lunedì 17 gennaio 2011

Gösta Mittag-Leffler

Carissimi,
stamattina lasciavo l'albergo ad Oslo per venire a Stoccolma dove starò fino alla fine di Febbraio.
Appena uscita dall'albergo mi rendo subito conto che il sole oggi avrebbe fatto capolino lì ad Oslo viste le poche nuvole che c'erano in cielo (in una settimana che sono stata lì ho visto il sole una volta sola) ma bisognava partire.

In volo passiamo sopra alle nuvole e il sole splendeva... non tanto alto ma splendeva.
Nella discesca dobbiamo rituffaci nell nuvole e addio sole... chissà per quanto...
All'arrivo all'aeroporto vedo subito il taxista dell'istituto che era lì per prendere me ed una prof spagnola. Mi chiede quanto starò qui, rispondo fino a fine febbraio e aggiungo "avrò modo di vedere il sole almeno una volta, no?!" Sogghignando mi risponde: "Non contarci troppo!"
sob..
Un passante gli chiede se avrebbero accettato la sua carta di credito alle macchinette dei biglietti, risponde "Certo! Siamo in un paese civile qua!" (By the way: la mia francese non funziona e devo usare sempre quella italiana).
Arrivata la spagnola ci inoltriamo nelle radure innevate.
Il taxista si lamenta che è troppo caldo (5°) e che ieri è piovuto tutto il giorno e quindi si è sciolta tutta la neve (vi anticipo che una volta arrivati ai nostri appartamentini non ci ha accompagnati con la macchina fino davanti perché la neve attorno era talmente alta che non si sarebbero aperte le portiere dell'auto).

Dopo una 40ina di km arriviamo.

Ecco...

La residenza che ci accoglie per questo semestre è un castello. Si racconta che il suo costruttore fosse quel matematico che ha portato via la consorte a Nobel e per il colpa del quale non ci sia il premio Nobel in matematica... Ma leggende a parte il posto è di uno spettrale inaudito.
Ci inerpichiamo su per una collinetta innevata tra alberi scheletrici nel buio pesto delle 5 del pomeriggio:



... dopo poco arriviamo al castello:




Direi che si commenta da solo...

Aggiungo solo che gli interni sono in legno antico (tanto che nel foglietto delle istruzioni c'è scritto di non apoggiare la tazza del caffè sul tavolo perché si potrebbe rovinare ma di prendere sempre degli appoggiabicchieri), ci sono corna di non so che bestie attaccate alle pareti e arazzi polverosi da tutte le parti.
Anche le lampadine le hanno prese in stile: fanno luce quanto una candela fumigante.
La segretaria parla un inglese così british che mi rintontisce.
Sembra di essere nel medioevo.
Castello, leggende di matematici e amori, arredamento degno del fantasma di Canterville, alberi sceletrici che svettano contro il cielo in mezzo a km di neve e... buio... tantissimo buio...

Non penso che questa volta sopravviverò.

Qui l'allegra veduta dalla finestra di casetta:





Concludo con la foto del simpatico matematico che è rimasto nella leggenda per la storia della ripicca di Nobel chiosando che guarda caso di nome si chiama "Gösta"

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