lunedì 25 gennaio 2010

non voglio più vivere alla luce del sole


«Sviluppando un senso della propria identità tangibile e indipendente, le nuove generazioni di coreani erano in grado di entrare in contatto con "estranei" dalle idee simili che provenivano dall'esterno delle loro reti sociali ristrette. D'altronde, non è la funzione religiosa o la teologia che oggi avvicina i coreani alla Chiesa, ma i contatti personali e civili che questa favorisce: vendite di beneficenza, cene collettive e prove per il coro. Oggi molti coreani dicono di frequentare la chiesa non per fervore religioso o per pregare per la misericordia di Dio, ma semplicemente per vedersi con gli amici e, soprattutto tra i maschi, stabilire nuovi contatti di lavoro. La chiesa è diventata uno spazio sociale attivo e festoso tra la casa e l'ufficio. "Utilizziamo la chiesa come una specie di circolo sociale" mi spiega Han Seung-mi, che insegna all'Istituto di Studi Internazionali dell'Università di Yonsei. Il sentimento religioso sembra essere secondario. "Non c'è neanche bisogno di essere credente per farne parte. Si va lì per incontrare altre persone e stabilire contatti".»

michael zielenzinger
non voglio più vivere alla luce del sole - il disgusto per il mondo esterno di una nuova generazione perduta

Questo sguardo attraverso gli occhi di un sociologo ebreo americano sull'oriente, penso abbia molto da dire anche all'imperialistico occidente...
A ognuno il proprio esame di coscienza.

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