivato in Israele negli anni '20 da Kiev, è stato membro dell'agenzia ebraicam era medico oculista e fervente sionista. La nonna veniva di Moldavia. La madre è nata in Israele. Il padre aveva la famiglia in Canada ed è venuto in Israele come "eroe" per difendere lo stato.

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