sabato 4 settembre 2010

Israele-Palestina 4 agosto 2010

Alla mattina partiamo tutti belli motivati per andare a vedere un museo ebraico, ma giusto sotto il muro occidentale F. viene colpito da un attacco dissenterico e non se la sente di continuare. Torna quindi in albergo. Noi decidiamo che il museo senza di lui sarebbe stato inutile ed andiamo invece alla spianata delle moschee. Mille controlli prima di farci entrare (ovviamente dal lato da cui entrano i non-musulmani). Ci fermiamo all'ingresso ad ascoltare M. che ci legge la guida archeologica lasciataci da F.. Fortunatamente era scritto molto in grande che si trattava di una guida storico-archeologica perché una delle guardie è immediatamente arrivata a riprenderci sospettando che stessimo leggendo la Bibbia.
Restiamo quindi a gironzolare per la spianata fin verso le 10h





e poi ci dirigiamo verso porta Giaffa.
Arrivati alla porta ci separiamo.
Con I. andiamo in cerca della fermata del bus da prendere nel pomeriggio per andare allo Yad Vashem (museo dell'Olocausto). Anche io vengo colpita da un attacco dissenterico ma cerca di resistere. Le indicazioni dell'ufficio informazioni turistiche sono piuttosto laconiche ma riusciamo comunque ad individuare la fermata del bus n.20.
Torniamo quindi in città.
Ci fermiamo a mangiare un panino vicino al suk. Intanto arrivano alcuni dei nostri che assaltano un coffee shop per fare l'esperienza del narghilè.
Sulla via del ritorno mi fermo da una signora di strada che parlava solo arabo, ma il linguaggio dei gesti è universale e riesco a spiegarle che voglio tre fichi d'india. Questa signora con le sue mani grosse e ruvide me li pela a mani nude senza colpo ferire. In effetti saranno abbastanza utili per bloccare la dissenteria.
Arrivati all'appuntamento troviamo F. che sembra stare meglio.
Prendiamo quindi il bus.
Il tragitto è lungo.
Passiamo accanto all'ennesimo ponte di Calatrava (questo sembra che vogliano demolirlo in quanto in dissonanza con l'ambiente circostante).
Arriviamo al museo, ci muniamo di cuffiette in modo da ascoltare F. che ci fa da guida col microfono.
A noi si aggrega una buffissima famiglia di romani de Roma (moglie, marito e due figli).
Il museo ha la forma di un'arca rovesciata (che simboleggia il popolo ebraico rovesciato) che poggia sul nulla e termina con un'enorme terrazza con vista su tutta la valle prospiciente Gerusalemme (popolo ebraico, guarda avanti, alzati e pensa al futuro: questa sarà la tua terra...).

Il museo è moderno e molto dettagliato. Affronta molti temi tra cui la propaganda antisemita nazista, la nascita del ghetti e la vita nei più famosi fra questi attraverso una ricostruzione basata anche su storie individuali, poi la deportazione, la "vita" nei lager, la formazione ed i generali delle SS, le fosse comuni, i fascicoli dei prigionieri e finanche la sezione dei bambini. È senz'altro un museo ricco e dettagliato, preciso e toccante
Ne esco (non solo io) con un certo senso di tristezza... non solo per le cose viste ma forse anche perché sorge sul luogo di un villaggio arabo distrutto nel '48, o forse perché in fin dei conti è difficile inquadrare l'Olocausto in una prospettiva più ampia e cercare di analizzarne le radici in senso più generale (sembra quasi sottintendere che l'Olocausto è un evento unico nella storia)...
Tralasciamo il contenuto del libro dei commenti dei visitatori.
Prima di ripartire verso la città I. fa due passi per il viale dei Giusti (quello del lacrimevole finale di Schindler's list) e poi un salto alla libreria del museo. Cerco il libro di poesie di Katsnelson che però risulta (strano!) esaurito. Curiosando fra gli scaffali si trovano classici storici, ma anche roba più moderna e pure controversa, come "Maus", l"Onda" (il libro per bambini da cui è ispirato l'omonimo film), e pure "le benevole" (...).
Doccia e cena in albergo e poi la serata continua con l'incontro con Tamar, membro dell'associazione "Combattants For Peace" che ci racconta il punto di vista dei pacifisti israelinai.
Qui il link a nostri appunti dell'incontro con Tamar.

Nessun commento: